
Autore: Daniela Palumbo, Liliana Segre
Pubblicato da Piemme - Gennaio 2018
Pagine: 200 - Genere: Non fiction, Romanzo di formazione
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Pickwick
ISBN: 9788868369804

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“Finché io sarò viva, tu, stellina, continuerai a brillare nel cielo. Stai tranquilla, io non morirò.
Io sarò sempre con te”.
A tredici anni, Liliana, gli occhi rivolti a una stella in cielo, incastonata nell’infinito, tanto tanto lontana, affonda i piedi in una realtà che la segnerà per sempre, in una terra fredda e dura. Sola, a lottare per la sopravvivenza, per rimanere umana e non trasformarsi in un pezzo di ricambio.

In quei momenti, in mezzo al mare, quando guardavo papà e mi vedevo lì con lui, mi sembrava di avere tutto ciò che sognavo.
Daniela Palumbo si fa carico delle parole di Liliana che raccontano di una bambina legata da un profondo amore al padre, dei suoi nonni, della sua infanzia, della giubba verde a pois bianchi e dei puledri appena nati, delle domeniche piovose passate al cinema con nonno Pippo, delle lucciole che creavano danze dai mille colori. Di una bambina a cui all’improvviso viene detto che non può più andare a scuola.
Espulsa. Avevo appena compiuto otto anni, era settembre e la scuola cominciava il 12 ottobre.
Inizia così la seconda parte del racconto, ed è un nuovo inizio perché proprio da questo momento, quando Liliana compie otto anni, le cose iniziano a cambiare e nulla sarà più come prima.
Il legame con il padre sarà per diverso tempo una stellina nel suo cielo, in grado di proteggerla e confortarla, sino a quando quello stesso cielo, una volta terso e pieno di lucciole, non si oscurerà.
La tempesta che si abbatterà sulla Milano di Liliana la spingerà sul binario 21 della stazione centrale, assieme al padre e ai nonni, partiranno in 605, torneranno in 22, e da lì lontano, sino in Polonia. A tredici anni tutto ciò che può fare è cercare di rimanere viva, lei a Birkenau e il padre ad Auschwitz.
Sopravvivere non può bastare, nemmeno dopo, finita la guerra, se porti sulla pelle la definizione di stück, inutile.
L’amore per il padre, per il marito, per i giusti che ha incontrato nella sua vita, l’amore per la memoria, che deve essere accudita e condivisa, è la stella che ancora brilla in alto, deve niente la può oscurare.
Approfondimento
La scelta, non del tutto scontata, di scrivere in prima persona infonde un senso di intimità condivise che creano una forte empatia con l’interprete e fonte della storia, Liliana Segre. Daniela Palumbo sceglie anche di mettere nero su bianco la vita di una Liliana bambina con una leggerezza che è propria di un essere umano piccolo e leggero, sospinto dai sogni, dai giochi, dalla voglia di vedere le amiche e di tenersi tutto per sé il proprio papà. Lo stile non si fa più pesante via via che scorre verso la fine, sono le parole che acquistano peso e schiacciano a terra man mano che gli anni e le esperienze si aggrappano a Liliana senza riguardo, e la differenza tra le varie fasi della narrazione crea il giusto contrasto tra le realtà raccontate, tra il prima, il durante e il dopo.
La scrittura è semplice, pulita, tanto da far sembrare propri i ricordi della protagonista, ero con Liliana alle gare di trotto, in fuga verso la Svizzera, seduto su una spiaggia confidando nell’amore e nel futuro.
La cosa che colpisce di più, che fa breccia e lascia una traccia indelebile è la perplessità, sì, la perplessità della protagonista verso l’indifferenza. Indifferenza come scudo per proteggersi da verità sconvolgenti, indifferenza come manifesta dichiarazione d’ignoranza, indifferenza sbandierata e vessillo di crudeltà. I lager, le date, i nomi sono storia, la storia scritta sui libri di testo, quella di Liliana è qualcosa che va oltre, è un interrogativo sulla natura umana, è quel bianco che troverete nei libri di testo, è il silenzio che riempie ciò che rimane delle camere a gas, è quel momento di stallo tra un battito del cuore e il prossimo.
Ho letto Fino a quando la mia stella brillerà tutto d’un fiato rimanendone senza, e lo consiglio di cuore, perché crea quello stordimento necessario che non può che spingerci a godere di ciò che abbiamo di bello e a cercare di tenercelo stretto. La storia si è ripetuta di guerra in guerra, di sterminio in sterminio e l’uomo ha applicato la soluzione finale troppe volte, il libro di Liliana e Daniela grida basta con la forza penetrante della testimonianza, grida basta all’indifferenza.
Cristiano Dall’Asta