– Alza la testa e guarda la luna.
– Non la vedo la luna.
– Alzala e guardala.
– Oggi non c’è Luna, non alzo la testa per vedere lo smog di questa città. Mi deprime.
– Alza quella testa e guarda la luna.
– No.
Fa scivolare tra le dita i suoi capelli, spostandoli poi sulla sua spalla destra.
– Alza la testa e guardala.
– Non mi va
– Chiudi gli occhi, alza la testa e guardala.
Chiuse gli occhi, alzò la testa e la guardò.
– Come ti sembra?
– Bella.
– Te lo avevo detto.
Si sedette davanti a lei incrociando le gambe.
Prese le tempere che aveva in tasca.
Le allineò tutte sulla sua gamba destra.
Prese quella blu.
Premé verso la fine del tubetto e lasciò scivolare sull’indice del colore blu.
Appoggiò il dito sul viso di lei ed iniziò a percorrerlo lentamente.
– Com’è il cielo? – le chiese passandole il colore sulla guancia destra.
– Blu… – rispose lei, sorridendo sentendo la freschezza della tempera accarezzarle il viso.
– Blu? – chiese lui passando all’altra guancia.
– No, aspetta… bianco.
– Bianco? – chiese di nuovo percorrendole la fronte dopo aver aggiunto altro colore.
– Sì, bianco.
– Perché bianco? – chiese lui, mettendo della tempera bianca sul dito e poggiandola sul suo naso.
– Perché questo cielo vuole essere dipinto da noi.
Premé nuovamente il colore sul suo naso e sorrise dolcemente.
– E la luna come ti sembra?
– E’ rossa… E’ come hai detto tu, bella… ma è pur sempre rossa e ciò inizia a non piacermi..
Mise sul mignolo della tempera rossa ed inizio a percorrerle le labbra.
– Rossa? Guarda meglio.
Fece un grande respiro e si distese a terra, aprì le braccia e chiuse ancor di più gli occhi.
– E’ ancora rossa…
– La luna è come l’acqua… – disse lui, mettendo altro rosso sul mignolo ed iniziando a spalmarlo dolcemente sulla palpebra superiore.
– Non c’è acqua sulla luna, caro.
– Ho detto che è come l’acqua, non ho detto che c’è acqua.
– E allora…? Continua.
Passò all’altra palpebra.
– Riflette ciò che vede…
– E cosa vede?
– Guerra e amore… – rispose mettendo del giallo sul dito medio. – E cos’altro vedi? Le stelle, riesci a vederle?
– No, non ci sono stelle in questa città – rispose lei aprendo gli occhi – c’è solo smog non vedi?
– Chiudi gli occhi e cercale.
Chiuse gli occhi.
– Le vedi?
– Sì, sono tanti puntini luminosi…
– E cosa ti ricordano? – disse lui poggiando la punta del dito su varie parti del viso.
– La neve.
– La neve?
– Sì la neve, quando mi tiravi le palle di neve mentre passeggiavo per i fatti miei.
– Davvero ho fatto questo?
– Sì, davvero.
– Ora, guarda alla tua destra. Riesci a vedere me?
– No, non ci riesco?
– Perchè?
– C’è una gran nebbia a destra.
– Mi ami? – chiese, mettendo sull’indice della vernice grigia e facendo scorrere il dito sul collo.
….
– Mi ami?
….
– Rispondimi. Mi ami? – chiese, mentre la voce gli tremava e il grigio scendeva lungo il collo.
– Senti come batte quando mi fai questa domanda.
Il colore grigio le attraversò i battiti del cuore e si asciugò subito divenendo una forte crosta di colore.
La baciò…
Prese colore, dal suo colore.
Prese vita, dalla sua vita.
Prese luce, dalla sua luce.
Prese speranza, dalla sua speranza.