Autore: Stefano Benni
Pubblicato da Feltrinelli - 2011
Pagine: 92 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: I Narratori
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Otto monologhi al femminile. Una suora assatanata, una donna ansiosa e una donna in carriera, una vecchia bisbetica e una vecchia sognante, una giovane irrequieta, un'adolescente crudele e una donna-lupo. Un continuum di irose contumelie, invettive, spasmi amorosi, bamboleggiamenti, sproloqui, pomposo sentenziare, ammiccanti confidenze, vaneggiamenti sessuali, sussurri sognanti, impettite deliberazioni. Uno "spartito" di voci, un'opera unica, fra teatro e racconto. Una folgorazione. Tra un monologo e l'altro, sei poesie e due canzoni.
Le Beatrici di Stefano Benni sono poesie, canzoni ed otto monologhi per voci femminili. Beatrice “pare” una ragazza di oggi, ricca e simpatica e caustica per niente contenta della corte di Dante. La suora soffre della sindrome bipolare, però pensa sia colpa del diavolo. La mocciosa è priva di sentimenti, tanto da sembrare crudelissima. Una donna in carriera che fa quello che vuole dei suoi dipendenti. La vecchia dolcissima e la vecchia bisbetica, poi la donna che ansiosa aspetta e racconta vicino alla finestra. Si aprono molte finestre e vecchi e bambini volano via dalla loro solitudine, lasciando accesa la televisione ad illuminare di azzurro la camera. L’ho letto e riletto in momenti diversi, perché Stefano Benni ha la capacità di coinvolgermi forse anche troppo, è come una specie di sindrome di Stendhal.
Alla prima lettura di Le Beatrici di Stefano Benni forse ero malinconica, ho dovuto interrompere e leggere altro: non sopportavo la vecchiaia vista così triste, né la ragazzina tanto priva di cuore e cervello. Poi, il giorno dopo, ho amato molto la Beatrice allegra e spiritosa. Ed anche la vecchietta che alla prima lettura mi era sembrata astiosa l’ho vista poi gentile, piena di tenerezza. Con suor Filomena ridevo fino alle lacrime, surreale e formidabile! Messa in convento “abbiamo tirato a sorte, tocca a te andare in convento, sei contenta?”. Racconta la sua giornata: “E non guardatemi così. Certo che sono un po’ fuori di testa, svegliatevi voi ogni mattina alle quattro e invece del caffè tre ore di rosario. E neanche la televisione in camera, a me che piace il calcio. Insomma, sono qui per sfortuna, io volevo fare la ballerina”.
Il racconto più bello di Le Beatrici di Stefano Benni mi ha ricordato il film-fiaba Miracolo a Milano: l’orfano ed i barboni nella scena finale rubano le scope e volano in cielo a cercare un paese dove “Buongiorno vuole dire veramente buon giorno” e qui, in Volano, sono anziani e bambini troppo soli che lasciano la televisione nella camera vuota per andare via. La presindentessa è il racconto più strano ed esagerato, parrebbe quasi di vederli cucinati e non in televisione questi impiegati da licenziare! “Così ho introdotto il concetto che il licenziamento non è una cosa cattiva… è cattivo l’astio, l’odio” “Il risultato eccolo qui [mostra un piatto fumante], questo lavoratore che era cattivo e rivendicativo adesso è buono. Una volta si chiamava sfruttamento, adesso “ottimizzazione delle risorse”. E come non ridere?
Biancamaria Leschiutta