
Autore: Colin Dexter
Pubblicato da Sellerio - Febbraio 2016
Pagine: 381 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: La memoria

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Il viaggio in Inghilterra di una comitiva di ricchi e anziani americani viene turbata dalla morte di una di loro e dalla sparizione del prezioso gioiello medioevale che la donna custodiva. La causa della morte risulta essere un semplice infarto; un caso banale per l'ispettore capo Morse, fiore all'occhiello della polizia locale, che però fin da subito ha la sensazione che ci sia qualcosa di più. E i fatti non tarderanno a dargli ragione.

Era ciò che Lewis ammirava maggiormente, quella sua capacità di fare subito un balzo in avanti, quasi fin dai blocchi di partenza- anche se a volte finiva per trovarsi su una pista completamente sbagliata.
L’ispettore capo Endeavour Morse, protagonista di Il gioiello che era nostro, è un uomo coltissimo, ironico e dal carattere spigoloso. Quando viene chiamato all’Hotel Randolph di Oxford per constatare la morte della turista americana Laura Stratton e la sparizione del gioiello medievale conservato nella sua borsetta, stenta a credere che la soluzione possa davvero essere quella fornita dal medico legale: un banalissimo infarto.
Il Puntale di Wolvercote, prezioso reperto archeologico, era destinato alla collezione del Museo Ashmolean, e su questo lascito si fondavano le speranze di carriera del curatore dell’istituzione, Theodore Kemp. Kemp è un uomo vanitoso e un donnaiolo impenitente, che con il suo comportamento poco ortodosso si è circondato di malumori. Proprio su di lui si punteranno gli occhi vigili di Morse, che inizia presto a pensare che gli eventi che hanno portato alla sparizione del Puntale abbiano al centro proprio l’ambigua figura del curatore.
I sospetti dell’ispettore capo si dimostrano essere fondati: pochi giorni dopo il furto del gioiello, Kemp viene ritrovato morto. E a uccidere, questa volta, non è stato certo un infarto.
Morse, da grande appassionato di cruciverba ed enigmi, si incammina in un labirinto di false piste, sospetti e particolari apparentemente inspiegabili, fino ad arrivare a stringere la verità.
Colin Dexter dirige i suoi personaggi con grande finezza e varietà di sfumature. Sei suoi romanzi fossero opere figurative, sarebbero arazzi a punto croce, dove ogni individuo è un piccolo punto indispensabile per disegnare l’immagine collettiva. L’ispettore capo Morse è un personaggio solidissimo e ricco di sfaccettature, ma queste caratteristiche si ritrovano in ogni attore sulla scena, e ogni singola figura è realistica, credibile, e irrimediabilmente umana nei propri pregi e difetti. E proprio perché sono (e siamo) tutti essere umani, sia Dexter sia Morse guardano con indulgenza a tutti, compresi i colpevoli, spesso persone terribilmente fragili, disperate o schiacciate dal peso di qualche tragedia irrisolvibile.
A rendere inimitabili i gialli di Dexter, e a farli spiccare sul resto del genere è la minuziosa ricostruzione del colorito locale, ottenuta seminando nei vari personaggi tic e fissazioni degli inglesi appartenenti ai ceti sociali più diversi.
Approfondimento
Morse, con la sua enorme cultura, è probabilmente un alter ego letterario dello stesso Dexter, che gioca con il lettore impreziosendo la narrazione con innumerevoli citazioni letterarie. Uno degli elementi più particolari e godibili dei libri di Dexter è quello di far iniziare ogni capitolo con un esergo colto, una citazione letteraria che di fatto è la chiave dell’intero capitolo. A volte il legame tra narrazione e citazione è immediatamente percepibile, altre volte la si può afferrare solo nel corso della lettura del capitolo.
Il riferimento letterario più considerevole, però, è sotto gli occhi di tutti, un po’ come nella Lettera rubata di Edgar Allan Poe: la coppia composta da Morse e dal suo sergente Lewis è chiaramente un’edizione adattata all’Inghilterra degli anni ’80-’90 degli immortali Holmes e Watson. Morse infatti è geniale e coltissimo, ma anche sregolato e apparentemente incapace di empatia; Lewis è invece posato, con i piedi per terra e più rudemente “popolare”: eppure, anche se spesso non se ne rende conto, è lui ad avere l’intuizione fondamentale che permette a Morse di mettere insieme tutti i pezzi e giungere infine al cuore della verità.
Virginia Pili