Comincio a sentire. Nulla. Tutto si ferma. Tutto tace. Stringo la trapunta nel pugno. Comincio a sentire. La mia stanza è un cimitero e inciampo sui resti di tante cose. Non mangio e non bevo abbastanza e la pressione fa scherzi. Bruciano le labbra. Bruciano le foto. Bruciano le cuffie. Comincio a sentire, il silenzio. Ed è bellissimo. Questo silenzio. E mi ero dimenticato. Muoviti. Cammina sul soffitto di quel che pensi e ti sembrerà di volare. Guarda solo la vita al contrario e ti sembra di essere in un altro posto. Ecco ci sono. Non penso a quanto vale. Un pugno immaginario lascia un segno sulla mano. Anche due. Niente dolore. E torno ad essere me. Quello che decide cosa vuole. Ed un grazie al tavolo. Oggi è un buon giorno. Di Rock and Roll. Un sasso che precipita. Rrrroll. Né lontano né vicino. Precipita al suo nuovo vuoto.
Con una faccia che non sai cosa vuol dire, perché poco da dire è rimasto sulla mia pelle. Ci sono i segni. Quelli stanno in silenzio. Quelli spariscono, si lavano via. Dopo che hai toccato il tuo eccesso, che hai vuotato tutte le persone vicine a te, tutte le ansie.
Questo è quello che sogno: la buonanotte prima del tic dello spegnersi della luce. E verrò, andrò, passerò e la prenderò. E un giorno ti sveglierai e saprai che è quello che vuoi sentire anche tu. Chiunque tu sia. Perché lo vogliamo tutti. E non ti muoverai. Chiamerai e ti farai prendere. E riderai così tanto.
Un sasso che rotola, mai veramente nato e mai veramente morto. Mai veramente cresciuto e mai veramente invecchiato. Un urloooooooo e rotolo. Il mio fedele Moleskine ha ripreso a lavorare e son un fermento di pensieri. Comincio a sentire. La botta dell’eccesso e l’aria. Rock and don’t stop. Mi sento raggomitolato con la voglia dell’abbraccio. Che comunque non prenderei. Perché ho fretta di fare quello che devo: dare.
Il tanto da ricordarmi che sono qui grazie a voi. Che sono qui per alcuni di voi. Che è stato carino scrivere qualcosa con la simo, anche se ci abbiamo messo mesi per via della mia pigrizia e mi ha tirato su su (anche se rimango ermetico come un barattolo di caffè). Che è stato confortante la pagina 146 di ieri elisa, che non mi ha letto,(Fabio volo non mi piace tanto), ma che ho comunque sentito (e letto ehe), per il semplice fatto che poi il buona notte c’è stato. Si pensa sempre che bisogna condividere chissà quali cose. E tallonarci. Controllarci. Sperare. Per forza il bene, quello che porta all’amore. Ma perché? Serve anche il messaggio di Sendy che mi ricorda Ebrei 10:24,25. E serve il messaggio di Tabita che mi dice che se ho bisogno di parlare… E serve la chiacchierata di questi giorni, dopo molto tempo, con Marta che mi dice che “non è vero che faccio solo male agli altri, perché ha sorriso e si sente meglio” . E forse io no. Ma che importa? Ho fatto qualcosa per una persona.
In realtà non mi serve altro che sapere che ci siete. O ci sarete. Ognuno un pezzetto. Quando ci incontreremo senza volere. Un pezzetto ci sarò anche io. E la cosa bella è che non ci faremo promesse. Ma daremo quel che saremo capaci. Senza sapere di dare forse. Senza sapere di fare forse. Un sorriso veloce. Ecco come sta chi dà senza aspettarsi niente. Chi dà prima di pensare di farlo. Grazie per avermi fatto ricordare. Grazie per averlo fatto. Comincio a sentire.