
Autore: Martin Holmén
Pubblicato da Mondadori - 19/09/2017
Pagine: 288 - Genere: Thriller
Formato disponibile: eBook, Rilegato
Collana: Omnibus stranieri

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Ex pugile, il trentatreenne Harry Kvist sbarca il lunario picchiando sconosciuti per conto di committenti più o meno occasionali. Ma quando una delle vittime dei suoi pestaggi viene trovata morta poche ore dopo aver ricevuto una sua visita, il gioco inizia a diventare complicato e rischioso. Chi è stato ad incastrarlo e per quali intricate ragioni lo ha fatto?

“Le donne si sono sempre buttate ai miei piedi. Un vecchio pugile pieno di cicatrici. Credo che in qualche modo fiutino chi sono, e una donna che riesce a resistere a una sfida non è ancora nata.”
È il 12 dicembre: un piovoso lunedì dal freddo intenso. Nonostante manchino tredici giorni a Natale, nella Stoccolma di Harry Kvist è quasi impossibile respirare un’atmosfera di gioiosa attesa. L’ex pugile, classe 1898, è appostato sotto l’appartamento di un certo Zetterberg, colpevole di aver acquistato un’auto dimenticandosi di pagarla. Il lavoretto si preannuncia facile e remunerativo. Qualche colpo ben assestato basterà a far tornare la memoria al cliente insolvente.
Sistemata la faccenda e rifiutate le avances di Sonja, una giovane prostituta dalle gambe storte, Kvist si riavvia verso casa ma la serata ha in serbo un regalo inaspettato. Sulla strada incontra un ragazzo, apparentemente dotato di soldi e stile, che non sembra disdegnare affatto l’idea di intrattenersi in rapporti piuttosto intimi con l’aitante sconosciuto. Nonostante la sua ostentata virilità e la presenza di una moglie e di una figlia nel suo passato, Kvist trova infatti una soddisfazione ben più ampia nelle compagnie maschili. Una pratica, a quei tempi pressoché illegale, per la quale già in passato ha dovuto fare i conti con la Legge: “Paragrafo diciotto, atti contro la moralità e il buon costume”.
Pur non deludendolo, l’avventura lascia Kvist con qualche dubbio e una certa inquietudine che vengono riaccesi dai due agenti della sezione criminale che il giorno dopo si presentano alla sua porta per portarlo in cella. Ma il ragazzo, Leonard, non c’entra. È Zetterberg il problema: è stato ucciso con un’ascia da muratore e Kvist pare sia stato l’ultimo ad incontrarlo. L’ex pugile sa di avere un alibi ma sa anche che, ammesso di riuscire a ritrovarlo, difficilmente Leonard sarebbe disposto a fornirglielo. Ci sarebbe la prostituta che l’ha visto entrare e uscire dall’appartamento in orari incompatibili con quelli dell’omicidio ma sembra essersi dissolta nel nulla. Quando infine Kvist scopre che anche chi l’aveva assunto per intimidire Zetterberg non era altro che un nome privo di una reale identità, ha la certezza di essere stato intrappolato in un piano ideato per incastrarlo senza lasciargli alcuna via d’uscita.
Harry Kvist è però un combattente, abituato a lottare fino all’ultimo respiro e soprattutto ad uscire dal ring vincente. Una volta tornato in libertà, inizia la sua personale indagine sulle tracce di una verità che appare difficile da afferrare. Perché Sonja è scomparsa? Sta fuggendo da qualcosa o da qualcuno? Ha forse visto ciò che non avrebbe dovuto vedere? Chi ha messo Kvist sulla strada di Zetterberg? Ed è stato davvero casuale l’incontro con Leonard, il bel ragazzo con la Mercedes, in quella stessa sera? Solo dando una risposta a queste domande, Kvist potrà ricomporre un puzzle complesso e inquietante, a tratti perverso.
Approfondimento
La Stoccolma di Kvist è una città malsana, impregnata di violenza e di una miseria bramosa e cieca. È una città attraversata da un profondo antisemitismo che spinge a vedere negli ebrei lo spettro di una razza avida e priva di lealtà. Potremmo dire che Kvist ne è il degno abitante. Ma potremmo anche pensare sia solo la vittima di un meccanismo crudele e malvagio. “La vostra perversione è un difetto, capite? Vi rende indecente, perfido”. Ma ad essere in primo piano non è solo la perversione di Kvist, su cui potremmo anche nutrire delle pallide riserve, ma quella dell’intera città messa in scena da Martin Holmén.
08Avvertiamo la cupidigia e la sete di sangue, una povertà quasi macabra accompagnata da un’ostentata e spudorata ricchezza. Soprattutto percepiamo la nostra voglia di allontanarci da quello che stiamo leggendo. Il desiderio di scoprire la verità è soverchiato da un senso di asfissiante claustrofobia e dal bisogno di mettere presto la parola fine a una storia in cui quasi ogni immagine crea una sensazione di disgusto. E se in questo va indubbiamente riconosciuta l’abilità che l’autore possiede nel costruire immagini vivide e reali, è però vero che a lettura conclusa, guardando il mondo e la vita che ci circonda, ci sembrerà di assaporare una boccata d’aria fresca.
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