
Autore: Graham Greene
Pubblicato da Sellerio - Ottobre 2019
Pagine: 364 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: La memoria
ISBN: 9788838939815

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Un viaggio attraverso l’Europa, da Ostenda a Istanbul, a bordo dell’Orient Express: è questa l’esperienza che attende i personaggi ideati da Greene. Sono uomini e donne diversi, con esperienze variegate alle spalle, ma uniti tra loro da una scia di cinismo e insicurezza che li cattura, loro malgrado, rendendoli inevitabilmente vittime o carnefici dello spaesamento generale.

Aveva la certezza di non trovarsi di fronte al successo, somigliava troppo all’insuccesso, e l’insuccesso lei lo poteva amare.
Antonio Manzini ha parlato dei passeggeri ideati da Greene come di un’umanità spaventata e insicura. Sono uomini e donne che si preparano ad attraversare l’Europa per poi trovarsi a dover fare i conti con le loro stesse vite. Una volta saliti sul treno, avranno davanti un cammino già disegnato. I binari impediscono qualsiasi variazione o ripensamento. Certo, sarà sempre possibile scendere in una delle stazioni intermedie, salire su un altro treno e tornare indietro. Ma i personaggi di Greene sembrano lanciati a tutta velocità verso un destino che non ammette tentennamenti. Un destino fatto di scelte volontarie ma anche di coincidenze o banali imprevisti. Un destino che alla fine si rivelerà apparentemente magnanimo con alcuni personaggi e assolutamente spietato con altri.
Ma chi sono questi personaggi? Chi sono i passeggeri dell’Orient Express? C’è Coral Musker, l’ingenua ballerina di fila che viaggia verso la Turchia per raggiungere una compagnia inglese di danza. Durante il viaggio conoscerà il signor Myatt, un ricco ebreo che si sposta da un capo all’altro del Continente per salvaguardare i suoi affari. Con lui, di cui s’innamorerà, la ragazza avrà il suo primo rapporto sessuale. Il suo sarà un amore carico di promesse e di illusioni, destinate a dissolversi nel momento in cui entreranno a contatto con la realtà. Tra i passeggeri conosciamo poi la giornalista Mabel Warren che sale sul treno dopo aver fiutato quello che potrebbe rivelarsi uno scoop sensazionale, capace di assicurarle un aumento di quattro sterline alla settimana. A chiudere il cerchio troviamo lo scrittore Savory, la giovane mantenuta Janet, il comunista Czinner e il ladro Grunlich.
Gli spazi limitati e angusti del treno consentiranno a questi personaggi di entrare in contatto l’uno con l’altro, intrecciando esperienze e avventure. E se da un lato la Warren si metterà sulle tracce del dottor Czinner, sua vecchia conoscenza, dall’altro Grunlich, dopo essersi macchiato di omicidio, cercherà unicamente di allontanarsi il più possibile dal luogo del delitto, preoccupandosi sempre e soltanto di salvare sé stesso. Pur avendo sfumature molto diverse, sono però tutti personaggi fragili, persi in un mondo che il più delle volte non riescono a capire. Personaggi che tentano d’inseguire i loro interessi, spesso accecati da un egoismo che gli impedisce di vedere nell’altro un essere umano degno di rispetto ed empatia. Ma il viaggio che hanno intrapreso è un gioco che non fa sconti. Solo arrivati a Istanbul sarà possibile scoprire chi sono i vincitori e chi invece è stato vittima di una roulette russa senza precedenti.
Approfondimento
Gli spazi ristretti hanno la capacità di mettere a nudo i personaggi con incredibile maestria. All’interno di un treno, così come di una nave o di un albergo isolato, l’umanità si apre a confidenze che in altre circostanze sarebbero rimaste sigillate e inaccessibili. I protagonisti de Il treno per Istanbul fanno in parte eccezione, restando più propensi ad un’analisi interiore: uno scavo privato nei recessi della propria coscienza.
Sono personaggi sospettosi e inclini alla diffidenza ed è per questo facilmente comprensibile quanto non amino la convivenza obbligata cui sono costretti durante il viaggio. Hanno pesanti segreti da nascondere, un passato tormentato da celare e pochissima voglia di confidarsi con dei perfetti sconosciuti. Per questo spesso ad un discorso smozzicato, interrotto il prima possibile, segue una lunga riflessione portata avanti nella solitudine della propria anima.
In questo modo Greene ci mostra un’umanità chiusa, pronta a trincerarsi dietro al proprio silenzio. E se da un lato Myatt potrebbe giustificarsi rimarcando il dilagante antisemitismo da cui si sente circondato (ricordiamo che il romanzo fu scritto nel 1932), dall’altro agli occhi della giovane Musker tutto appare nuovo e apparentemente incomprensibile. Ed è proprio quel sentimento di paura, generato dall’incapacità di capire, che porta i personaggi a perdere la propensione a fidarsi. Così facendo, diventano sospettosi e cinici. E nel farlo si ritrovano ad essere sempre più soli.
Mariangela Pala