
Autore: Luca Ammirati
Pubblicato da Sperling & Kupfer - Gennaio 2021
Pagine: 256 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Pandora
ISBN: 9788820070892

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Tommaso porta sempre con sé una Moleskine arancione sulla quale trascrive gli incipit dei libri che ama o dei libri che apre tra gli scaffali di una libreria. Tommaso ha una vita tranquilla, un lavoro da insegnante e convive con Irene, una donna bella e intelligente. Ma basterà un piccolo dubbio sulla fedeltà di Irene per fargli mettere in discussione tutta la sua vita.

Irene è un’avvocatessa, Tommaso il professore in un liceo, vivono insieme e si amano; ma una sera, a una festa, Tommaso nota un gesto tra Irene e Ivan, un nuovo collega della donna. Un gesto che giudica troppo intimo e che scatena all’interno di Tommaso il dubbio e all’esterno una scenata di gelosia e un lungo litigio. Il giorno dopo Irene parte per un viaggio di lavoro con Ivan e per Tommaso sarà il tormento. Fino a quando, tra le bancarelle di un mercatino, scorgerà i ritratti di una donna che gli ricordano qualcuno del suo passato e, lo stesso giorno, incontrerà un’altra donna: Monica il suo grande amore perduto. L’amore che lo ha fatto soffrire. Così un po’ per fuggire ai suoi dubbi e al confronto con Monica.
E me lo sono imposto di non rivedere il tuo viso e ascoltare di nuovo la tua voce, come una regola ferrea di sopravvivenza.
Un po’ alla ricerca della donna del ritratto e di Gabbiano, l’autore di quei quadri, Tommaso si ritrova tra i vicoli di Bussana Vecchia a dover fare i conti con un passato non risolto, ma soprattutto con il futuro.
Bussana Vecchia, il borgo nell’entroterra sanremese distrutto dal terremoto del 1887 e ora abitato da una comunità di artisti un po’ bohemien e un po’ fricchettoni, diventa protagonista del percorso di Tommaso. Come lo diventano i suoi abitanti, che lo accolgono (ognuno a suo modo) e, tra un piatto di panissa, un tramonto e un consiglio, lo portano verso la guarigione
Spesso è solo da noi stessi che dobbiamo guarire. Niente più.
Troviamo Amos che a Bussana Vecchia ha aperto una locanda, Laerte che ha lasciato la sua veste da prete, Siro che ha smesso di fare lo skipper per aprire lì un negozio, dove puoi rischiare di trovare all’ingresso un cartello, attaccato con il nastro adesivo, che dice “CHIUSO PER TRAMONTO”. O Guia che chiede a chiunque arrivi nel borgo quale sia la sua arte. Ma soprattutto ci sono Gabbiano e il suo piccolo nipote, Elia con la loro storia che e il loro dolore che, piano piano, Ammirati, attraverso Tommaso, ci fa scoprire.
I bambini e i grandi artisti sono gli unici a vedere il mondo come andrebbe sempre guardato. Senza distanze e con magia.
E c’è Eloisa la fotografa sempre in fuga con un biglietto aereo di sola andata.
E nel mentre rimangono i dubbi di Tommaso: Irene con la quale non riesce a parlare, Monica che vuole incontrarlo, Davide – il fratello maggiore – che ha una rivelazione da fargli. E la sensazione che ogni sua certezza si stia sbriciolando
Ha senso tentare di rimettere in piedi quello che è franato? O la vera bellezza è andare avanti sulle nostre macerie?
E il Tommaso che troviamo all’inizio della storia: un Tommaso circondato dalle certezze che il presente gli offre, un Tommaso che alle spalle si è lasciato due grandi dolori irrisolti, un Tommaso che quelle certezze vede infrangersi contro i dubbi (che siano quelli della gelosia, che siano quelli del passato che ritorna), un Tommaso che annota solo incipit su quel suo taccuino arancione
Però sono belli, gli inizi. Al principio sembra tutto più facile.
È un Tommaso che, tra le rovine di Bussana Vecchia, capisce che per andare avanti, per capire qual è la strada giusta per il suo futuro, deve indagare il passato e deve riuscire a capire, ma anche a perdonare se stesso. E solo così potrà riuscire ad andare oltre le macerie e costruire qualcosa di nuovo. Un po’ come hanno fatto i nuovi abitanti di Bussana Vecchia
Il giorno sta finendo. I più sensibili vi avvertono una profonda malinconia, al contrario io credo sia un momento di rara armonia. E sai perché […] Perché alla fine del giorno è contenuto un nuovo inizio.
Ma Tommaso (e non solo lui…) dovrà riuscire anche a perdonare coloro che lo hanno abbandonato, e infine se stesso. Perché tutti siamo perdonabili
Come dirà l’ex prete Laerte:
«…pregherò il Signore per te, gli chiederò di farti capire che siamo tutti peccatori. Sai, anche questa è una fortuna.»
«Perché mai dovrebbe esserlo?»
«Perché ci rende perdonabili.»
L’inizio di ogni cosa è un romanzo semplice, fatto di sentimenti e di lentezze. Ti porta tra i vicoli di un luogo che desideri subito andare a scoprire, ti fa anche venire voglia di un tramonto in riva al mare; di riflettere, di comprendere le cose veramente importanti della vita. Gli abitanti di Bussana Vecchia pare siano lì per dirti che ci stiamo perdendo l’essenziale, perché troppo presi a cercare ciò che non abbiamo, a guardare oltre, a pensare al dopo all’altrove
Non siamo più capaci di stare bene perché non sappiamo vedere.
Vuoi bene ai personaggi di Ammirati, anche a quelli più scorbutici e ostili. Vorresti averli come amici o, almeno, come compagni di bevuta in quell’Osteria delle belle arti dove vino e buon cibo sembrano essere la soluzione a tutto. Magari insieme a un po’ di filosofia spicciola.
Alcuni dialoghi risultano essere un po’ troppo costruiti per essere reali e, ma forse questo lo dico con un po’ di cinismo, il mondo che ci viene raccontato sembra un po’ uscito da troppa fantasia. Una storia troppo perfetta per essere vera, ti viene da dire. Snodi e conflitti sul tavolo da anni che si risolvono troppo facilmente, nel tempo di pochi giorni.
Ma forse Bussana Vecchia è anche questo: un luogo da fiaba. Un luogo dove puoi credere che una storia perfetta possa esistere.
Approfondimento
Il romanzo L’inizio di ogni cosa di Luca Ammirati, dove ogni capito si apre con l’incipit di un romanzo famoso (a ricordarci sempre la collezione di Tommaso, ma anche a riportare sempre il focus sugli inizi), è un romanzo carezza o un romanzo “coperta”, uno di quei libri da leggere in un pomeriggio di malinconia, perché ti fa stare bene, ti fa credere che esiste un mondo dove i buoni sentimenti vincono, dove tutto può essere risolvibile e dove ancora ci si può abbracciare e contaminare (nel senso buono del termine), un mondo che, senza dubbio, deve avere la vista e il profumo del mare.