
Autore: Hilary Mantel
Pubblicato da Fazi - Aprile 2014
Pagine: 318 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Le strade

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📙 Versione Kindle
📙 Acquista online
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
L’evento rivoluzionario che ha segnato l’inizio dell’età contemporanea raccontato attraverso le storie dei grandi personaggi che ne hanno scritto le pagine più gloriose e più tragiche.

All’esclusivo collegio Louis le Grand si ritrovano come compagni di studi tre giovani dalle notevoli doti intellettuali, membri della classe borghese e provenienti dalla provincia francese. La narrazione di La storia segreta della rivoluzione ne segue le storie fin dai primissimi istanti di vita, per arrivare al momento dirompente in cui quegli stessi studenti, e poi giovani avvocati, saranno consegnati alla storia come artefici di quella rivoluzione che costituisce uno dei crocevia più ambigui e più significativi della storia occidentale
Camille Desmoulins è un vero e proprio enfant terrible, uno spirito mai domo che – parafrasando le parole dell’amico D’Anton – pensa volentieri alla distruzione perché la distruzione ce l’ha dentro. Georges-Jacques D’Anton è un principe del foro dal viso sfregiato per un incidente avuto in età infantile. Maximilien de Robespierre è colto ed erudito, sempre pronto, nella sua carriera forense, ad appassionarsi nella tutela delle fasce più deboli della popolazione.
L’appassionante ricostruzione dell’infanzia e della giovinezza di questi tre personaggi monumentali ne La storia segreta della rivoluzione rende chiaro come, per loro, la rivoluzione sia stata innanzitutto, una questione personale. La veemente polemica contro l’ancien régime – che trovava espressione in una monarchia ormai al collasso da ogni punto di vista (finanziario, politico, morale, …) – è innanzitutto polemica contro l’autorità paterna (“Io penso invece che mi piacerebbe collaborare a una rivoluzione sanguinosa e violenta, una cosa che arrecasse un affronto a mio padre” dice Camille Desmoulins) e contro le convenzioni sociali che caratterizzano la borghesia francese. E per smontare una società patriarcale alla quale interessano solo un buon matrimonio e una buona posizione sociale mentre la cosa pubblica è allo sfascio serve solo una rivoluzione.
Il peso del vecchio mondo è opprimente e cercare di sgombrarlo dalla propria vita è faticoso solo al pensiero (…); è faticoso cambiare la logica, modificare i comportamenti. Da qualche parte ci deve essere un modo più semplice e più violento.
Ed è proprio quello che avviene. La penna di Hilary Mantel tratteggia tutte le fasi cruciali della Rivoluzione, quelle stesse fasi che tutti noi abbiamo studiato sui libri di storia. Dalla convocazione degli Stati Generali – assemblea nella quale vedremo Robespierre pronunciare il suo primo, infuocato, discorso –, al giuramento della Pallacorda, fino all’esplosione rabbiosa della folla, che metterà a ferro e fuoco Parigi. È la folla che diventa protagonista nella parte finale de La storia segreta della rivoluzione, la folla che “non ha anima, ha soltanto zampe, artigli e denti”. Si arriva così alla Presa della Bastiglia, la prigione di Stato, simbolo dell’oppressione del vecchio regime. È il 14 luglio del 1789, l’inizio di una nuova età.
Approfondimento
Interessante l’approccio di Hilary Mantel alla narrazione di una vicenda storica tanto suggestiva quanto controversa. La scelta di risalire alle origini e ricostruire la vita e le personalità dei protagonisti offre al lettore un punto di vista inedito: i grandi nomi della storia non sono più entità monolitiche e colossali, ma persone umane, le cui azioni hanno come imprescindibile retroterra un vissuto privato ben preciso.
Forse è un po’ pretenzioso il voler seguire parallelamente le vicende di ben tre personaggi così densi. La Mantel, infatti, non si mostra sempre all’altezza del compito, e a tratti la narrazione de La storia segreta della rivoluzione diventa confusa, sconnessa anche dal punto di vista linguistico, e subisce dei salti logici. Il lettore, insomma, è costretto a passare bruscamente da un personaggio all’altro (senza contare il cospicuo numero di personaggi secondari) e a riprendere le fila delle singole storie, il che può essere faticoso e disincentivante nel prosieguo della lettura.
Avrebbe meritato a mio parere più spazio la situazione sociale e politica dell’epoca, con speciale riguardo per gli strati più umili della popolazione. La gente comune, infatti, non ha il giusto spazio e viene ridotta a una massa informe e facilmente manovrabile.
Marta Magnanini