
Autore: Walter Siti
Pubblicato da Rizzoli - Aprile 2024
Pagine: 288 - Genere: Narrativa, Narrativa Contemporanea, Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Scala italiani
ISBN: 9788817141390
ASIN: B0CW1GXQCW

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Il passato e il futuro, Augusto e Astore, si ritrovano vicini di casa. E nel presente, quasi inaspettatamente e con fatica, si avvicinano e comprendono, anche se mai del tutto, in una Milano (ma anche Italia, Occidente) chiusa su sé stessa, superficiale e ossessionata.

La storia de I figli sono finiti, ultimo romanzo di Walter Siti, è semplice ma piena. Augusto e Astore, in apparenza distanti, sono invece ugualmente lacerati dal lutto che li colpisce in età diverse della vita. Si ritrovano per caso a distanza di pianerottolo, e sullo sfondo del lockdown da COVID-19, dopo le iniziali titubanze e diffidenze, tramano una tela di conversazione e trovano una chiave di comprensione. La storia è però mero contenitore di microcosmi personali e sociologici in cui la penna di Siti si esprime al meglio.
Augusto, a grandi pennellate alter ego dell’autore, è un sessantenne professore di liceo a cui la vita ha iniziato a dare i primi spintoni verso la discesa ultima. La tragedia fulminea della perdita del compagno provoca reazioni a catena: quella corporea del trapianto cardiaco, quella psicologica che lo trasforma in un anziano cinico, mascherato di ironia e spesso indifferente, e quella sociale, che lo manda in pensione anticipata e lo spinge alla solitudine.
Astore è dapprima un bambino indurito nell’animo dal tradimento e dall’inganno di genitori che non si amano. In qualche modo si incolpa dell’infelicità familiare, macigno dal quale viene poi liberato, in un controsenso ancora più doloroso, dalla morte improvvisa della madre, un abisso a cui era già abituato. Il bambino diventa ragazzo, ed incapace di concepire fiducia nelle persone, la ripone nella freddezza dei computer, nell’asetticità del codice binario e nel mondo dei videogiochi. Le macchine non tradiscono.
E poi c’era qualcosa di più profondo che li univa, come un angolo visuale comune nel considerare le follie di questo mondo. L’amicizia è spesso una faccenda di angoli.
Anche Augusto, perso l’amore, dà sfogo alle sue ossessioni, soprattutto sessuali. Dopo un iniziale tentativo di negare la tragedia a sé stesso in modo quasi bambinesco, l’arrivo della pandemia espande il proprio lutto, rendendolo collettivo e proponendogli un cinico sollievo. Si disfa del senso della giustizia, tantomeno gli importa che esista.
Alla fine i due si avvicinano. Augusto si riconosce anche nel giovane, mentre Astore sviluppa un’affezione da nipote per il ”nonno”, in contrapposizione temporanea con la sua visione tecnocentrica del mondo. L’improbabile amicizia germoglia in conversazioni senza filtri su sesso (analogico ed online), confronti generazionali, intelligenze naturali ed artificiali. Da un lato aiuta Astore a ritrovare un parziale interesse in quella realtà umana e sociale che lo aveva fino a quel momento deluso – nella parabola di Astore sembra un po’ di rivedere, con i dovuti aggiustamenti di contesto, il percorso di Fabietto, protagonista di È stata la mano di Dio. Dall’altro spinge Augusto a sperimentare per un’ultima volta il suo ruolo di insegnante, e con questo un senso di utilità nel mondo che lo distoglie dall’infatuazione illusoria per un escort muscoloso, letteralmente dipinto nella prosa di Walter Siti.
Io credo che delle proprie perversioni si debba essere all’altezza, forse è questo che le rimprovera suo figlio.» Certe volte l’intuizione coglie in contropiede gli esseri umani, spingendoli più avanti di dove volevano arrivare; e allora si guardano l’un l’altro smarriti, incerti se promuoversi complici o fare precipitosamente marcia indietro trincerandosi in una posa di reciproca diffidenza.”
L’incontro tra queste due anime da outsider culmina in una breve vacanza in Grecia, dove i due si sperimentano per la prima volta fuori dalla palazzina milanese. Il risultato è realistico e quindi deludente. Nonostante la connessione intellettuale, i due rimangono su orbite pressoché parallele nella vita reale. Il finale è tragicomico e lascia rassegnazione e solo briciole di speranza, come spesso la realtà si comporta.
Approfondimento
Sullo sfondo, ma anche negli interstizi dell’avvicinamento tra Astore ed Augusto, Siti riesce a trattare con estrema contemporaneità tematiche di rilievo, in un romanzo che, se straborda della curiosità dell’autore per il futuro, filtra anche una rassegnazione per il presente che solo in apparenza è contraddittoria.
Personaggio importante de I figli sono finiti è l’adolescenza, con la sua lingua (slang) e il confronto con l’inevitabile ingiustizia della pandemia. L’uso disinvolto del linguaggio adolescenziale, soprattutto maschile, è estremamente accurato, ed evidentemente frutto di una azzeccata ricerca. Accurata ed empatica è anche la descrizione del dolore psicologico imposto dal lockdown sulla vita dei ragazzi e delle ragazze.
L’adolescenza è poi usata come gancio per tuffarsi nei rapporti tra uomo e tecnologia. Il cinismo di Astore diventa il veicolo per descrivere la tendenza attualissima ad offrirsi come inconsapevoli discepoli del soluzionismo tecnologico. Astore ci mostra inizialmente questo mondo, che spesso unisce intelligenza ed ingenuità, tramite i videogiochi, usati come specchio del mondo invece che come metafora, dove dalla realtà ci si vuole liberare invece di cambiarla. Siti espande poi il concetto alla tecnologia d’avanguardia in generale (machine learning, intelligenza artificiale ed interfacce cervello-computer) e mostra la pochezza di un idealismo pessimista ed estremo.
Tutto ciò si intreccia con lo scorrere della storia nel presente. La guerra in Ucraina, “gamificata” e vista come grande gioco delle nazioni, i cambiamenti sociali e la politica come sport, osservati attraverso il filtro della solitudine di una società occidentale lasciva e a tratti perversa, che genera disinteresse, distacco morale, attrazione per il vacuo. Ed in cui spesso ci si riconosce. In un grande dipinto contemporaneo in cui il linguaggio di Siti si destreggia preciso e rende al massimo, a volte stiletto, a volte pennello, altre clava.
«Io e Astore sembriamo incompatibili, io tutto lettere e lui tutto numeri, io che ho sempre puntato sui corpi e lui che vorrebbe essere un robot… ma non so come, ho l’impressione che siamo le due estremità del medesimo filo, due risposte sbagliate alla stessa domanda…»
Matteo Quartieri