Autore: Guadalupe Nettel
Pubblicato da La Nuova Frontiera - Settembre 2020
Pagine: 224 - Genere: Narrativa, Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Audiolibro, Brossura, eBook
Collana: Liberamente
ISBN: 9788883733833
ASIN: B08HDN68G4
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Laura e Alina si sono conosciute a Parigi quando avevano vent'anni. Ora sono tornate in Messico, dove Laura ha affittato un piccolo appartamento e sta finendo la tesi di dottorato, mentre Alina ha incontrato Aurelio ed è rimasta incinta. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando un'ecografia rivela che la bambina ha una malformazione e probabilmente non sopravvivrà al parto. A ciò si aggiunge Doris, vicina di casa di Laura, madre sola e con un figlio impossibile da gestore. E mentre per Alina e Aurelio inizia un doloroso e inatteso processo di accettazione, Laura ci narra il loro difficile percorso, ed anche lei riflette sulle incomprensibili logiche dell'amore e sulle strategie che inventiamo per superare le delusioni.
La cosa certa è che nella nostra società i figli sono assegnati ai padri in modo facoltativo ed alle madri obbligatoriamente.
Laura e Alina si conoscono da tempo, hanno vissuto insieme gli anni della giovinezza, hanno girato il mondo, hanno studiato, conosciuto e compreso. Ora una linea indelebile marca un confine insuperabile tra le due: Alina ha scelto di essere madre, Laura no. Da questa scelta le loro vite cambiano, ma continuano a intrecciarsi, continuano l’una a chiedere il sostegno dell’altra: Alina dovrà affrontare una gravidanza difficile, sulla quale pesa una diagnosi terribile per la piccola Ines, alla quale i medici diagnostica la morte subito dopo il parto. E allora Alina e Laura continuano a essere l’una sostegno dell’altra. Perché le donne sono così, capaci di creare legami indissolubili, capaci di creare una rete di conforto ed assistenza anche delle situazioni più difficili ed impensabili.
Accanto a Laura ed Alina arriva però un’altra donna: Doris, vicina di casa di Laura, sopraffatta dalla depressione e dalla gestione di un figlio assai problematico, che la sta facendo sprofondare ancora di più in un baratro senza ritorno. Due madri, Alina e Doris, due figli, Ines e Nicolas, ed in mezzo Laura, che sceglie di non avere figli, ma si ritrova comunque ad essere madre, in modi diversi e sotto forme diverse; ad imparare la maternità semplicemente come atto di prendersi cura, di preoccuparsi di qualcun’altro, come non aveva mai fatto prima e come non pensava di dover fare mai. Perché le madri sono tante e l’amore materno può avere non solo tante forme ma anche tanti tempi diversi.
La figlia unica è un romanzo di grande impatto emotivo, che parla di donne, di maternità, di figli e di madri, di donne e di amori; racconta non solo la maternità, forse anche nella sua espressione più dolorosa, ma anche e soprattutto di donne, dei legami che tra esse si instaurano, dove gli uomini, quasi totalmente assenti nel romanzo, sono solo una controfigura sbiadita e sfilacciata della enormità di pensieri, ruoli, azioni e circostanze che circondano, e a volte ingabbiano, le donne.
Approfondimento
Esiste davvero un modo per essere madri? Oppure la maternità è il riflesso di come abbiamo vissuto la nostra vita e come intendiamo donarla agli altri. Ci sono davvero madri brave ed altre meno brave? Oppure siamo tutti, genitori e figli, fallibili e fallaci, cerchiamo di indicare una via a coloro che il destino ci dona, e ci perdiamo, sbagliamo, annaspiamo cercando di indicare quella via. Guadalupe Nettle, con la sua scrittura chirurgica ed essenziale, racconta e parla, e taglia le parole in modo da lanciare al lettore tante piccole lame, tanti aghi di spillo che entrano nei nostri pensieri, nei nostri preconcetti, nella nostra quotidianità e la scardina, prende la figura della madre, di ogni madre, e la spoglia da tutte le sovrastrutture messele addosso da secolo e generazioni e la restituisce al lettore per quello che è: un atto d’amore.
Penso che a un certo punto tutte noi madri ci rendiamo conto di questa cosa: abbiamo i figli che abbiamo, non quelli che immaginavamo o quelli che ci sarebbe piaciuto avere, ed è con loro che dobbiamo fare i conti.
Romina Celani