
Autore: Piersandro Pallavicini
Pubblicato da Feltrinelli - Settembre 2016
Pagine: 270 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori

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Massimo Galbiati, professore di chimica all'università, e Virginio de Reitner, stimato ex professore ultracentenario, a bordo di una vecchia Jaguar coupé si dirigono in Svizzera per partecipare a un misterioso convegno scientifico. A far loro compagnia Pirloux, un bassotto particolarmente chiassoso.

I due scienziati, Galbiati e de Reitner, si conoscono poco. De Reitner è stimatissimo nell’ambiente universitario, scontroso e taciturno; Massimo Galbiati è orgoglioso e restio a inchinarsi a oltranza alla fama dell’illustre collega ultracentenario. Perciò a malincuore accetta di accompagnarlo al misterioso convegno sulla chimica che si terrà a Locarno, facendo da autista all’anziano professore a bordo della lussuosa Jaguar coupé del venerando collega, consapevole solo per questo di suscitare l’invidia di tutto il Dipartimento di chimica all’Università.
Durante il viaggio, e più ancora durante il soggiorno in albergo, Pirloux, il bassotto del vecchio professore, si conquisterà poco a poco la simpatia del protagonista di La chimica della bellezza, pur tra situazioni che metteranno a dura prova la sua pazienza. Massimo Galbiati, dapprima scettico su quanto lo aspetta, scopre invece che un convegno di luminari della chimica deve tenersi davvero in quei due giorni, con la presenza di premi Nobel e relatori di fama internazionale, dove la protagonista indiscussa è la chimica ammirata nella sua bellezza pura, nel piacere della scoperta, nella visione estatica della successione delle molecole.
La bellezza, afferma Galbiati, alias Pallavicini, non risiede solo in un tramonto da ammirare ma anche nello scoprire l’armonia insita nella sintesi mirabile degli elementi chimici che tra loro si aggregano. E scoprirà Massimo Galbiati, con suo immenso stupore, che il professor de Reitner è proprio l’ospite d’onore del convegno, il relatore che tutti attendono di ascoltare, in una platea gremita di premi Nobel che sembrano pendere dalle labbra di de Reitner quando questi prende la parola nel silenzio della sala.
Così Galbiati scoprirà il senso della richiesta del decano professore di 104 anni, decrepito ma energico al tempo stesso, di essere accompagnato proprio da lui in quella circostanza apparentemente misteriosa e inusuale.
Durante il racconto vengono presentate anche altre figure di scienziati, alcune credibili, altre quasi caricaturali, come Guillaume Chaluer, istrionico e leggero, quasi l’opposto di de Reitner.
Chiedo scusa, ma comunque io ero là, all’Ucla, quando era arrivata la notizia del Nobel al vecchio Cram, e lui era venuto a stringere la mano a tutti noi, in laboratorio, come se fosse merito nostro. Perché i grandi scienziati, le grandi intelligenze sono così, umili e generose.
Approfondimento
Piersandro Pallavicini è anch’egli docente di chimica all’Università degli Studi di Pavia, dove conduce apprezzate ricerche di Nanochimica Inorganica. Il suo è un vero e proprio inno alla chimica, materia tanto bistrattata e poco capita nelle scuole superiori, quanto amata da lui e sempre da lui ritenuta fondamentale in ogni aspetto del quotidiano, dove gli elementi regolano ogni cosa, persino le nostre esistenze.
La riuscita della storia de La chimica della bellezza risiede essenzialmente nelle numerose gag e situazioni esilaranti che vedono al centro la strana coppia composta dall’ultracentenario professor de Reitner e il giovane, in confronto, professor Galbiati.
Il racconto di Pallavicini è brioso, ironico, a tratti arguto, divertente e appassionante, suscita il sorriso convinto del lettore in numerosi passaggi del romanzo. Lo stile è fluente e scorrevole, il linguaggio ricco ma mai troppo ricercato, pur tra le tante citazioni e richiami al mondo della chimica. La leggerezza con cui Pallavicini tratta una materia per molti ostica come la chimica fa apprezzare maggiormente il libro in questione.
Lo stesso Pallavicini, vestendo i panni di Galbiati, ammette che il disamore verso una materia meravigliosa come la chimica è dovuto al fatto di avere avuto terribili professori al liceo che o non la sapevano spiegare o non la conoscevano. Effettivamente la sintesi tra cultura umanistica e cultura scientifica in La chimica della bellezza risulta particolarmente riuscita, in quanto l’autore riesce efficacemente a coniugare il racconto della chimica supramolecolare con la narrazione ironica e gustosa di molti accadimenti della quotidianità pura e semplice. E poi, come detto sopra, il linguaggio, che rende in maniera piana e concreta l’ostica materia, che diventa fruibile e godibile anche dai non addetti, portati ad addentrarsi nel mondo della chimica senza i funambolismi linguistici che contraddistinguono altri esperimenti del genere.
Roberta Morico