
Autore: Hannah Kent
Pubblicato da Piemme - settembre 2017
Pagine: 408 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Rilegato
Collana: Narrativa

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C’è un fondo di verità nelle superstizioni? Sono tutte miti e leggende, o c’è qualcosa di reale? Nòra, la nonna di Micheàl, sembra non avere dubbi e utilizzerà tutti i metodi curativi magici di Nance, la donna del bosco, per salvare il nipote dal Buon Popolo degli spiriti.

Siamo in Irlanda nel 1825. Nòra rimane vedova di Martin, morto per un malore tra i campi; da poco ha subìto anche il lutto per la sua unica figlia Johanna, ed all’improvviso si trova da sola ad affrontare i problemi economici e soprattutto a crescere Micheàl, figlio di Johanna, che da quando la madre è morta non sembra più un normale bambino di 4 anni, non riesce a camminare né a parlare né ad esprimersi.
Nòra non lo mostra in giro, lo nasconde, un po’ per vergogna un po’ per proteggerlo dalle malelingue….la comunità infatti è molto legata alle tradizioni ed alle superstizioni, e i pochi che l’hanno visto parlano del bimbo come di un changeling: una sorta di spirito cattivo, brutto e informe che ha preso il posto del vero Micheàl bello e sano che sarebbe adesso nelle mani del Buon Popolo, il cui unico scopo è creare scompiglio tra gli umani, portare sfortuna, morte e disgrazie.
Nòra ha bisogno di risposte: sa che l’unica volta che era andata a trovare la figlia a casa del marito in un’alta contea, Michèal era sano, vivace e aveva cominciato a dire le sue prime parole. Poi dopo la morte della figlia, avvenuta in strane circostanze qualche mese fa, quello che il genero ha portato ai suoceri per badare a lui, non era più il bimbo che lei conosceva. Doveva per forza essere successo qualcosa che lo aveva cambiato e reso un mostriciattolo urlante, con i piedi storti, ed incapace di comunicare.
Ha cercato una cura rivolgendosi al dottore del posto, che si è preso solo i suoi soldi, ma non ha dato nessun rimedio “Vostro nipote è cretino. Non c’è niente che possa fare per lui”; ha chiesto aiuto al prete per un esorcismo, ma Padre Healy non crede ai malefici, e anche lui non ha soluzioni “è mio dovere elevare la gente di questa valle a un senso di moralità che risponda alle esigenze della nostra fede”.
Non rimane che rivolgersi a Nance Roche, l’anziana donna del bosco, che è una levatrice, una guaritrice e anche una strega che parla e sente gli spiriti;
“Che razza di donna vive da sola con una carpa e un tetto basso di erbe appese ad essiccare? Che razza di donna sta in compagnia degli uccelli e delle creature che dimorano sul confine tra luce e ombra? Che razza di donna troverebbe soddisfazione in un’esistenza tanto isolata, senza il bisogno di figli e del conforto di un marito? Una donna che è stata scelta per varcare i confini. Che comprende i misteri del mondo e che vede nei rovi spinosi la scrittura di Dio”. Nance è certa che il bimbo sia un changeling, e lei “ha il dono della guarigione. Non come quelli che sostengono di saperti curare e vogliono solo alleggerirti un po’ di liquore”
L’unica persona a non provare repulsione per il piccolo Michèal è Mary, la giovane ragazza che aiuta Nòra a gestire la casa e a badare al bambino; Mary è restia a seguire i metodi di guarigione di Nance e a somministrargli le erbe velenose che gli prescrive e che lo fanno star male.
Alcune persone sono diverse, Nance. Nascono fuori dalla realtà, con la pelle più sottile, uno sguardo più acuto che riesce a cogliere ciò che sfugge agli altri. I loro cuori consumano più sangue del normale e per loro i fiumi scorrono in modo diverso.
Ne “La donna del bosco” viene rappresentato il conflitto tra superstizione e fede, tra antiche credenze e razionalità, tra cosa sia sbagliato e cosa giusto. In un contesto in cui sembra abbastanza facile prendere una chiara posizione, la storia è descritta in un modo estremamente obiettivo. I diversi punti di vista sono così approfonditi che il lettore inaspettatamente si trova a prendere le parti prima di Mary che vuole proteggere Michèal, poi di Nance che vuole e sa di poterlo salvare e anche di Nòra che è profondamente disperata.
Sembrerebbe una storia antica e retrograda, ma è vicina a molte realtà moderne, in cui spesso ci si affida a credenze laddove i metodi tradizionali non funzionano; è una storia che brucia; è una storia che fa male.
Amelia Sara Macca
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