Autore: Andrea Molesini
Pubblicato da Rizzoli - Settembre 2016
Pagine: 366 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Scala italiani
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📙 Acquista online
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Amore, onore e “cupio dissolvi” sono i sentimenti che tormentano Carlo Malaguti, incarcerato per vent’anni alla For-tezza per aver assassinato una donna. Spetta al traduttore Luca Rainer raccontare la vita dell’uomo, ormai ottantenne, e riesumarne i fantasmi del passato.
Non scordare che per orientarsi nel labirinto del passato servono compassione e bontà.
Carlo Malaguti è un detenuto della Fortezza, dove deve scontare una pena di vent’anni per aver ucciso una donna. Durante gli ultimi giorni del suo soggiorno in carcere, grazie anche alla mediazione della direttrice, conosce l’abile traduttore Luca Rainer, incaricato di scrivere la vita dell’ormai anziano assassino. Dopo un’iniziale e reciproca indifferenza, Carlo troverà il modo di comunicare all’altro il proprio mondo interiore. Un mondo profondamente tormentato dai ricordi del passato e dai sensi di colpa e che sorprende l’uomo sempre in bilico tra il desiderio di non dimenticare e la “corte” serrata alla morte.
La solitudine dell’assassino è un libro appassionato e poetico. Con grazia accompagna il lettore nei meandri bui dell’animo umano. Da una parte c’è Carlo, un assassino, un uomo abituato a “corteggiare la morte”, sua e degli altri; dall’altra, invece, a fargli da contraltare c’è Luca, ingenuo e inesperto della vita come può esserlo chi non è mai stato marchiato da un grande dolore. Riflessioni sulla vita, la morte e la forza corrosiva del tempo costituiscono il nucleo centrale del romanzo, cui non è estraneo il sentimento della solitudine, che, a differenza di quanto suggerito dal titolo, non è esclusiva dall’assassino.
Approfondimento
[…] gli anfratti della mia memoria ferita […] si accendevano quando desideravo stare male, e lo stare male era il territorio che conoscevo, frequentavo, amavo. Sapevo di non potere starci lontano a lungo, mi sarei sentito in esilio, scacciato da me stesso.
In queste parole di Carlo Malaguti è racchiuso tutta l’anima del personaggio, che usa la memoria come espediente per rinnovare continuamente il proprio dolore. Perché, se è vero che il tempo guarisce tutte le ferite, è altrettanto vero che addomestica il senso di rivalsa che ogni sofferenza reca in sé. Né il perdono è il fine ultimo cui Carlo aspira. Egli, infatti, non vuole essere altro che “un corsaro, un rapinatore di pietas, di grazia, di pathos, e non un accattone di misericordia che s’inginocchia”.
Dal canto suo, Luca è funzionale al romanzo La solitudine dell’assassino nella misura in cui agevola il flusso di coscienza del protagonista. La solitudine di cui si ammanta Carlo è propria di un uomo che esclude da sé tutto ciò che può distrarlo dal suo dolore, ma essa avvolge tutti i personaggi del romanzo, come una nebbia che non si decide a diradare.
Non è un caso che Malaguti decida di affidare alla carta il significato più profondo della propria vita, perché “non voglio che tu la senta attraverso l’orecchio fisico, ma con l’orecchio dell’immaginazione, di cui so che sei ben equipaggiato”, scongiurando il rischio di possibili interruzioni che avrebbero messo fine a una rievocazione sin da principio destinata più a se stesso che non ad un reale interlocutore.
Andrea Molesini ha il merito di raccontare con delicatezza la storia del protagonista, senza indulgere in scontati patetismi. Lo stile mostra influenze mutuate dalla letteratura greca e latina, come anche tematiche care al Romanticismo. Nell’episodio che si svolge nei sotterranei della biblioteca non è forzato scorgere, a mio avviso, un’eco del romanzo di José Saramago, Tutti i nomi, segno che l’opera del Molesini beneficia degli ampi orizzonti culturali del suo autore.
Mariangela Librizzi