Autore: Charles Bukowski
Pubblicato da Tea - 2008
Pagine: 302 - Genere: Romanzo d'ambiente
Formato disponibile: Brossura
Collana: Teadue
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Henry Chinaski è il protagonista assoluto di questo romanzo e rappresenta l’autore stesso che spesso lo usava come pseudonimo. Uscito nel 1978, in un’epoca di emancipazione sessuale per le donne, racconta il divenire di uno squattrinato, sporco ed alcolizzato poeta sulla soglia dei 60anni. E’ ambientato nell’America degli anni ’70 e le figure femminili in esso contenute sono sempre molto diverse tra loro e spesso problematiche, ma apportano all’uomo Chinaski significativi elementi di crescita, interrogativi e scontri fino a condurlo ad una coscienza e maturità inaspettate. Sono donne di medio-basso livello, spesso giovani ed ammaliate dal fascino di questo poeta capace di una scrittura pungente, diretta, ironica, pulsante e spregiudicata, ma con il coraggio di essere sempre libero e fedele a se stesso, specialmente nelle debolezze umane.
Da donna quasi sicuramente ci si aspetta tutt’altro da un libro apparentemente a noi dedicato, ma non si deve mai limitarsi alla superficie delle cose, alle apparenze od alla prima impressione. Molte donne si sentono umiliate ed offese dalla scrittura di Bukowski, ne escono quasi scandalizzate e lo rifiutano drasticamente. Se ci si pone in ascolto dell’uomo Chinaski/Bukowski e si legge questo libro come un’autobiografia romanzata della sua maturità, quindi un momento di esistenza, inevitabilmente affiorano la sua anima, la sua grande paura, la radicata fragilità, l’immensa solitudine e la lacerante mancanza di amore che urla a modo suo attraverso una scrittura ironica, pungente e diretta. Di fatto le parole solo la voce degli scrittori e del loro vero essere, inoltre i personaggi e le storie che raccontano inevitabilmente contengono sempre qualche cosa di loro stessi come singoli individui. Lo scrittura molto spesso è utilizzata anche per scopi terapeutici come autoanalisi.
Immancabili alcuni tratti distintivi dell’autore quali alcol, sesso, corse di cavalli ed eccessi in generale che se inizialmente ci colpiscono per la loro durezza e crudeltà a noi estranei, lentamente divengono talmente familiari da porsi sullo sfondo e scorrere via silenziosi, seppure anch’essi ci parlino di Charles Bukowski. Non passa inosservato il mancato rispetto dell’accademica struttura di un romanzo e la costruzione invece assolutamente perfetta, priva di sbavature, senza cedimenti da lui raggiunta. Non so quanti ne sarebbero capaci. La scrittura è viva, decisa, incalzante, fluida e piacevolissima. Indipendentemente dal contenuto condivisibile o meno, la forma è decisamente buona e non si cade mai nella noia.
Ho amato la forza ed il coraggio di quest’uomo che a quasi 60anni oltretutto, ammette le sue paure, che si interroga ancora su se stesso, si mette in discussione e vuole e riesce a cambiare. Il titolo è “Donne” ma personalmente vi ho trovato solo un uomo, un grande uomo. Le donne sono solo delle rappresentazioni, degli strumenti. Tra le pagine pulsa un individuo capace di esiste in modo assoluto, che mangia la vita, che cerca amore, che fugge da un enorme vuoto proprio di un’infanzia di isolamento. Chi è stato privato dell’affetto, specialmente della mamma e non è stato amato da bambino, non ha imparato ad amare, non lo sa fare e forse non sa nemmeno amarsi, infatti Henry si trascura esteticamente e spesso appalesa il suo terrore di innamorarsi. L’alcol è un banale riempimento di vuoti, il tentativo di compensare delle mancanze per far equilibrare la bilancia della sua vita e rendere l’esistenza che abbiamo migliore, è una tecnica di difesa naturale di molti, attuata più o meno consciamente. Con l’alcol anestetizza il suo dolore e si riempie di quell’uomo che lui vede con le palle, Chinaski. Materia per la psicanalisi freudiana.
Henry è sempre molto attento a tutte le “sue” donne, le descrive nelle loro caratteristiche più vere ed impercettibili alla media maschile, non usa i consueti canoni sociali e ce le mostra talmente bene da farcele davvero conoscere anche a livello interiore. Innegabile la cruda e maschilista descrizione dell’atto sessuale, ma è comunque interessante da donna il vederci e viverci attraverso gli occhi di un uomo, capace di eliminare i filtri ed i condizionamenti sociali. Una ragazza viene da lui così descritta “Era una brava ragazza. Aveva un cervello affascinante e, stranamente, la sua castità era comprensibilissima” e se si pensa che lo ha scritto proprio Bukowski se ne rimane stupiti, ma personalmente trovo che sia questo il vero Henry o Charles. Parlando di sè invece si descrive come un uomo senza fiducia in se stesso, alcolizzato, solitario, stressato e folle, depresso, stronzo, vecchio, fragile, impaurito, attratto da tutte le cose sbagliate, prigioniero delle proprie abitudini, eternamente sperduto e confuso. Questo è lui allo specchio attraverso i suoi stessi occhi e non si può che sentire rispetto per un uomo che si apre al mondo ad un tale livello, quando di norma gli uomini devono solo essere maschi, quindi forti e non sentimentali. Il suo essere sempre eccessivo mi arriva come il grido disperato di chi ha bisogno d’amore e lo ammette, tanto da spaventarsi per le donne che vogliono qualche cosa da lui ed è istintivo fuggire da ciò che si teme, non a caso adora prostitute che non chiedono nulla e che se se ne vanno lui non perde nulla. L’angoscia di non possedere l’amore materno, la mamma, la ferita dei non amati sono parte di lui ed allora meglio qualche cosa di sterile ed usare pure un linguaggio crudo voce della rabbia e del dolore che porta dentro ed è indirizzato a quel qualcosa che brama ma non ha avuto e l’alcol riempie ed assopisce quel vuoto dilaniante. Desidera con tutto se stesso una donna dolce, buona, nonostante il prezzo tremendo che sa di dover pagare, ma non ha coraggio e lui in fondo non è un uomo forte, così torna sempre alle donne facili e continua a lottare con l’idea stessa di donne, colpa che non è a lui direttamente imputabile. Non so quale uomo avrebbe avuto il coraggio di mettersi tanto a nudo e con tanta intelligenza e profondità.
Io ho amato davvero Henry Chinaski ed ho vissuto con lui la sua angoscia ed ho accarezzato le sue fragilità e debolezze e sono andata molto oltre i suoi eccessi che fanno tanto rumore e distraggono, per poi rivelarsi maschere che egli mette alle sue umane paure. Mi sono fatta cullare dal ritmo incalzante e bruciante della prima metà del romanzo, per lasciarmi poi stropicciare il cuore dal suo crollo emotivo, per rinascere con lui verso il termine di questo viaggio ove compie qualche cosa di davvero grande che ovviamente non posso svelare. Mi porto nel cuore uno dei suoi molti motti, oltre alle tante risate, ovvero “….siamo tutti malati di sogni, ecco perché siamo qui” e lui, care donne, sotto quella ruvida superficie custodiva il sogno dell’amore ed il matrimonio, una casa, un gatto ed un cane, la spesa al supermercato e dando voce ad una sua donna si dice “Ti meriti un po’ d’amore”.
Federica Sentimenti