
Autore: David Byrne
Pubblicato da Bompiani - Marzo 2023
Pagine: 384 - Genere: Letteratura di viaggio
Formato disponibile: Brossura, Copertina Rigida, eBook
Collana: Tascabili
ISBN: 9788830119628
ASIN: B0BXPSFD5J

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Difficile dire cosa sia Diari della bicicletta: narrativa di viaggio, saggio storico, riflessioni sulla musica, pensieri sulla mobilità sostenibile.
Questo libro è tutto ciò e molto di più, un viaggio nella mente di David Byrne (frontman dei Talking Heads) che ci fa visitare insieme a lui numerose città del mondo. Durante questi viaggi prova ad essere non solo un turista, ma a calarsi nel cuore pulsante delle città che visita, immancabilmente accompagnato dalla sua fedele bicicletta pieghevole.

Pensiamo ai particolari più intimi e familiari dei nostri spazi – quelle riviste e quei libri, quei vestiti sparsi in giro – come a qualcosa di unico, parte integrante delle nostre vite individuali. In un certo senso, tuttavia, essi non sono che il set allestito per la trama della nostra esistenza.
Sicuramente ne I diari della bicicletta ci sono riflessioni sulle modalità di viaggio sostenibili e il racconto dei viaggi di David Byrne per il mondo; tuttavia, relegare questo libro al genere narrativa di viaggio risulta essere riduttivo.
Le città visitate possono infatti essere il pretesto, la scintilla da cui l’autore trae ispirazione per tutta una serie di riflessioni che divagano anche di molto rispetto alla narrazione di ciò che viene visto e sperimentato.
Osservando i cani, si capisce che non abbiamo compiuto grossi “progressi” dalle lotte territoriali e gerarchiche che questi animali compiono in modo così evidente sotto i nostri occhi.
L’ecletticità di Byrne è una forza incontenibile dalla quale si viene investiti a partire dalle prime pagine del libro, bisogna infatti riuscire ad abituarsi a questo incalzante movimento che dalla bicicletta trae spunto ma che poi è utilizzato per portare il lettore in svariati luoghi – non esclusivamente geografici.
Il tratto che accomuna tutto il libro – che raccoglie i diari personali dell’autore attraverso più di dieci anni – è l’insaziabile curiosità che permea qualsiasi viaggio, qualsiasi esperienza raccontata. Rischiando talvolta di sembrare incostante nel balzare da un argomento all’altro, questo scritto trasmette in maniera vivida la vivacità e rapidità di pensiero dell’autore, dalla quale traspare la sua dote di creativo e artista anche quando va ad analizzare le vicende storiche, piuttosto che le riflessioni filosofiche sulle quali si sofferma grazie ad un luogo visitato o ad un’esperienza vissuta durante uno dei suoi viaggi.
Approfondimento
I due più grandi autoinganni sono che la vita ha un “senso” e che ciascuno di noi è unico. Non è difficile vedere come il fatto di aver sviluppato un innato meccanismo di censura di idee tanto deprimenti quanto inevitabili possa rivelarsi utile.
Personalmente troverei il materiale de Diari della bicicletta estremamente stimolante se veicolato tramite un video-documentario, la sua fruizione tramite la carta stampata trovo che da un lato ne limiti l’immersività, e dall’altro dia una sensazione di pesantezza se letto “dall’inizio alla fine”.
Trovo che sia più indicato come una raccolta di “pillole di saggezza” a cui attingere di tanto in tanto.
Va anche sottolineato come sia estremamente evidente dallo stile di scrittura il fatto che si tratta più di un saggio che di un romanzo, l’autore infatti non si preoccupa di rendere popolare il suo stile narrativo, quanto invece di rendere con aderenza a quello che è il suo sentire la narrazione delle sensazioni e dei pensieri che lo hanno attraversato durante i suoi viaggi.
Per questo, nonostante durante il libro si viaggi a New York, Berlino, Los Angeles, Manila, Buenos Aires, Sydney e in molte altre città, ciò che ci fa realmente visitare Bryne non sono tanto le città in quanto a caratteristiche paesaggistiche o culturali, quanto più le città per quello che queste ultime fanno scaturire in lui: i pensieri tratti da un’esperienza vissuta in quella città piuttosto che l’esperienza in sé.
Ciò detto, inquadrerei il libro più come un saggio filosofico che come narrativa di viaggio, consigliato specialmente ai fan di David Byrne come modo per conoscere più intimamente l’artista, più che l’autore.
Roberta Mezza