
Autore: Susan Sontag
Pubblicato da Il Saggiatore - Luglio 2016
Pagine: 134 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Brossura
Collana: Piccola Cultura

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In un’atmosfera intima e informale, vengono ripercorsi momenti privati della vita di Sontag, nonché i principi fondamentali del suo pensiero, che ha toccato con profondità ogni aspetto della vita e della cultura. La malattia, l'amore, la sessualità e l'arte sono solo alcuni dei temi su cui si è soffermata la mente straordinaria di Sontag, e che vengono esplorati nell'intervista con il linguaggio semplice e immediato di una delle più grandi intellettuali del secolo scorso.
Tutto ciò che mi accade mi induce a riflettere. (…) Se fossi stata l’unica superstite di un incidente aereo, probabilmente mi sarei interessata alla storia dell’aviazione.
Quando mi hanno inviato un’intervista da recensire ero piuttosto scettica. Io sono una bestia da romanzo, amo le storie e la narrazione, che sia scritta, orale o visiva. Pensavo che mi sarei annoiata e che non ci sarebbe stato tanto da dire.
Invece Odio sentirmi una vittima è stata una delle letture più appassionate che abbia mai fatto. Non conoscevo Susan Sontag prima di leggere questo libro, ma ora so che passerei delle ore ad ascoltare o a leggere le sue parole. È stata una donna eccezionale, una mente straordinaria in grado di esprimersi con semplicità e immediatezza.
Susan Sontag (New York, 16 gennaio 1933 – New York, 28 dicembre 2004) è stata una grande filosofa americana. Ha scritto saggi, opere di narrative e una commedia. Si è interrogata su moltissimi temi nel corso della sua vita. La sua era una mente curiosa e il suo intelletto era straordinario. Era una donna intelligente e riflessiva, amava interrogarsi sul mondo e tutto ciò che le accadeva le forniva un buon pretesto per farlo.
A volte negli affascinanti discorsi di Sontag, che toccano argomenti come il sessismo, la lettura e la musica, si possono notare delle contraddizioni. Ad esempio, è contraria a considerare i decenni (gli anni Sessanta, Settanta, Ottanta …) come legati a particolari ideologie, eppure è fermamente convinta della storicità dell’esistenza. Noi siamo qui e stiamo vivendo questo momento perché la Storia ci ha portato qui. Alcune contraddizioni sono parte stessa della persona di Susan, e possono riassumersi nell’amore comprensivo sia di quella che viene considerata cultura alta sia della cultura popolare. Lei stessa, inoltre, descrive i suoi pensieri come in continuo mutamento. In ogni caso, probabilmente, è anche grazie a questa contraddizione che Susan riesce a esprimere concetti elevati con termini semplici, e sicuramente essa contribuisce a renderla un personaggio così affascinante.
In Odio sentirmi una vittima occupa un posto importante la sua analisi della malattia, tema su cui ha cominciato a riflettere dopo essersi ammalata di cancro. Da tali pensieri è scaturito Malattia come metafora, saggio il cui argomento centrale è la rappresentazione sociale delle patologie. Ciò che più colpisce delle parole delle Sontag, in questo caso come in altre sue riflessioni, è la capacità di immedesimazione del lettore.
La Sontag era così straordinariamente forte e combattiva che uno dei suoi principali problemi durante l’indigenza è stato non riuscire a terminare un saggio a cui stava lavorando.
Molti di noi hanno vissuto da vicino l’esperienza del cancro, sulla nostra pelle o sulla pelle dei nostri cari, e chiunque abbia avuto a che fare con una persona come Susan non può non commuoversi mentre descrive la rabbia per la sua impotenza.
Odio sentirmi una vittima tocca dei tasti molto delicati, facendo vibrare le corde della commozione. Lo consiglio vivamente.
Approfondimento
Una delle parti più interessanti del libro riguarda la descrizione e l’attacco di Susan Sontag alle teorie sulla malattia come malessere dell’anima, di cui rintraccia l’origine nel movimento francese di Mesmer del XVIII secolo.
Quando si ammalò di cancro, la Sontag credette che la causa della malattia potesse risiedere nella depressione che l’aveva afflitta precedentemente. Interrogò i suoi medici a riguardo, i quali liquidarono la questione. Successivamente, la donna capì che non si sarebbe fatta colpevolizzare per quanto le era accaduto.
Ammalarsi, contrarre una gravissima malattia, è come essere investiti da un’auto, e non credo abbia molto senso domandarsi quale ne sia la causa.
Aggiunge la Sontag che, una volta messa da parte la questione del passato, bisogna razionalizzare il presente, continuare a lottare per la vita e farlo attraverso una terapia adeguata.
Se non si vuole vivere si diventa complici della malattia.
Malattia come metafora, insieme al saggio sul Vietnam, costituiscono secondo Susan Sontag le sue opere più importanti, con un maggiore risvolto sociale. Alcune persone dopo aver letto il libro hanno rinunciato a curarsi esclusivamente tramite la psicoterapia, e hanno cominciato a fare le chemio. Medici e familiari spesso non riescono a fare tanto, ma Susan con il suo libro ci è riuscita, facendo breccia nel cuore e nelle paure dei pazienti che l’hanno letta.
Giulia Scaglioni