Pausa caffè: 1.300.000 risultati su Google
Pausa lavoro: 2.200.00 risultati su Google
Pausa gioco 1.280.000 risultati
Pausa di riflessione 406.000 risultati
e sull’altro piatto della bilancia
Non stop: 76.000.000 risultati su Google
No stop studio: 83.000.000 risultati
No stop technology: 39.700.000 risultati
No stop english: 22.900.000 risultati.
Vuoi una pausa? Chi direbbe di no. La meritata pausa da un lavoro, la pausa per riprendere i pensieri lasciati a metà, la pausa dal rumore, dall’imparare, dal dovere, dal potere. Eppure guardandosi intorno non si direbbe sia questa la propensione umana. I risultati del più popolare motore di ricerca, che io ho stuzzicato solo per aver conferma di ciò, non possono che essere uno spicchio infinitesimale dei tanti sintomi sociali che si avvertono in questa direzione. Le velocità della vita aumentano e non certo per recuperare nuovo spazio di pausa, di sosta. Ma per incrementare le nostre attività.
Il tempo è lo stesso e le giornate si accorciano; perché abbiamo più cose da fare, perché le vogliamo fare, perché non vogliamo restare indietro rispetto agli altri e alla società che ce le ha messe in testa. Dormiamo di meno grazie alla Tv e a internet, ci distraiamo di più sull’immensità di passatempi di questa rete virtuale, e grazie alle consolle dei videogiochi, facciamo sempre più progetti, vogliamo visitare sempre più città, mandare più cartoline e tornare con più foto, perché ma guarda quanto è piccolo sto mondo globalizzato grazie ai voli low cost. Prendiamo la seconda laurea perché tanto non si trova lavoro, andiamo a studiare la terza lingua per non restare ignoranti, andiamo continuamente a cercare i nuovi accessori last minute che riempiranno le nostre case.
Andiamo di fretta per trovare, scoprire quel che ancora non abbiamo perché ora il mondo non è come 20 anni fa e può darcelo; ci muoviamo perché dobbiamo far vedere che siamo attivi, produttivi, che conosciamo e sappiamo. Realizzatori di qualcosa. Per sentirci pieni. E quindi importanti. Diventiamo grandi senza accorgerci. Non lasciamo niente ai figli che dovranno a loro volta riempirsi con le inutilità del mondo e correre per riempire il vuoto. Non lasciamo niente alla moglie che poi ci saluterà per sempre. Gelosie e tradimenti e parole affilate come lame. Non lasciamo niente alle persone. Solo parole di fretta spezzate a colleghi, inutili e scontate,commenti che due minuti cancellano. Discorsi tra semafori. Pensieri tra file alla cassa. Diventiamo vecchi e diventiamo invisibili senza accorgerci.
L’importante è non fermarsi. Vivere senza soste quel poco che si può. Questo sembra che sia la felicità per tanti. Il moto perpetuo creato per non pensare. Al tutto. Ai perché. Per non farsi domande e darsi risposte che fanno male. Per non decidere e poi scegliere. Ma semplicemente andare. Di fretta fuori dalla nostra stanza e poi tornarci il più tardi possibile e tirare a noi le coperte, sperando di prender sonno con l’ansia di domani.
Vuoi una pausa? Forse nessuno ce lo chiederà. La pausa vera. Per questo siamo noi a doverlo fare. E non troveremo su Google in quei milioni di risultati la destinazione delle nostre pause più belle. O su un biglietto, un tabellone di partenze, un blog come questo. Le troveremo dentro di noi, ascoltando ciò che abbiamo lasciato, forse, per tanto tempo far tacere: quei desideri, quei sogni, quelle speranze intime che ci commuovono segretamente. Una cosa che pensiamo irrealizzabile. Un sorriso che pensiamo lontano. Una foto che non crediamo di saper scattare.
Trasformiamoli poi in gesti e emozioni. Cercando le maniere per entusiasmarci con poco e con semplicità. Cercando le persone, quelle che da anni siamo senza abbracciarle ma fanno ancora parte di una parola che si chiama famiglia, che è più di una parola. Cercando le maniere nel dare, quello che di buono siamo e non che abbiamo. La pausa per pensare agli altri farà ancor più bene a noi che all’intero mondo degli altri.
E che recupereremo il tempo perso dei nostri no stop o meno, che le nostre pause non siano come le vogliamo noi ma brevi attimi di fuga cittadini e sregolati, ad ogni modo sognando ostinati, aspettando gli altri, cercando più nel piccolo che nel molto e più nel personale che nel globale ciò che vogliamo di più, è probabile che scopriremo qualcosa di nuovo alla nostra età: saremo sempre in ritardo per qualcosa come è vero che saremo sempre in anticipo rispetto a qualcosa, nulla di perso è un dramma, ed il tempo è sempre stato, ed è anche ora, dentro di noi.