Fragile. Certi giorni mi sento proprio cosí. E non ha relazione con le sicurezze, che poi ho e le insicurezze che anch´esse non possono mancare. Hai presente come si fila un vetro, magari il parabrezza. Un colpo secco. Il danno, poi parte un filo che spacca. E si allunga. Poi un altro ancora. Una ragnatela che disunisce in imperfette parti diverse la superficie. Del cuore.
Quella fragilitá che ti precipita addosso, che ti attraversa come un treno in corsa senza rispetto. Senza chiedere. Ci son giornate che mi sento nessuno. Giorni che vorrei essere morto ma senza dare dispiaceri, semplicemente non esistere. Incapace di provare le cose, di sentire il peso, di pensare a quei fili che corrono sulla superficie. Un po´una lotta contro il tempo. Un limbo preconfezionato, su misura non lo vendono? Credo che nemmeno a costruirselo te lo possa fare.
Quei giorni che ti chiedi dove sto andando e che sará di me. Capitano a tutti. E l´incapacitá di dissolversi porta a innocenti emicranie, a lacrime, a un moto perpetuo dentro a una stanza, una cittá alla ricerca del senso. Porta ad affogarsi nell´alcol, a spaccarsi le orecchie con la musica, a rigirarsi nel letto, a litigare, a voltare le spalle. A non essere noi davvero. Dovevano dircelo alla nascita: sai quando ti sentirai fragile, non peserai niente, non ti toccherá niente, beh quando sarai lí perso, devi fare questo. Ecco il manuale.
Un ammasso di ossa e carne calda, di corazon espinado, di occhi divelti. La cura degli abbracci, non quelli caldi, quelli tiepidi che arrivano e sanno lasciarti a te stesso. Che non prendono, pretendono troppo. Occhi che non si posano troppo sulla tua bruttezza del giorno. Ti sfugge qualcosa. Ti sfugge qualcosa dalle mani, dalla vita. Cerchi tra le macerie, cerchi nel passato, cerchi di indovinare domani. Ma domani non esiste. Da fragile non potrá continuare a lungo questo sistema, questo modo di porsi. Peró spaccarsi fa bene. Il bene nel male. Perché poi sei costretto a fare qualcosa per rimettere a posto i pezzi. A cambiare l´ordine, a mischiare le carte, a scarificare qualcosa e a tentare qualcosa.
Una scia di profumo, sorrido. Resteró ancora un po´fragile tra quelle mani di cura. O resteró un me non me fino a domani vendendo le lacrime al futuro. Fragile perché non so come fare senza la ragnatela che disunisce in imperfette parti diverse la superficie. Del cuore.