Autore: Gianrico Carofiglio
Pubblicato da Feltrinelli - Novembre 2021
Pagine: 160 - Genere: Saggio letterario
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Varia
ISBN: 9788807493065
ASIN: B09B44VCW8
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“La nuova manomissione delle parole” è la versione aggiornata di quello che può definirsi un compendio delle sofisticazioni drammatiche e spiazzanti che la classe dirigente, in senso lato, può operare, per malizia o ignoranza, sulle parole, sul loro significato, in definitiva sul “pensare comune”.
La manomissione è perpetrata con malizia o pura ignoranza, che in realtà non si escludono a vicenda, ai danni delle parole, di conseguenza del significato che giunge al loro destinatario. Se basta il semplice spostamento di una virgola per cambiare senso a una frase, quanto può cambiare l’opinione pubblica lo stravolgimento del significato delle parole?
Il poeta greco Ghiannis Ritsos ha detto che le parole sono come vecchie prostitute che tutti usano, spesso male: e al poeta tocca restituire loro la verginità.
L’autore dichiara sin da subito le sue intenzioni, il suo atto politico, scommettendo sulla possibilità di distinguere la buona dalla cattiva politica.
In nessun altro sistema di governo le parole sono importanti come in democrazia.
Ne consegue che un impoverimento del linguaggio determini inevitabilmente una diminuzione della democrazia.
Gianrico Carofiglio rimarca ripetutamente il fatto che una maggiore ricchezza di linguaggio va a braccetto con una maggiore ricchezza di possibilità, di scelte. Quando non ci sono possibilità di espressione non rimane che l’agire per frustrazione. Chi è limitato e povero brucia i libri.
Il libro La nuova manomissione delle parole parte con alcuni capitoli che spianano la strada alle parole, che come proiettili colpiscono dritti al cervello del lettore. Qualche colpo è finito anche al petto, devo essere sincero, riferendomi ai capitoli dedicati a parole ben specifiche: scelta e popolo.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Non a caso, Liliana Segre con tutto ciò che ha vissuto, con vivo terrore nomina sempre con sgomento la parola indifferenza.
Carofiglio, dal sesto capitolo, parte dalla parola vergogna e prosegue guidato da un filo rosso che altro non è se non la sintassi di La nuova manomissione delle parole. Ogni pausa, interpunzione, ogni subordinata, ogni periodo, ogni respiro con cui il lettore scandisce il tempo sino all’epilogo, compone un racconto appassionato.
Il libro non risulta appesantito dalla sua natura apparentemente didascalica, ma lievita leggero come un viaggio verso la riscoperta di un terreno fertile come quello del linguaggio.
Scelta è il contrario di rinuncia, di conformismo e di vigliaccheria. Scelta è il contrario di vergogna.
Approfondimento
Carofiglio aggiorna la sua manomissione smontando con perizia le parole che tanto si sono allontanate dal loro significato, a causa dell’uso contorto e malizioso che ne viene fatto. Dall’ascesa politica di Berlusconi, al trionfo del populismo.
L’autore non nasconde le sue scelte di campo e non strizza l’occhio per cercare consensi o apprezzamenti, e questo rende la lettura fresca e coinvolgente.
In principio era il Verbo, il logos.
Lutero imperniò la sua riforma sulla centralità della parola, ribadendo il fatto che nessun edificio, nessuna istituzione è la parola, né tanto meno la rappresenta. La parola è il principio e la parola è l’alito che viene infuso nel fango per creare il primo uomo.
Carofiglio, in ogni riga, costantemente, cerca di far passare un messaggio al lettore, cioè che le parole sono il vessillo della libertà, e non solamente intellettuale, ma fisica, concreta. L’azione deve partire dalla parola, altrimenti potrebbero nascere mostri ignoranti e abominevoli. Cita Adolf Hitler:
Io non amo Goethe. Ma sono disposto a perdonargli molto per via di una sola parola: ‘In principio era l’azione.
Punta il dito sul ribaltamento dei significati che la politica ha attuato, sul loro appiattimento e inesorabile impoverimento, con lo scopo, più o meno cosciente, di interpretare la realtà a proprio vantaggio. Come scrisse Tullio De Mauro, l’imitazione è parte integrante e fondamentale del linguaggio, citando lo Zibaldone di Leopardi, è il modo in cui apprendiamo le cose, ma per farle nostre deve subentrare poi un processo creativo.
Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi: i bambini già sanno che esistono.
Appiattire il linguaggio significa annullare la creatività, annullare le possibilità che derivano dal dissenso, dalla libertà democratica, appiattire significa annullare le sfumature e i colori.
Carofiglio può apparire estremo a volte, eccessivo, ma questo è dettato dalla passione con cui scrive, passione che traspare in ogni capitolo. La passione è un motore potente, e se si coglie questo aspetto tra le parole dell’autore, ci si sente spinti ad andare avanti, a riscoprire altre parole.
L’autore ci esorta a farlo, ci esorta a sconfiggere l’indifferenza, che altro non è se non mero appiattimento, annullamento di opinioni, idee, forza creativa. In questo, forse, si può intendere La nuova manomissione della parola come un manifesto.
Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare.
Cristiano Dall’Asta