Autore: Antonio Manzini
Pubblicato da Sellerio - 2014
Pagine: 284 - Formato disponibile: Brossura
Collana: La Memoria
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Una donna penzola appesa per il collo con un filo di nylon. Tutto fa pensare a un suicidio, eppure al Vicequestore Schiavone qualcosa non quadra. Parte un'indagine che porta alla luce una serie di fatti ben diversi da un suicidio.
“E l’eterno Iddio, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo.”
“Mi sono messa a pensare. A sentire la storiella, la donna nasce dall’uomo, anzi ne è proprio un pezzo. E l’uomo impazzisce per la donna, la ama. In realtà ama se stesso. Ama un pezzo di sé, non un altro da sé. […]Un amore concentrato sulla propria persona che niente ha a che fare con l’amore.” La costola di Adamo di Antonio Manzini.
Di donne maltrattate o, peggio ancora, uccise, ormai purtroppo si sente parlare ogni giorno. Di libri di questo tipo, invece, ne circolano un po’ meno. Ed è un gran peccato. Rocco Schiavone è il vicequestore di Aosta, spedito in esilio nella cittadina valdostana a causa di comportamenti poco consoni al regolamento della questura. In realtà è una forza di uomo, un inguaribile cinico perennemente in lotta col prossimo che fuma canne al mattino, va in giro con delle Clarks semidistrutte e, anche se sembra che odi il suo lavoro, in realtà ha un occhio attento per le sfumature e un grande talento investigativo.
E’ Schiavone che ci guiderà per tutto il libro, ed è lui che dovrà scoprire chi è riuscito a mettere in scena un delitto tanto macabro come quello di Ester Baudo di via Brocherel 22. Chi è stato capace di ridurre la donna nelle condizioni in cui la domestica Irina l’ha ritrovata poche ore dopo la morte.
Durante le indagini, Schiavone si troverà ad avere a che fare con colleghi inefficienti, giovani ladri, belle donne, cattivi mariti e fedeli amiche e, anche quando avremo cominciato a pensare che il caso sia stato risolto, il vicequestore ci stupirà ancora, con un finale a sorpresa. Manzini è riuscito a cucire una trama originale e coinvolgente che – inutile dirlo – fa tenere gli occhi incollati alle pagine, curiosi di scoprire chi sarà il responsabile del delitto e quale meccanismo avrà messo in atto. Non è facile trattare un tema come quello del femminicidio: sembra sempre che se ne parli poco o nei termini meno adatti. La chiave di lettura proposta da Manzini è, non solo nuova e interessante, ma soprattutto efficace, perché capace di scavare realmente nel problema e raggiungere delle possibili radici.
Un romanzo che indaga sulla potenza del rapporto uomo-donna e sulla solidarietà femminile; un insolito ritratto “in giallo” di uno dei peggiori mali del nostro paese, di cui si sentiva veramente bisogno: “perché finché il numero dei casi di femminicidio non si azzererà, non potremo mai definirci un paese civile.”