
Autore: Lorenzo Licalzi
Pubblicato da Rizzoli - Agosto 2015
Pagine: 300 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida

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Pietro Rinaldi, scrittore naif in pensione, sta pianificando con cura il suo suicidio; ormai ottantenne desidera lasciare la vita a modo suo quando è ancora in grado di intendere e volere. Una tragedia familiare cambierà i suoi piani. Con suo nipote Diego, su una vecchia Dea decapottabile, intra-prenderà un viaggio che come meta non avrà una destinazione, ma una nuova vita.

La vita può davvero cambiare in qualsiasi momento, anche a ottant’anni.
Una tragedia familiare e Pietro Rinaldi, stravagante scrittore in pensione, si ritrova responsabile di suo nipote Diego e deve decidere quale sarà il futuro migliore per lui. Unico parente è Marcello, fratello del padre di Diego, ricchissimo imprenditore romano che si dichiara disposto ad accogliere il nipote nella sua famiglia.
Pietro e Diego partono così per Roma, ed è durante questo viaggio che tutto si compie.
Nonno e nipote quasi non si conoscono, ma scoprono presto di essere diversi dall’immagine che si erano fatti l’uno dell’altro. Pietro è un uomo burbero e solitario, di quelli che sanno e hanno già visto tutto e che di tutto e tutti ha un’idea decisamente poco cordiale (per rendere l’idea basti citare il titolo del suo romanzo più famoso: Andate tutti affanculo, di cui l’ultimo capitolo è “Tutti quelli che mi stanno sul cazzo”). Diego è un ragazzo molto più maturo dei suoi quindici anni, silenzioso, ma deciso, non si lascia affatto intimorire dal nonno e gli tiene testa con serafica calma e sottile intelligenza.
… con la mia presunzione di giudicare tutti stupidi, avevo giudicato un po’ stupido anche Diego. Però in questi giorni di convivenza forzata, avevo capito che era un ragazzo in gamba…, che sapeva osservare. Era ancora nel suo bozzolo, ma presto sarebbe diventato una farfalla, ne ero certo.
Durante questo viaggio, fatto anche di piacevoli soste, si stabilisce tra nonno e nipote una comprensione sempre più profonda, un rispetto reciproco fatto di poche parole, piccoli gesti e grandi significati. L’arrivo a Roma sarà molto diverso da quanto programmato e sorprendenti e inaspettate rivelazioni dello zio Marcello cambieranno il destino e la vita di Pietro e Diego.
Approfondimento
È stato bello leggere L’ultima settimana di settembre. Mi ha fatto sorridere, riflettere e commuovere.
Pietro è un nonno solido, un uomo originale, colto, spiritoso e ironicamente rude. Non di quelli che raccontano le favole, ma di quelli che danno come consigli di lettura autori importanti, che lasciano tracce nel tuo cuore e nella tua vita. Un nonno moderno e d’altri tempi, che c’è, ma ti lascia libero di sbagliare, perché per crescere bene è necessario e sacrosanto fare degli errori.
Anche quella di Diego è una figura interessante, un adolescente poco incline a fare cavolate, silenzioso ma deciso e con idee chiare e mature. Un’accoppiata perfetta a mio avviso.
La scrittura è molto piacevole e veloce. Frizzante e con pennellate coloratissime.
Il mio voto per L’ultima settimana di settembre è 4,5 soltanto perché non posso sapere se ne leggerò uno più bello dello stesso genere. Gli spunti di riflessione sono davvero tanti, ma ciò che mi è piaciuto di più è stato questo confronto quasi ad armi pari tra due generazioni così lontane, ma con tante cose in comune.
Maggie