Autore: Homes A. M.
Pubblicato da Feltrinelli - 2007
Pagine: 205 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori
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Anni 90 – New York
Una giovane scrittrice all’inizio della sua carriera, adottata fin dalla nascita, riceve una telefonata dall’avvocato della madre biologica e viene informata che quest’ultima la sta cercando, ansiosa di poterla incontrare per costruire un rapporto madre-figlia mai esistito.
Questa è la situazione – già bella intricata – che ci si presenta all’inizio del libro di A. M. Homes La figlia dell’altra.
A questo punto non è difficile sciogliere l’enigma del titolo del libro, che ci propone la parola “Altra”: la nostra giovane donna è una figlia illegittima, nata da una relazione extraconiugale tra una giovanissima ragazza di appena diciotto anni e un uomo, molto più grande di lei, sposato e con figli. La relazione nasce per caso e procede per diversi anni, tra passione, sesso, false promesse e illusioni, fino a giungere al doloroso epilogo che prevede la separazione dei due una volta che la ragazza scopre di essere incinta. Rimasta sola, e disperata, la ragazza decide di dare in adozione ad una famiglia, con un passato di dolore alle spalle, il frutto della relazione proibita, decidendo di sparire per sempre. Qui inizia la nostra storia.
L’ autrice ha una forte capacità di coinvolgere il lettore, con un lessico semplice e diretto. I pensieri sono concisi e sempre efficaci nel comunicare una situazione o un sentimento. Ci si ritrova catapultati nella storia in punta di piedi, senza quasi accorgersene, essendo a conoscenza sempre di pochi particolari e pochi aspetti della vita dei protagonisti. Tutto si scopre piano piano. Questo aumenta la curiosità e il desiderio di procedere nella lettura, leggendo riga dopo riga, pagina dopo pagina. La storia è abbastanza lineare ed è il modo in cui è raccontata che ci coinvolge. Si scopre, si cerca e si rintraccia un pezzettino alla volta, come se stessimo componendo un enorme puzzle di migliaia di pezzettini tutti piccolissimi, così simili e così diversi tra loro. Tutti pezzi che esistono separati, ma che acquisiscono senso solo una volta che vengono uniti. Lo stesso possiamo dirlo per gli attori della storia. Attori pieni di contraddizioni, pregi e difetti, gioie e dolori, anche se le gioie sono certamente inferiori ai dolori .
Questo perché le vite che vengono raccontate sono tutte storie di grandi solitudini che desiderano essere infrante dall’incontro con l’altro. I protagonisti, quasi non rendendosene conto, si ritrovano ancora più soli, pieni delle macerie che le loro scelte sbagliate hanno prodotto. L’unica che si salva da questo vortice di negatività è la protagonista. Erede di un passato pesante e pieno di dolore, ha la capacità, nel corso del ventennio in cui la storia si sviluppa, di affrontare l’ignoto, la sensazione di abbandono e le verità più scomode riguardanti i suoi genitori biologici. Scopre la debolezza autodistruttrice della madre e il devastante egoismo, misto a codardia, del padre. Tutto questo la renderà forte, capace di superare le sue paure e in grado di trovare e raccogliere ciò che di buono c’è anche nel buio più nero, abbandonando tutto il resto. Ho apprezzato molto questa storia, che considero di riscatto e di liberazione: riscatto dagli errori e liberazione dalla sofferenza per poter vivere pienamente e senza paura. Per questo motivo ritengo che questo libro possa essere rivolto a tutti, poiché è portatore di un messaggio universale che va oltre la storia personale di ognuno di noi.
Cristina Silvestri