Autore: Aurora Tamigio
Pubblicato da Feltrinelli - Luglio 2023
Pagine: 416 - Genere: Romanzo storico, Saga famigliare
Formato disponibile: Audiolibro, Brossura, eBook
Collana: I narratori
ISBN: 9788807035609
ASIN: B0C6QFGXJG
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Nella Sicilia degli anni ‘20, Rosa, figlia di una terra fertile e resistente come il suo nome, si innamora perdutamente di Sebastiano, un uomo diverso dagli altri. Fuggono insieme e fondano un'osteria, diventando pilastri per la comunità. I loro figli, Fernando, Donato e la dolce Selma, s'immergono in una trama intricata di amori e scelte controverse. Selma, incantata da Santi, s'immerge in un matrimonio che porterà guai e un furto di eredità. Le loro figlie, Patrizia, Lavinia e Marinella, affrontano sfide uniche mentre lo spirito di Sebastiano ritorna nei momenti critici, tessendo la storia di una famiglia attraverso generazioni e cambiamenti.
Sua madre aveva chiuso gli occhi e si era appoggiata ai guanciali. E d’un tratto, davanti a Lavinia, si era materializzato il tempo. Non più come una galassia di pulviscoli invisibili che le stava tutto intorno, non più un tempo infinito e incalcolabile che non si sarebbe mai esaurito perché lei era giovane e la sua vita appena incominciata e destinata a non finire mai. Ora il tempo le si era seduto accanto, pesante tanto che il materasso di Selma aveva preso trecento chili. Il tempo erano le lancette che tagliavano, come i coltelli affilati di nonna Rosa, i secondi, i minuti, le ore, le giornate che le restavano da vivere con la mamà.
Da principio c’era donna Rosa che viveva in una povera famiglia trascurata dalla madre e soprattutto picchiata violentemente dal padre, che nei momenti di libertà dal lavoro impiegava così il tempo. In questo modo Rosa cresce forte e coraggiosa e temprata da queste esperienze con un carattere acceso e autoritario.
Di lei si innamorò Sebastiano Quaranta, un bel giovanotto che aveva poco a che fare con il lavoro e la fatica ed era più avvezzo a suonare, ma che la convinse a comprare uno stabile per farci una Osteria. Qui Rosa ne diventò la regina indiscussa e in paese erano conosciutissimi, la fama ormai li precedeva.
Dalla loro unione nacquero tre figli uno bello come il padre, Ferdinando, uno bruttino, Donato, ed infine Selma, una bellissima bambina bionda e dai lineamenti fini, ma dal carattere eccessivamente mansueto. Donato decise di prendere i voti, Ferdinando di cominciare a dedicarsi ai motori, mentre Selma eccelleva nel cucito a tal punto che venne scelta di persona per i confezionamenti religiosi.
Da quanto erano belle le sue colombe d’oro si era immaginata che dovesse essere una creatura dall’aspetto infelice, con il solo vanto di cucire. Ma siccome era amica di Nena, aveva messo in conto che sarebbe stata un altro grattacapo. Invece Selma era silenziosa, parlava solo per rispondere e lo faceva usando niente di più delle parole che servivano. Diceva sempre – Se vossia lo preferisce -, -Come vuole vossia -, e la chiamava Signora a ogni fine frase.
Mentre i figli crescevano imperversava la Seconda guerra mondiale che portò via Sebastiano, e quando Rosa lo riconobbe decise di non riconoscerlo e fare finta che fosse morto. Lei voleva ricordarselo com’era, mirando da mattina a sera il quadro di loro due sposini, quando sia lei che lui indossavano due abiti speciali.
Selma si invaghì di Santi Maraviglia un nullatenente e nullafacente che Rosa e Ferdinando proprio non approvarono, ma che alla fine si sposò con Selma e da loro nacquero tre figlie femme: Patrizia, similissima alla nonna Rosa, severa e intelligente, Lavinia molto appariscente, ma con poco sale in zucca e infine la più piccola e amata dal padre, Marinella, arrivata per ultima quando Selma aveva più di trent’anni, e che fu la motivazione principale della vendita dell’Osteria.
Santi, infatti, fece un sogno in cui la bambina avvertiva che era necessario cambiare casa e andare a vivere in città e così lui rubò i soldi conservati da Rosa per Selma e acquistò una casa in città con annessa drogheria.
D’improvviso la famiglia Maraviglia si ritrovò a vivere in città e dopotutto le figlie e la moglie erano soddisfatte, mentre Rosa proprio non digeriva l’affronto.
Nel frattempo, Patrizia dovette abbandonare il collegio di Santa Anastasia al quale era stata iscritta dallo zio Donato e nel quale aveva conosciuto Peppino, un ragazzo a cui lo zio era affezionatissimo e aveva aiutato a crescere.
I due si erano innamorati e il distacco non fermò il fiume di lettere che si mandarono negli anni… ma Peppino non sposò mai Patrizia.
C’erano molte cose che Patrizia aveva in mente quel pomeriggio da dire a Peppino Incammisa: non ci aveva mai pensato a quanto breve sia l’ultimo momento passato insieme a qualcuno che, forse, non si rivedrà mai più.
L’unica donna che avrebbe potuto portare i “pantaloni” e primeggiare come capofamiglia poteva essere unicamente Patrizia che si era potuta iscrivere grazie all’eccellente condotta all’Università, ma la vita le fu avversa quando alla morte della madre Selma il padre decise di risposarsi con Carolina.
Le seconde nozze crearono molto scompiglio e odio in famiglia e si arrivò anche alle mani e a violenza.
Erano già gli anni ‘80 quando Marinella ricevette l’approvazione per trasferirsi in Inghilterra a studiare l’inglese per merito della borsa di studio e il libretto di risparmi di Patrizia che piuttosto di vedere tutte sistemate le sorelle rinunciò a studiare e si sposò in tarda età con Cosimo. Infine, anche Lavinia e Marinella si sistemarono, mentre toccò una brutta sorte a Santi.
Approfondimento
Il cognome delle donne è il racconto appassionato di una intera famiglia e abbraccia quasi un secolo di storia italiana senza mai annoiare, anzi le pagine scorrono come un fiume incantando il lettore che resta così del tutto affascinato.
Una saga familiare ben piazzata e scritta come se si fosse vissuta in prima persona, sembra quasi un’autobiografia da quanta veridicità viene impressa nelle pagine. La saga ha un epilogo decisamente lieto e con una morale efficace, dove il cognome sembra finalmente assumere importanza, a dispetto di altri più ingombranti.
Il personaggio più carismatico è Rosa che fino alla fine dei suoi giorni segue le nipoti senza mai abbandonarle, anche conferendo a Marinella qualche consiglio sulle arti magiche, una donna nata per resistere senza rimpianti e illuminata da una forza generazionale sorprendente. Poco in luce la figura di Donato che fa capolino tra le pagine del romanzo solo per aiutare le nipoti economicamente o grazie ai propri collegamenti ecclesiastici. Lavinia avrebbe potuto avere più spazio soprattutto verso la fine, mentre la sua immagine verrà rapidamente sostituita da quella più vispa e irrequieta di Marinella.
Resta sospesa la storia fra Patrizia e Peppino e si capisce poco della loro separazione, o perlomeno le ragioni che adduce Peppino non convincono abbastanza, se l’interesse fosse stato così forte si sarebbe potuto inserire qualche capovolgimento nella narrazione aggiungendo anche un po’ di pepe, ma questa correlazione viene del tutto a mancare impoverendo la loro relazione.
Aurora Tamigio per essere una neofita è sbalorditiva, ha scritto un’opera validissima ricca di spunti curiosi, storia ed emozione, il lettore aspetterà con trepidazione le prossime pubblicazioni dell’autrice.
Nausicaa Baldasso