Autore: Stephen King
Pubblicato da Pickwick Pagine: 767 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Un viaggio nel tempo, un delitto da impedire nell’America degli anni sessanta. Il Re dell’horror alle prese con una storia inusuale, avvincente e inquietante.
La prima domanda che mi sono fatto quando ho messo mano a questa recensione è stata:
Si può davvero scrivere su un libro di Stephen King senza fare spoiler? La risposta è sì perché una recensione è un po’ come una mappa in cui compaiono luoghi, territori, svincoli e deviazioni che non rovinano l’esperienza stessa del viaggio. Se poi guardiamo alle opere di King ci accorgiamo subito di quanto siano ricche di indizi e punti di congiunzione tra i suoi mondi narrativi, basta pensare alla serie de La Torre Nera, un intero universo così ricco di riferimenti che spesso facciamo fatica a cogliere per intero.
Questo ovviamente vale anche per 22/11/’63 e allora vediamo dove il viaggio ci porterà.
Il protagonista è Jake Epping, un insegnante, e il suo alleato è Al, il titolare della tavola calda in cui lo squattrinato Jake va a mangiare. Si conoscono da un bel po’ e un giorno a lezione il professore riceve una telefonata da Al che lo invita a correre subito da lui perché deve mostrargli qualcosa di importante.
Quello che gli mostra è il primo luogo della mappa di King, un posto speciale, un territorio di passaggio, una zona di confine dove le distanze tra i mondi sono così sottili che basta un passo e sei dall’altra parte.
L’altrove in questo caso è l’America degli anni sessanta che King descrive nei minimi particolari. La critica, che spesso ha storto il naso di fronte alle sue opere – fin dall’inizio non è corso buon sangue tra i pomposi intellettuali e la creatività kinghiana – con questo libro ha dovuto applaudire e riconoscere il suo genio.
Va bene, si capisce che sono un appassionato dei suoi libri, ma la verità è proprio questa: Stephen King ha saputo rendere con grande maestria tutti i particolari di un mondo scomparso, dalle abitudini, agli odori, alle atmosfere di un passato topico per gli americani e utopico per tutto il mondo occidentale. Del resto era l’epoca del rock and roll e di tutti quei sogni e quelle illusioni che hanno fatto storia o che non l’hanno fatta, a seconda dei punti di vista.
Tanto particolare è il focus di King nel ricostruire i dettagli che ad un certo punto ricostruisce perfino le fasi del cribbage, un gioco molto popolare all’epoca e simile all’odierno Texas Hold’em con uno scontro diretto dealer-giocatore, una strategia di fondo e le carte scoperte proprio come nel moderno poker texano. È proprio durante una partita a cribbage che si verifica un importante punto di svolta.
Gli altri luoghi della mappa kinghiana sono le città come Derry dove è ambientata la storia di IT, oppure qualche riferimento di sfuggita a Shawshank o ancora la scuola Lisbon Falls dove insegna Jake e dove lo stesso autore ha studiato.
Il libro parla di viaggi nel tempo come nella migliore tradizione della fantascienza e come sempre in King l’eccezionalità dell’evento è il pretesto per raccontare altro, pensiamo a The Dome e la sua cupola invisibile.
Va bene, il passato si può cambiare e di questo se ne rendono conto sia Jake che Al, ma fino a che punto questo cambiamento influisce sulla storia personale e sulla Storia?
È questa la domanda che si srotola lungo tutta la trama del romanzo, perché le nostre azioni nel passato così come nel presente hanno delle conseguenze, come il battito di ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano. In un mondo frattale, dove le congiunzioni tra eventi lontani sono più forti di quanto possiamo immaginare, Stephen King ci descrive l’inquietudine e le imprevedibili conseguenze che tali azioni possono provocare nei mondi che ci circondano.
Scopriremo insieme a Jake che certi confini sarebbe meglio non varcarli, ma si sa, la soglia è il luogo limite oltre il quale nascono le vere storie.
Voto: 9,5
Giovanni Savelli