Avventure del capitano de Contreras
Autore: Alonso de Contreras
Pubblicato da Longanesi - Maggio 2018
Pagine: 256 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Nuovo Cammeo
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Roma, 1 Ottobre 1630 nelle stanze di una locanda Alonso Guillén de Contreras, meglio noto ai posteri come il Capitano de Contreras, scrive le prime pagine delle sue personali vicissitudini da soldato del seicento.
Sullo sfondo della Spagna degli ultimi Asburgo, in Avventure del capitano de Contreras, il Capitano de Contreras, soldato “senza macchia” e senza paura, parla di sé senza pretese di gloria con il solo scopo di lasciare ai posteri la sua storia in quanto soldato in un’epoca in cui tutto o quasi potrebbe essere considerato “politicamente scorretto”.
È il 1595 quando un quattordicenne sfrontato e appena divenuto orfano di padre rifiuta un lavoro da argentiere per inseguire l’istinto di arruolarsi nelle Fiandre. Parte da qui una narrazione chiara, rigorosa, precisa, senza sconti morali e incredibilmente cruenta. Protagonista stesso della vita in battaglia e fiero di esserlo, De Contreras racconta di duelli, saccheggi, soprusi, omicidi, violenze e quanto altro di brutale possa esistere senza mostrare la minima esitazione. Per poterlo comprendere bisogna, quindi, calarsi necessariamente nella sua epoca, tenendo sempre in considerazione che ciò di cui noi oggi parleremmo con il più assoluto sdegno era, invece, del tutto normale ai tempi dello scrittore. È importante ricordare che il manoscritto originale rimase conservato e quasi sconosciuto in un portolano del Museo Nazionale di Madrid per ben tre secoli. Venne pubblicato per la prima volta nel 1900 e arrivò a noi italiani, sempre tramite Longanesi, nel 1946.
Il linguaggio estemporaneo adottato in Avventure del capitano de Contreras è specchio della naturalezza con la quale l’autore mette a nudo la sua vita fatta meramente di sangue e battaglie. Ciò costituisce, secondo il mio personale parere, un punto di forza perché permette di capire che chi scrive non è uno scrittore ma, al contempo, uno svantaggio per i lettori che dovranno barcamenarsi in una lettura dalla complessa comprensione. Comprensione, tuttavia, facilitata dall’incalzante ritmo della narrazione, scorrevole e veloce come un duello.
Nell’edizione più recente del manoscritto la lettura viene agevolata ulteriormente grazie alla prefazione di Arturo Pérez-Reverte e all’introduzione di Marco Cicala; fondamentali entrambi per un approfondimento del contesto storico-culturale dell’epoca e per comprendere a pieno la figura picaresca del soldato “levantino”.
Personalmente, non mi sento di consigliare un libro di tale portata a qualunque lettore. Non è un libro “passatempo” se non per gli estimatori di questo periodo storico. In sintesi, va benissimo per chi vuole o sta studiando questo contesto storico ma assolutamente bocciato per chi, come me, ama leggere per puro piacere, ragione questa della mia valutazione. Tengo a precisare, comunque, l’importanza e la preziosità che ha questo manoscritto in quanto testimonianza. Venne, infatti, decantato da svariati scrittori di calibro fra i quali figura anche: Leonardo Sciascia.
Approfondimento
La figura del Capitano de Contreras che appare sulla copertina della succitata edizione è la stessa che apparve sulla prima edizione italiana del 1946. La divisa illustrata non è fondamentale solo ai fini dell’immaginazione visiva del protagonista ma, soprattutto, per comprendere la crudeltà e la spietatezza dei militari del seicento. Va tenuto conto che le divise militari standardizzate entrarono in vigore solo molti anni dopo, quindi i soldati dell’epoca si abbigliavano con ciò che riuscivano a depredare ai compagni e agli avversari o con quel poco che riuscivano a comprare. Marco Cicala nella sua introduzione dice che essi venivano chiamati “papagayo” cioè pappagallo, proprio per la varietà di colori che sfoggiavano rassomigliando a un arlecchino grottesco, ma non per questo erano meno temibili.
Alessia Bellizzi