Autore: Helene Wecker
Pubblicato da Neri Pozza - 2013
Pagine: 590 - Genere: Fantasy
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori delle tavole
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Che cosa potrebbe succedere se un polacco morisse sul piroscafo Baltika e lasciasse la sua golem sola in balia del suo destino, verso l’ ”American Dream ”, nell’anno 1899 e se nello stesso tempo nella metropoli newyorkese, nel dettaglio quartiere di Little Syria uno stagnino distrattamente liberasse da un fisco di rame il suo genio? Se l’idea è fantasy, anche una storia d’amore, tra Chava e Ahmad, due creature tanto diverse, in cerca di accettazione e rispetto.
Io normalmente mi astengo dal leggere libri che superino le trecento pagine perché ritengo che una struttura narrativa troppo prolissa possa far perdere il filo della trama del romanzo, facendo travisare al lettore facilmente la chiave di lettura. Tuttavia questa volta, con Il genio e il golem uscito ottobre 2013, editore Neri Pozza collana I narratori delle tavole son riuscita ad arrivare all’epilogo finale, pagina 584 – «… qualsiasi strada avessero intrapreso non sarebbe stata facile, ma forse poteva concedersi di sperare» – con costanza, cocciutaggine e a dir il vero con non poche difficoltà: per me è già un trionfo! Come premio finale posso ora recensirlo, ne ho facoltà.
È un’opera prima, candidata al Premio Locus come miglior esordio, di Helene Wecker, neoscrittrice californiana, laureata in letteratura inglese, ebrea sposata con un arabo americano. Con questo background è riuscita a buttar giù un romanzo piuttosto corposo ma abbastanza scorrevole, ricco d’intrecci tra finzione e mitologia. Si potrebbe definire sotto certi versi una fiaba romantica che rivela ambientazione storico moderna americana degli inizi Novecento veritiera (periodo di massima espansione industriale nella Grande Mela e di forti migrazioni), ma nello stesso tempo con ricchezza di metafore. Oltre che indottrinare il lettore su personaggi mitologici come golem, creature antropomorfe di natura argillosa che leggono nel pensiero, derivanti dalla cultura ebraica, e genio o gin, entità soprannaturale intermedia tra il mondo angelico e l’umanità, radicata nella cultura arabo-islamica, Helen Wecker ha mescolo con fantasy, la problematica dell’integrazione del non indigeno americano, che si deve dar da fare assecondando le dinamiche relazionali e sociali oriunde anche a scapito delle proprie.
Ne son venute fuori allegorie ottime come «giudica le persone per quello che fanno e non da quello che pensano» o «imporre una vita immersa nell’ozio, è la peggior situazione possibile» per far arrivare al punto chiave del romanzo: il Sogno Americano è auspicabile agli immigrati che si rimboccano le maniche e nonostante la diversità cercano di integrarsi per un fine comune, il bene di tutti. Quindi oltre che leggere e godere di una piacevole storia d’amore tra la donna d’argilla e l’uomo di fuoco, due personaggi già di per sé molto diversi, ci si può fermare a riflettere: “ In una società della globalizzazione come la nostra, è possibile riuscire a integrare persone, culture e religioni tanto diverse, senza troppe rinunce delle tradizioni e con scarsi traumi? ” Meditiamo …