Autore: Don Winslow
Pubblicato da Einaudi - 2011
Pagine: 453 - Genere: Thriller
Formato disponibile: Brossura
Collana: Stile libero big
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Due ragazzi col pallino della chimica creano la più potente varietà di marijuana mai esistita. Questo mette in allarme i cartelli messicani che giurano loro guerra.
Le belve di Don Wislow: Ben e Chon sono amici per la pelle, condividono tutto, compresa la splendida Ophelia, detta O. Il loro regno è la California, dove coltivano e smerciano la miglior marijuana degli Stati Uniti. Ma la loro attività è finita nel mirino di cartelli messicani che comunicano presto le loro intenzioni. A Ben e Chon non restano che due alternative; incassare i dividendi e ritirarsi oppure accettare la sfida e prepararsi ad una battaglia in cui tutto verrà messo in gioco.
E così è arrivata.
Dopo due libri meravigliosi, incasso una discreta delusione. Certo, tre centri uno dopo l’altro sarebbero stati qualche cosa di clamoroso, ma questa volta l’amatissimo Winslow, che mi aveva abituata a ben altre vette, mi ha lasciata decisamente insoddisfatta. Ben e Chon sarebbero stati di due personaggi perfetti. Trafficanti di droga, portabandiera del “vivi e lascia vivere“, l’uno l’opposto dell’altro, uomo d’affari contro macchina da guerra eppure legati da una fratellanza indissolubile, infilati in una storia decisamente intrigante; per non parlare poi di Elena, signora e padrona della droga, un vilain al femmile che sarebbe potuto diventare in qualche cosa di indimenticabile.
Insomma, poteva venire fuori un romanzo alla stregua de “Il potere del cane“. Peccato che ne “Le Belve” tutto puzzi di furbizia e leggera paraculaggine. Non si tratta di un fallimento completo, il talento di Winslow non può essere messo in discussione comunque, ma ne “Le Belve” mancano i due elementi fondamentali che avevano caratterizzato “L’inverno di Frankie Machine” e “Il potere del cane”: una scrittura potentissima ed una storia piena di passione. Qui non si lascia tutto in superficie, non si scava mai a fondo..I capitoli sono brevi flash, rapidi ed immediati.
I personaggi sono quasi abbozzati e finiscono irrimediabilmente con l’assomigliare a figurine destinate a sparire dalla mente del lettore non appena chiudiamo il libro. Un paio di loro sono clamorosamente sbagliati, su tutti Ophelia, francamente irritante e lontano mille miglia da altre indimenticabili figure a cui ci aveva abituato Winslow. Il tutto viene completato da un finale che voleva essere catartico e purificatore, ma risulta superficiale e ruffiano. Insomma, sarò maligna ma “Le Belve” sa tanto di lavoro su commissione, pare quasi un compitino ben fatto da un alunno dotato ma svogliato, pronto pronto per la trasposizione cinematografica. Che infatti è arrivata puntuale. “Le Belve” infatti è già film, diretto da Oliver Stone, con un cast che, sulla carta, personalmente ritengo abbia due grosse incognite;
Salma Hayek nel ruolo di Elena, troppo giovane e smaccatamente sexi per un ruolo del genere, Blake Lively in quello di Ophelia, troppo monocorde per qualsiasi ruolo un pochino più impegnativo di Gossip Girl.
Twitter:newmoon35