
Autore: Betty Smith
Pubblicato da Neri Pozza - Aprile 2015
Pagine: 575 - Genere: Letteratura americana
Formato disponibile: Brossura
Collana: Biblioteca

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Nell’America degli anni Dieci sembra vigere una sorta di determinismo che impedisce ai poveri di ottenere il riscatto sociale. Francie Nolan, grazie anche al carattere volitivo ereditato dal ramo materno della sua famiglia, spezza la catena di povertà che la attanaglia, forgiando con coraggio il proprio carattere.

Così erano le donne Rommely […] Erano creature magre, quasi fragili con grandi occhi curiosi e voci dolci e commoventi. Ma forgiate in invisibile acciaio.
Francie Nolan, prima di tre figli, vive insieme alla sua famiglia nel popoloso quartiere di Brooklyn. Il padre lavora saltuariamente come cantante in un ristorante e la sera rincasa spesso ubriaco e nuovamente squattrinato. La madre, invece, fa le pulizie presso le famiglie che abitano nel suo stesso stabile e gestisce con avveduta oculatezza i pochi risparmi su cui può contare. Le condizioni economiche sono molto precarie, al punto da costringere la famiglia Nolan a frequenti sacrifici e amare rinunce. Ma la disperata dignità che accomuna genitori e figli consentirà la sopportazione delle quotidiane umiliazioni, tracciando il cammino che porterà la famiglia all’agognato riscatto sociale
Un albero cresce a Brooklyn è un’opera in grado di appassionare il lettore alla vita quotidiana dei suoi protagonisti. Una vita che scorre sempre uguale a se stessa, ma che Betty Smith ha il merito di rendere affascinante grazie all’uso sapiente di differenti registri stilistici. Non è raro, infatti, che la lettura strappi un sorriso o che si abbia l’impressione di avvertire una stretta al petto. Ma il personaggio che regala le più intense emozioni è senza dubbio Francie, lei che, come l’albero che dà il titolo al libro, diventa più forte a ogni avversità. Un invito a proseguire nonostante il cammino sia spesso impervio.
L’albero i cui ombrelli verdi coprivano la scala antincendio era stato abbattuto, perché le donne si lamentavano che i rami davano fastidio alle corde su cui asciugavano il bucato. Il proprietario aveva mandato due operai che lo avevano segato alla base. Ma l’albero non era morto… non aveva voluto morire. Un nuovo albero era cresciuto al posto del vecchio; un nuovo tronco si era sviluppato in un punto in cui non c’erano corde per il bucato e, dopo avere trovato lo spazio libero, si era lanciato verso l’alto, verso il cielo. “Annie”, il piccolo abete dei Nolan, si era ammalato ed era morto da tempo: invece l’albero che gli uomini avevano tagliato alla base, l’albero con i cui rami si erano riscaldati, quell’albero viveva ancora.
E nulla lo poteva distruggere.
Approfondimento
L’albero di Un albero cresce a Brooklyn è la chiave di lettura dell’intera opera. È la metafora di un animo che, come direbbe Seneca, diventa “tetragono ai colpi della tyche”. Quanto più le circostanze sono avverse, tanto più diventa necessario opporre una strenua resistenza.
Esplicative sono in tal senso le parole di Katie, madre di Francie, che la vita ha reso “dura e lungimirante”: «Tutti lottano per vivere. Guardate quest’albero. Non riceve mai un raggio di sole e si bagna solo quando piove: vive su una terra arida. Eppure è robusto e vigoroso perché lo sforzo che fa per vivere gli dà forza. I miei figli avranno la stessa forza».
Affresco corale di una realtà ai margini della società, il libro si fa apprezzare, oltre che per il linguaggio semplice e accessibile a tutti, anche per la varietà dei personaggi: carismatici, affascinanti, grotteschi o semplicemente ironici, ciascuno di loro solletica senza sosta il cuore del lettore e alla fine del libro si avrà l’impressione di averli amati tutti, volenti o nolenti.
Mariangela Librizzi
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