Uno sguardo all´orologio. Un bambino che corre, il signore che cammina distratto col giornale, i tabelloni che si aggiornano e affianco i ritardi. E anche se hai un biglietto stampato con tutto quello che ti serve resti teso perché siamo in Italia e i treni non sai quando partono né tantomeno quando arrivano. Hai un´indicazione, una specie di supposizione a giustificare il pagamento di un biglietto. Gli scolari, gli universitari, la donna manager, gli avvocati, operai che escono al gelido del mattino, impiegati con improbabili vestiti eleganti lisi. Poi c´é il ragazzo che va a trovare la sua fidanzata, l´allegra famigliola che va a passare il weekend a Venezia, il signore e la signora che non staccano mai neanche fuori dall´ufficio e ti costringono ad ascoltare le loro conversazioni al cellulare. Il capotreno, che avvolge in una routine ogni sua mossa, c´é chi va a trovare la sua famiglia perché il lavoro o lo studio son ingiusti ma é cosí che deve andare, i pubblicisti, i giornalisti e qualche scrittore. Li ho incontrati quasi tutti nei miei viaggi.
Quello che resta da un viaggio dovrebbe essere non solo la destinazione, ma anche il tragitto. Peró effettivamente ci hanno insegnato a farci gli affari nostri, ci hanno dato delle cuffie per riempirci di musica, ci stampano dei giornali per momenti come questi. Insomma, una delle cose piú belle del viaggio si perde. Ma voglio parlare di un altro viaggio, perché lí alla stessa stazione, o da casa, o davanti a una piazza, o in centinaia di migliaia di posti alle volte parte un treno speciale. Un treno che parte quando vuole e che arriva quando vuole, il cui biglietto si paga sempre e non si rimborsa mai. Mi prenderete per pazzo, ma quel treno esiste e siamo noi a farlo andare avanti.
Succede che te ne stai una vita lí a confonderti col resto, a non occuparti di te, a non staccare i piedi da terra per non perderti a non voltarti e a non cambiare strada, insomma sei lí che ti fai i fatti tuoi un po´per necessitá un pó perché é la tua indole un po´perché non si sa mai e un po´perché non ti senti pronto. Ma vedi in questo siam tutti uguali, i desideri possiamo affogarli e possiamo evitarli. Lasciamo stare l´orologio e non creiamo appuntamenti su quei desideri. Non sentiamo pareri, non ci pensiamo, non gli diamo voce, un valore, uno spazio. Forse per i troppi se. eppure dicevo siam tutti uguali, non solo tutti li abbiamo ma prima o poi ci saliremo su. Questione di tempo. Ma non é necessariamente un “stai attento a cosa desideri” allora, piuttosto “arriverá il momento, prendi quel treno e fatti il viaggio nel miglior modo possibile”.
Alle volte cose troppo desiderate poi soffocano il desiderio, una specie di treno troppo veloce che non riesce a fermarsi alla stazione di arrivo. E le cose poco desiderate finisce che ci fanno prendere un treno quando potevamo stare tranquilli a casa. Forse il senso é che quando sentiremo un desiderio maturo dentro di noi, quando non riuscirá piú a stare tranquillo, quando cambierá chi siamo e non sará possibile ignorarlo, allora dovremo farci quel viaggio verso la meta. Se la raggiungeremo o no, se ci sentiremo soddisfatti o incompleti non dipenderá completamente da noi. Il bello dei viaggi é che non sono mai uguali. Il bello dei viaggi é che fanno conoscere qualcosa di piú sul viaggiatore. Il bello dei viaggi é che comunque vadano le cose hai sempre vissuto e hai qualcosa da raccontare, non é mai tempo perso.
Io so quali sono i miei desideri, tu sai quali sono i tuoi. Non sappiamo quando ci sará da fare le valigie e scomodare il cuore, non sappiamo ancora quante cose dovranno vedere i nostri occhi, quante lacrime incorniceranno il nostro viso, quanti sorrisi scalderanno la vita, quanta fiducia sará a perdere, quanto del bene tornerá indietro o sará almeno capito. Il senso non é la meta, non lo é completamente almeno. Dobbiamo imparare a goderci il viaggio io e te, a parlare con tutti quelli che capita, a sporgerci dal finestrino, a fare le foto e a sentirci liberi, liberi di sbagliare e di soffrire, di sperimentare e di tornare indietro, liberi di pagare il biglietto tutte le volte che vogliamo e pagarlo anche per qualcun´altro. Non arriveremo mai se non capiremo che il viaggio fa parte di come saremo noi, pronti o inadeguati, perplessi o esuberanti, disperati o pentiti, davanti alla meta. Quel viaggio bisogna farselo, e bisogna progettare, calcolare e valutare, bisogna cambiarsi il tanto che serve per trovare una piccola nuova parte di noi che possa stupirci.
Non esiste l´impossibile. L´impossibile é una cosa relativa, ogni uomo ha una concezione diversa del suo impossibile. Perché il tuo dovrebbe essere l´impossibile definitivo. Allora guarda l´orologio e se é arrivato il tuo treno buttalo. Scegli bene cosa e chi portare e vivilo “leggero”. Ama, spera, battiti, cadi, perdona, crea. Certe cose non tornano piú.