
Autore: René Daumal
Pubblicato da Adelphi - Settembre 1998
Pagine: 105 - Genere: Non fiction
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788845913662

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Il letterato e maestro spirituale René Daumal, insieme alla moglie Vera, intreccia un intenso rapporto epistolare con una giovane coppia di amici al fine di guidarla, in modo concreto e fattuale, sulla via della «conoscenza di sé». Un processo, questo, che richiede un lavoro costante, incessante e faticoso.

La presa di coscienza è un atto istantaneo: l’acquisizione della coscienza un lavoro lungo e difficile» «L’uomo è una macchina; la coscienza una luce che l’illumina. La nostra odierna “coscienza” è in realtà sonno, oscurità quasi totale»
Lo scritto è diviso in due sezioni: nella prima, intitolata Il lavoro su di sé, sono state raccolte le lettere che Daumal, profondo conoscitore sia dell’insegnamento di Gurdjieffil che della spiritualità indiana, ha scritto a Geneviève e Louis Lief, dal maggio 1942 alla Pasqua del 1944, prima dal Sud della Francia e, solo negli ultimi mesi, da Parigi. Nelle prime missive, il letterato, che ha incominciato a guidare la coppia verso una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé, evidenzia come gli amici siano stati sopraffatti dall’inerzia, dalla noia e dalla pigrizia:
Caro Louis, cara Geneviève, avete entrambi la stessa difficoltà, quella di tutti noi: l’inerzia, il sonno, la pigrizia, l’intorpidimento… Lo sforzo da compiere non è «difficile» nel momento in cui lo si compie, in cui si è decisi a compierlo. Difficile è solo quando si sa che lo si deve compiere, ma senza sentirne ancora il bisogno, e senza avere convinto di ciò le altre parti della macchina.
Solo successivamente sottolinea i progressi della coppia che ha imparato ad osservarsi nell’azione, specialmente durante le faccende quotidiane, ad individuare lo scopo che la spinge ad agire vedendo ciò che in passato era nascosto. Daumal spiega la differenza tra l’essenza e la personalità e invita gli amici a non essere impazienti e trovare il momento propizio per mettersi a lavorare tranquillamente anche con lo scopo di arrivare a sviluppare l’empatia, eccellente mezzo sia per meglio conoscere sé stessi, che per fare un vero sforzo di sincerità nei propri confronti.
La seconda sezione, invece, dal titolo Materiali, contiene le prime lettere degli stessi Lief grazie alle quali ha preso avvio lo scambio tra le due coppie e le ultime, con cui viene fatto il punto del lavoro svolto da Daumal. Molto importante in questa seconda parte, è la corrispondenza di René con Madame de Salzmann (la sua maestra spirituale dopo la morte per tisi del marito Alexandre nel 1934) che mostra quanto Daumal sia uno studioso appassionato ed instancabile arrivato finalmente alla pratica di quel “lavoro” cui si era consacrato.
La relazione fra le due coppie è interessante anche dal punto di vista puramente umano: Louis e Geneviève, sono coetanei dei Daumal, Louis, come Daumal, è gravemente malato, anch’egli tubercolotico; Geneviève, come Vera, deve occuparsi di ogni questione pratica. Li vediamo scambiarsi piccole gentilezze:
“D’accordo, Louis, per lo scambio vino-zucchero. Salvo che, come speravi, tu non riceva in abbondanza farina di mais: in questo caso ci sarebbe ancora più utile (anche se arriva un po’ più tardi). Ma è un semplice suggerimento e, comunque, lo zucchero ci sarebbe prezioso – per il momento non ci manca, perché parecchia gente ce ne ha fatto avere […].
ed incoraggiarsi reciprocamente nei tragici momenti di recidiva della malattia aggravati vieppiù dagli innumerevoli problemi pratici come, ad esempio, la sottoalimentazione e la penuria di mezzi economici (in più per i Daumal esiste anche la complicazione razziale, essendo la moglie di René, Vera Milanova, ebrea).
René morirà nel maggio del 1944 e Louis lo seguirà poche settimane dopo.
Approfondimento
Il libro, nonostante la connotazione squisitamente spirituale, mi è risultato di facile lettura grazie anche allo stile epistolare che mi ha consentito di comprendere il senso profondo degli insegnamenti di Daumal. Sono stata particolarmente colpita dalla distinzione che il letterato fa tra essenza e personalità:
“L’essenza è la natura con la quale siamo venuti al mondo, il supporto delle nostre qualità innate. Di ogni centro, l’essenza è la sostanza medesima (fine o grossolana, più o meno sensibile, forte o debole, ecc.). La personalità è costituita da tutto quanto si è imparato, acquisito, da tutto quello che, fin dalla nascita, è venuto a incidersi sulla sostanza dei centri; specialmente da ciò che si è udito, letto, da ciò che ci è stato inculcato, ecc.”
Ciò mi ha insegnato a privilegiare l’essenza, ossia la mia vera natura spesso condizionata dalla mia personalità che mi fa parlare ed agire seguendo canoni o condizionamenti sociali che non mi appartengono. L’essenza va preservata, difesa, protetta perché è proprio grazie ad essa che si possono operare scelte diverse e più centrate rispetto a tutto quello che si è letto, ascoltato o semplicemente studiato che rappresenta una sovrastruttura esterna. Occorre quindi utilizzare la nostra essenza nella vita quotidiana al fine di esserne pienamente protagonista e non semplice spettatore.