Autore: Deborah Harkness
Pubblicato da Piemme - Febbraio 2013
Pagine: 735 - Genere: Fantasy, Romanzo storico
Formato disponibile: Copertina Rigida
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Matthew e Diana rincorrono il manoscritto Ashmole 782 nel posto in cui è stato visto integro l’ultima volta: nel 1591. Un vampiro biologo e una strega storica vanno alla ricerca del libro delle origini e della fine, che gli rivelerà molto di più di quello che sperano.
L’ombra della notte è il secondo libro della trilogia di Deborah Harkness. Il primo era Il libro della vita e della morte e ci aveva lasciati in sospeso su un punto cruciale: Diana Bishop, una strega negata, e Matthew de Clermont, un vampiro professore di genetica, avevano incrociato le loro strade nel ritrovare uno strano manoscritto alchemico rovinato e illustrato in modo inconsueto. A prima vista le immagini e il testo non avevano alcun significato, ma le ricerche avevano rivelato la sua attinenza sia con la vita che con la morte. Matthew, da genetista, sperava di trovare la risposta al perché le creature magiche (vampiri, streghe e demoni) si stanno estinguendo. Il libro mancava delle prime tre pagine e Matthew e Diana decidono di andare a cercarlo dove era stato visto intatto per l’ultima volta, cioè nel 1591. Da qui riparte L’ombra della notte, dal momento esatto in cui comincia il viaggio nel tempo di Diana e Matthew.
Per chi non lo sapesse, il 1591 è l’epoca della regina Elisabetta I, una donna tenace, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, con il sangue dei Tudor nelle vene, leonessa nell’animo e nelle azioni. È il momento dei vestiti vaporosi, della caccia alle streghe, degli intrighi più segreti, di William Shakespeare e del genio di Christopher Marlowe. Personalmente mi ha sempre affascinato e questo libro mi ha fatto respirare l’aria (puzzolente) di Londra e mi ha fatto conoscere molti dei suoi cittadini.
Sarà che fin da piccola ho sempre sognato di fronte ai vestiti antichi nei musei che sembravano tanto simili a quelli delle principesse Disney, ma questo libro è in grado di calarti nella maniera più assoluta nell’Inghilterra elisabettiana, sia per i vestiti che per le descrizioni della città, delle strade, delle persone, dei mestieri e dei profumi. Tutto è descritto con una tale precisione e sentimento da sembrare quasi che Deborah Harkness sia vissuta davvero in quel tempo. D’altronde lei è una storica e queste cose le conosce bene, ma ha messo un cuore in tutte quelle parole, gli ha dato vita, proprio come Diana fa animare i suoi fili per creare nuovi incantesimi.
Approfondimento
Quando in un libro entrano in scena streghe e stregoni, io non posso esimermi dal confrontarlo con Harry Potter. Non tanto per la storia, ma per il modo in cui la magia viene presentata. Perché se c’è una cosa che J.K. Rowling ci ha insegnato è che la magia può esistere, ma dietro ad ogni incantesimo o evento strano ci deve essere una logica. E proprio questo secondo me Deborah Harkness è riuscita a fare: ogni azione magica, ogni cosa che coinvolgeva una creatura magica, aveva una sua logica spiegazione. Nulla è stato lasciato al caso, e sono certa che quei punti ancora oscuri saranno spiegati nel prossimo libro, quello che concluderà questa bellissima trilogia.