Spesso mi capita di vedere una persona e tentare di capire da dove viene, che cosa fa.
Questo soprattutto quando sono in treno. Credo che il treno sia uno dei luoghi in cui l’analisi di persone estranee avvenga in modo naturale.
Il signore che ho davanti indossa una camicia bianca di cotone, una cravatta azzurra e una giacca blu. I pantaloni sono in tinta con la giacca. Le scarpe sono classiche, marroni. Solitamente questa è la prima analisi che faccio: osservare l’abbigliamento ti potrebbe far capire il lavoro della persona che stai analizzando. Successivamente spesso, guardo che tipo di cellulare abbia. Se questo è un iPhone o soprattutto un Blackberry, tendo sempre a chiudere pensando che quel signore sia un dipendente in banca oppure un imprenditore.
Di fianco a me invece c’è una signora. Avrà sui 35 anni e a guardare dalla fede che porta al dito capisco che è sposata. Capelli sciolti e lunghi. Orecchini piccoli Truccata, ma in modo fine, piacevole. Indossa una camicetta bianca, semplice ma molto elegante. Porta una gonna che termina appena sotto le ginocchia. Le gambe sono coperte da delle collant scure. Tacchi scuri, molto belli ed eleganti. Secondo la mia immaginazione questa signora potrebbe essere una segretaria di qualche studio di avvocati oppure perché no, un’agente immobiliare o un’imprenditrice. Le ipotesi sono infinite. Più in là c’è una ragazza. Potrebbe avere sui 22 anni. Legge Apuleio. Indossa un cerchietto colorato in testa. Una maglia larga, che le scende e le copre il corpo. Un paio di jeans e un paio di Converse. Le ipotesi sono davvero tante. Dal libro che legge potrebbe essere una studentessa di studi classici; potrebbe però leggere quel libro solo per pura curiosità. Quindi cade l’ipotesi degli studi classici. Designer? No, solitamente chi studi design si veste in modo preciso, appariscente.
Sempre su questa tratta c’è una signora, sui sessant’anni. E’ vestita normale, porta una borsa nera e un sacchetto con delle buste grandi. Di sicuro sta andando a fare qualche visita. Le buste sono riconducibili a qualche radiografia da far vedere al dottore che la visita.
Un altro posto che ritengo azzeccato per fare questo tipo di analisi è l’hotel. Soprattutto nei momenti di cena, quando vedi le fatiche del giorno sulle facce delle persone.
C’è un signore, barba e capelli curati, elegante in tutto, il quale beve del vino in un calice e mangia del cibo abbastanza sofisticato. L’idea del cibo sofisticato mi fa sempre pensare a due cose. O il signore è ricco e quindi rientra nella norma la scelta di una portata piuttosto che un’altra, purché siano di un certo livello, oppure è abituato a mangiare in hotel. Perché penso questo? Solitamente, quando ceno in hotel, non essendo un grande frequentatore, scelgo sempre piatti semplici e che conosco. In questo modo sono sicuro che il piatto che scelgo non mi deluda. Diffido dai piatti prelibati ed elaborati perché non sapendo che mi aspetta, temo di pentirmene. Il fatto che il signore abbia scelto questi piatti, potrebbe farmi pensare che è un uomo in carriera, abituato a stare in giro, fare congressi, incontrare clienti di giorno e cenare e dormire in albergo di notte, a spese della società, un altro indizio riconducibile alla portata sul tavolo.
Potrei andare avanti a fare esempi di questi tipi. Quando sono in treno, spesso mi sembra che da quando salgo a quando scendo, siano passati solo pochi minuti. Invece no, magari è passata un’ora, ma assorto nei pensieri, non me ne sono reso conto.
La cosa bella dell’analisi delle persone è il fatto di non avere mai una conferma per capire se le ipotesi erano azzeccate o al contrario sbagliate. La cosa più bella di questo meccanismo, non è quella di indovinare, ma di fantasticare.
Confermo. Fantasticare è la cosa più bella che si possa fare con la mente. Non si hanno certezze. Non si hanno vincoli. Non si hanno riscontri.
Christian Errico