Autore: Maurizio de Giovanni
Pubblicato da Einaudi - Novembre 2022
Pagine: 280 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Stile libero big
ISBN: 9788806254230
ASIN: B0BL77M365
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Aprile è il mese della rinascita. La rinascita segue la morte. Il commissario Ricciardi deve indagare su un duplice omicidio che porta con sé conseguenze potenzialmente catastrofiche. Il brigadiere Maione deve lottare per tenere unita la propria famiglia. Il dottor Modo lotta per la libertà di una nazione in agonia, strozzata dalla follia fascista.
Dall’altro capo del mondo Laura combatte contro i propri demoni. In un aprile fecondo di speranze e profumi si intrecciano le vicende di Ricciardi e dei suoi più cari amici. Aprile è il mese della rinascita. Dopo la morte segue la rinascita.
Aprile che porta alla memoria i desideri, ogni desiderio. Anche quello innocente di un antico sapore.
Caminito non è semplicemente un tango, è una poesia scritta contemporaneamente da due persone che non si conoscono. De Giovanni sembra suggerire l’esistenza di un filo rosso che unisce gli esseri umani, un filo che tirato da un capo vibra sino a quello opposto facendo sussultare le anime secondo la propria natura. C’è chi si lascia guidare dal proprio dono, o maledizione, come Ricciardi. C’è chi ama profondamente ed è pronto a tutto per salvare la propria famiglia, come Maione. C’è chi è pronto a morire per la libertà e i propri principi, come il dottor Modo. C’è chi è pronto a uccidere.
Quando in qualsiasi luogo – una chiesa o la sala d’aspetto di un medico, un vicolo buio o una piazza, un teatro o un molo – era presente la morte, non c’era altro da poter considerare.
Caminito è un filo rosso che vibra tra le mani di un autore dalla presa ben salda. Non esagera e non calca la mano rischiando di cadere nell’autocelebrazione della sua creatura più importante.
Maurizio De Giovanni è bravo a mantenere un ritmo narrativo ben costruito, con una prosa asciutta e concreta, alternata a costruzioni poetiche sincere e per questo di grande effetto.
C’è un buono sviluppo dell’arco narrativo, con punti di svolta chiari ed efficaci. È bravo a non divagare (forse l’unico peccato veniale è un accenno non troppo funzionale alla passione di Sarracino per Nelide) e a mantenere in equilibrio un romanzo giallo che poi forse del tutto giallo non è. È qualcosa di più. È il ritorno del commissario Ricciardi.
Che traditore, che nemico dolcissimo è il cuore. Ti prende in giro, ti strazia, poi va in letargo e ti manca come l’aria. Maledetto, meraviglioso cuore.
Approfondimento
L’apertura del romanzo è meravigliosa. Strano come a volte una semplice frase possa risultare potente.
Dall’altra parte del mondo c’era un caffè.
Forse sono io a vedere poesia dove non esiste, ma questa frase mi ha ricordato un haiku, semplicissime poesie giapponesi di una sola strofa. Eppure sono rimasto colpito, probabilmente dall’intuizione di cosa sarebbe potuto essere questo libro. Non avevo mai letto De Giovanni, e sto recuperando grazie a questa lettura. Una frase, ancor meno di una strofa, a volte è come uno sguardo fugace tra due persone chissà dove, uno sguardo che racchiude un’intera vita ipotetica, una fantasia che svanisce con un battito di ciglia. Di fatto mi è piaciuta veramente tantissimo.
Non so se il romanzo abbia aderito a una mia fantasia, a una mia aspettativa, ma l’ho trovato molto interessante.
L’autore conosce i suoi personaggi e allo stesso tempo dà l’impressione di non sapere cosa succederà loro, che è quanto di meglio ci si possa aspettare da uno scrittore. Non mi stupisce che abbiano tratto dai romanzi di De Giovanni delle serie tv, perché sono di per sé, in parte, delle sceneggiature; la lettura si snoda nelle diverse vicende parallele velocemente e senza intoppi lasciando intatto il senso di unità che un buon libro deve avere.
Ricciardi non è l’unico protagonista e il romanzo non si focalizza su un unico punto di vista, ma l’animo dolente del commissario permea ogni pagina; i suoi ricordi, le sue paure, il “fatto” di vedere e sentire i morti, echeggiano ovunque. L’omicidio, in questo caso duplice, è solo un pretesto. Non so quanto sia stata un’intenzione dell’autore, ma tutto ciò che accade rimanda inesorabilmente a quei pochi e potenti punti cardine che rendono il commissario Ricciardi una figura importante, pesante, solida, complessa. Tutto getta luce e ombra sul protagonista.
Ma il fulmine che scarica a mare non lo fermate, commissa’. È un fatto naturale.
Non voglio soffermarmi sul genere a cui Caminito appartiene perché annoverarlo tra i romanzi gialli sarebbe in parte riduttivo. Ammettendo di non conoscere bene i libri precedenti, che sto recuperando, in questo, quantitativamente e qualitativamente, l’aspetto investigativo, ad esempio, non è preponderante e non è ciò che mi ha colpito maggiormente.
Concludo rinnovando l’evidente stima che nutro verso Maurizio De Giovanni, con quella che sembra essere la prova che questo libro è solo in parte quello che sembra, e cioè con Caminito, che dà il titolo al romanzo, che impone il suo sigillo. Caminito è un tango, è una poesia, e non importa più di tanto di che cosa parli. Non importa chi ne sia l’autore e nemmeno chi ne sia l’interprete. Caminito è tutto ciò che passa tra la speranza e la sua mancanza.
Arrivederci, mio dolcissimo amore, sussurrò. E si avviò nell’aria profumata della primavera.
Cristiano Dall’Asta