
Autore: Agnese Fioretti
Pubblicato da Giunti - Marzo 2023
Pagine: 224 - Genere: Biografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Varia
ISBN: 9788809973572
ASIN: B0BYL9F9QG

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Specularmente a tratti penso il contrario: la persona privilegiata è quella che sta scrivendo queste righe, quella che, nonostante tutto, ha trovato le risorse per restare in piedi, lottare ogni singolo giorno, impiegare le parole e la condivisione come lenitivi.

Agnese Fioretti è una giornalista che ha una famiglia composta da due bambini, Pietro e il secondogenito Elia, e un amorevole marito Tommaso. La storia che ci racconta in La nostra vita nello spettro autistico è una realtà a tutti gli effetti basata sulla sua personale esperienza. Suo figlio Pietro nato nel 2015 si scopre essere affetto da autismo. Attraverso le pagine di questa biografia la giornalista ricostruisce la scoperta avvenuta pochi anni dopo la nascita e le modalità con cui la famiglia riesce ad affrontare la situazione. Una donna distrutta, ma non sconfitta, che dopo un’inziale smarrimento comprende di amare profondamente il figlio e di volere per lui tutto ciò che è possibile ricostruire. Inizia così a scrivere delle lettere profonde indirizzate al figlio nelle quali riesce ad esprimere con più chiarezza i sentimenti che prova, sentimenti molteplici, conditi anche da immancabile rabbia, ma che sono capaci di trasmettere al lettore la grande forza d’animo che caratterizza la madre.
Ogni progresso è visto come un successo ed anche i viaggi prima rimandati ritornano presenti nella famiglia che a soli tre anni dalla nascita di Pietro decide di intraprendere la vacanza in Russia come da tempo pianificato e accogliere dopo poco più di un anno la nascita del piccolo Elia. Gli stravolgimenti che Pietro riporta creano frequente scompiglio nella quotidianità di Agnese, ma lei cerca di dare voce a questa patologia come se tutto fosse una scelta di vita, ne esce una narrazione ricca di riflessioni e fortemente poetica, quasi a voler essere un piccolo insegnamento.
Sono le risate di due persone felici. Forse è proprio lì, in quelle risate e in quegli attimi, che ho cominciato a capire come si possa essere felici nella tristezza.
Non esiste amore più completo di quello che Agnese riversa verso Pietro, un amore che non conosce un limite, ma che è fatto dello stesso linguaggio che condivide con Pietro; la gioia e anche la paura, ma soprattutto il senso di colpa che Agnese prova nel vedere nascere Elia, un bimbo del tutto sano, la destabilizzano, perché lei d’un tratto non si rispecchia più nella normalità. Eppure, fra tutte le barriere che si possono presumere, l’autismo non è una di queste, inconsciamente Agnese e Tommaso si accorgono che anche la festa di compleanno per un bimbo come Pietro è una occasione che possono organizzare, con i giusti ritmi, gli invitati capiscono e accolgono forse con timore, ma allo stesso tempo con premurosità la scelta dei genitori.
Tanti anni fa, in estate, andai a vedere la recita scolastica di una mia cuginetta. Una bambina mi colpì talmente tanto che quell’episodio non l’ho mai dimenticato. Mi colpì perché era una bambina affetta da nanismo: già si notava, è vero, ma i suoi coetanei erano ancora alti quanto lei. Mi sono sempre chiesta cosa provassero i suoi genitori, cosa significa misurarsi con la paura del tempo che avanza, un tempo divoratore che trasforma le crepe in voragini, le piccole distanze in spazi sconfinati. In quel periodo guardavo Pietro nello stesso modo in cui pensavo a quella bambina, con la paura di vederlo presto diventare uno scricciolo tra i giganti.
Le manifestazioni mutevoli del bambino altro non sono che un atteggiamento di riconoscenza e di coraggio verso il mondo, un mondo che si trova davanti una sensibilità estrema e che non se l’aspetta così tutta insieme, all’improvviso. Per la madre ripensare alla fatica dell’accoglimento è a tutt’oggi traumatico, i controlli annuali, i corsi, i monitoraggi, tutto sembrava complicato all’inizio, ma con il passare del tempo si normalizza e Pietro entra in confidenza con i dottori con le maestre, con il suo ruolo, ben distinto da quello degli altri, ma non per questo meno importante.
Approfondimento
La magia di questa storia è nell’accettazione di una strada che anche se sembra non proporre alternative in realtà non impedisce ai genitori di sognarle e di vivere le giornate in uno stato di speranza.
Agnese sostiene di aver imparato con Pietro a respirare sott’acqua, la gioia di viverlo e di vederlo felice e allo stesso tempo di condividere tale felicità con chi ama quanto lei il figlio riesce a soffiare via ogni pensiero negativo e a far scomparire il dolore da dipendenza, perché l’unica cosa che conta è il rinforzo, ovvero quella capacità di appagare la persona, che può essere utilizzato come premio e motivo per completare tutta o in parte una esistenza.
Nausicaa Baldasso