![Recensione di Le strade sono di tutti di Simonetta Agnello Hornby Recensione di Le strade sono di tutti di Simonetta Agnello Hornby](https://www.leggereacolori.com/wp-content/uploads/2021/05/Le-strade-sono-di-tutti.jpeg)
Autore: Simonetta Agnello Hornby
Pubblicato da Sellerio - Marzo 2021
Pagine: 44 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: eBook
ISBN: 9788838942211
![](https://www.leggereacolori.com/wp-content/uploads/2020/06/separator-books.jpg)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
“Sono spietati! Ma è risaputo che non tollerano sconfinamenti nel loro territorio, e lo sa anche Leroy…Perche non sta attento? Donna dice che aveva preso una scorciatoia per andare da lei. Le strade sono di tutti, le ha detto: Streets belong to everybody.”
![three-stars](https://www.leggereacolori.com/wp-content/plugins/ultimate-book-blogger/assets/images/stars/circle_pink/three-stars.png)
Le strade sono di tutti è un racconto breve di Simonetta Agnello Hornby, pubblicato nella collana «La memoria», edito da Sellerio Editore Palermo.
La storia è quella di Cornelia Zac e Judy Green, due giovani e coraggiose avvocatesse londinesi. Il loro studio è il solo studio legale del Sud di Londra con sede in un mercato, e spicca maestoso, per le grandi vetrate schermate da tende bianche, tra la panetteria e il Best Breackfast Cafè.
Ogni giorno aprono le porte dello studio alla variegata compagine cittadina con i loro innumerevoli problemi: donne che subiscono violenza, minori con problemi familiari, ragazzini da togliere dalla strada. La maggior parte dei loro clienti vive in condizioni economiche precarie, non può permettersi una cena al ristorante, figuriamoci pagare un avvocato, per cui ricorrono alle sovvenzioni statali, mentre quelli che pagano di tasca propria si contano sulle dita di una mano. Nonostante ciò, Cornelia e Judy non negano mai il loro aiuto, sono generose, determinate e ambiziose.
Sanno benissimo che ogni caso è diverso dall’altro soprattutto in una realtà inglese difficile come quella che hanno intorno, ma loro sono sempre pronte, soprattutto quando a dover tirare fuori dai guai è una persona come Leroy, un ragazzo di colore con una vita complicata, che Cornelia conosce fin da neonato e verso il quale ha sempre nutrito un affetto profondo. Leroy è tenuto d’occhio da una gang di quartiere anglo-somala che detta legge sul territorio, i Wild Boys. La band ha decretato come loro quartier generale il vecchio comprensorio abbandonato John Tyler, da dove gestisce un proficuo giro di droga.
Leroy è un adolescente con una vita difficile, non ha nessuno al mondo se non la madre tossicodipendente. I reali motivi per i quali Leroy deve stare lontano dal comprensorio e dalle zone limitrofi non si conoscono, ma sua madre, Donna, è terrorizzata che possano far del male al figlio, il quale già ha subito aggressioni verbali e fisiche – forse per questioni razziali – per questo è costretta a rivolgersi allo studio legale “Zack & Green”, ma è anche arrabbiata e delusa con lo Stato, con le autorità locali, che conoscono molto bene le condizioni del territorio e la criminalità che imperversa nelle strade londinesi, ma nessuno fa niente; allora lei stessa, in un momento di esaltazione e furia, è decisa a fare qualcosa per quel suo unico figlio tanto amato e prenderà una decisione che cambierà la prospettiva del racconto: «Mio figlio ha il diritto di prendere l’autobus che vuole, di andare dappertutto. Questa è Londra, la sua citta e lui deve poter andare dovunque. Nessuno fa niente per Leroy, devo pensarci io».
Simonetta Agnello Hornby, con questo brevissimo racconto, ha denunziato molto bene il drammatico fenomeno di microcriminalità che si sviluppa e si diffonde nell’ambito di molti contesti urbani. Secondo i rapporti della polizia di Londra del 2019, è emerso che a Londra ci sono circa 170 gang minorili e più di 100 persone sono state uccise nei sei mesi del 2019 a colpi di coltello nel Regno Unito. Un numero inquietante che spiega come l’emergenza del crimine all’arma bianca continui a dilagare nel Paese, in particolare nelle grandi città, dai sobborghi di Londra, fino a Liverpool, Manchester e ad altri centri minori. La criminalità minorile legata alle baby gang è diventata un fenomeno ormai fuori controllo.
L’autrice, in solo 46 pagine, è stata molto abile a far emergere il disagio e la rabbia di chi è costretto quotidianamente a subire soprusi sulle strade per i motivi più disparati e beceri, come la razza, la droga ecc. Sottolinea l’importanza e la necessità di far valere il proprio diritto a vivere la città senza timore, perché le strade sono di tutti e nessuno deve aver paura di percorrerle con il timore di non far ritorno dai propri cari. La Hornby non dà soluzioni per arginare a questo dilagante fenomeno, d’altronde non è il suo compito, ma si limita a portare la questione all’attenzione di un vasto pubblico e lo fa con i suoi mezzi, con una penna scorrevole, fluida e trascinante.
Approfondimento
Simonetta Agnello Hornby, palermitana di nascita e londinese di adozione, prima di diventare scrittrice, si è dedicata pienamente al suo lavoro di avvocato minorile e di giudice, è una donna molto attiva sul piano sociale. A Londra, con i suoi colleghi di studio ha creato il primo dipartimento per la violenza domestica con a capo un uomo. Al centro dei suoi romanzi ci sono spesso donne forti e coraggiose, come lo è lei, che ha saputo conciliare lavoro, passione e vita privata. I suoi romanzi sembrano scritti quasi di fretta, sono veloci e trascinanti, perché lei, in una delle tante interviste cui gentilmente si concede, spiegò “mi sono resa conto che sarebbe stato più efficace accorciare ancora i tempi. Alterno le diverse voci, le azioni e la velocità in modo da rendere intrigante la trama. Qualche giorno appena e la storia ti lascia con il fiato sospeso fino all’ultimo. Non avrebbe avuto lo stesso effetto in tempi più lunghi”.
Insomma una scrittrice che punta tutto sulla trama senza perdersi in lunghe descrizioni, va dritta al punto della questione, e se per molti questo è un punto di forza, personalmente ritengo che in alcuni casi (non in questo) si corre il rischio di far sembrare il lavoro un po’ raffazzonato.
Rosaria Faeta