
Autore: Miriam Toews
Pubblicato da Einaudi - Settembre 2022
Pagine: 224 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Supercoralli
ISBN: 9788806251604
ASIN: B0BBP8T9T3

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La famiglia di Swiv è una famiglia di combattenti, completamente diversa dalle altre. La nonna Elvira veglia sulla protagonista come un angelo custode, anche se la responsabilità non è proprio il suo forte. Mooshie è un’attrice, dinamica ed esplosiva, e cerca di trovare il suo equilibrio per non essere troppo di peso alla figlia e alla madre. La loro vita scorre fluida e veloce, ma mai in modo superficiale. “Notte di battaglia” ci racconta la storia di tre donne forti che hanno imparato a vivere in questo mondo folle, affrontando le difficoltà sempre con un sorriso.

Hai un fuoco dentro e il tuo lavoro è di non lasciarlo spegnere.
Decido di raccontare questa storia partendo da una frase pronunciata da nonna Elvira alla sua nipotina, la nostra eroina, la protagonista del romanzo. È una delle prime frasi che il personaggio pronuncia, e continuando con la lettura mi sono chiesta, sempre più di frequente, perché l’autrice abbia scelto di parlare al suo pubblico di questa tematica.
Le protagoniste di Notte di battaglia non sono donne frivole e superficiali, e nemmeno donne stabili. Non sono assolutamente normali. Loro sono lampadine di un lampadario mal funzionante, che prima illuminano a pieno l’ambiente circostante, e poi si spengono, e poi lampeggiano, e poi si riaccendono, e poi si spengono di nuovo, ma sempre illumineranno la stanza, anche se poco. Questo libro parla di umani instabili che cercano di trovare il modo di vivere in un mondo di umani stabili. In realtà questo messaggio non è così semplice da elaborare in un primo momento, anche se è il centro di tutto il gioco creato da Swiv e dalle altre donne di casa. Non è così evidente perché, proprio come nella frase che ho voluto riportare all’inizio, queste donne nascondono la loro sofferenza. O meglio, cercano di rendere sopportabile la loro sofferenza mantenendo un tono allegro e costruttivo.
L’instabilità della famiglia si spiega leggendo della loro “vita precedente”, ovvero della loro esistenza prima della nascita della protagonista. Fin da subito ho avuto modo di riconoscermi in lei. In Swiv, la quale, vista la sua giovane età dovrebbe essere la più spensierata, ho riconosciuto subito un caso di estrema dipendenza nel cercare di mantenere “tutto in ordine”, in più ambiti. Questa bambina non si lamenta dei comportamenti estremi e poco adatti a un genitore della madre e si occupa a tempo pieno della nonna senza batter ciglio.
Non è necessario uno psicologo per capire che questi non sono doveri di una bambina che frequenta la scuola elementare. Sembra che la situazione non le pesi, ma dopotutto è sempre stata abituata a comportarsi così, anche in modo più estremo. Nonostante ciò, proprio come le altre donne di casa, non perde mai il buonumore, non lascia mai che il suo “fuoco interiore” si spenga. In questa piccola casa, strutturata in modo bizzarro, io mi sono sentita parte della famiglia, e sono sicura che chiunque abbia bisogno di un caldo abbraccio, di una pacca sulla spalla e di una spinta per non smettere di lottare, possa provare lo stesso.
Approfondimento
Quali sono i motivi per cui mi sento di consigliare Notte di battaglia e, soprattutto, ritengo che meriti la mia massima approvazione? Argomento le mie considerazioni partendo da alcune citazioni del libro stesso.
Non sono coloro che infliggono il peggio, bensì coloro che il peggio lo sopportano, che domineranno.
Questo non ci dice di evitare il nostro malessere o la nostra depressione, ci dice al contrario che queste sensazioni sono valide e, soprattutto, che ci porteranno ad apprezzare di più noi stessi e la nostra vita una volta superate. Sono molto riconoscente a questo libro per aver permesso a questa tematica di fargli da protagonista: è sempre importante ricordarsi di accettare il nostro dolore e di non sminuirlo o nasconderlo.
La nonna dice di lasciare andare tutto a ruota libera.
Il mondo non lo possiamo controllare. Non possiamo decidere quando o come moriremo, né quali emozioni provare o il comportamento di chi ci circonda. Possiamo però decidere di goderci questo spettacolo chiamato vita, finché dura, restando comodi sulla nostra poltrona e senza dimenarci irrequieti. Siamo vivi, e questo dobbiamo imparare a farcelo bastare.
Abbiamo bisogno di altri che combattono con noi.
Concludo il mio monologo con la mia citazione preferita del libro, un altro punto focale del romanzo. Miriam Toews non solo ci dice di accettare il nostro dolore come qualcosa di “necessario” alla nostra crescita; non solo ci dice di vivere senza aspirare all’onnipotenza, mantenendo una comoda posizione di spettatore nei confronti dei lati della vita che non riusciamo a comprendere.
L’autrice mette al centro del suo romanzo un altro tema, altrettanto sottovalutato degli altri, e spesso dimenticato. Non siamo isole, e se ci viene il dubbio di esserlo dobbiamo costruire più ponti che possiamo, creare collegamenti. La nostra salute, la nostra vita, dipendono da chi scegliamo di amare, e da chi sceglie di amarci. La nostra breve esistenza, veloce e incompresa, è più facile da sopportare se al nostro fianco abbiamo qualcuno che ci ama.
Fiore