Autore: Veronica Pivetti
Pubblicato da Mondadori - Novembre 2019
Pagine: 252 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Novel
ISBN: 9788804707240
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
🎬 La video recensione su Youtube
Cinque donne molto diverse, ma amiche e confidenti. Cinque donne non più giovani, che si ritrovano a parlare di menopausa, del fisico oltraggiato dagli anni, di diete ma anche e soprattutto di sesso. E lo fanno sostenendo la voce della parità di diritti, esigendo la possibilità di parlare liberamente, senza pudore, al pari degli uomini.
Un romanzo dove il dialogo è protagonista, dal vivo, al telefono, attraverso i messaggi di WhatsApp; un parlare tra amiche dove la censura è proibita, un romanzo che fin da subito viene sconsigliato ai perbenisti e alle persone sensibili. E, ovviamente, un romanzo da tenere lontano dalla portata dei bambini.
Inizia in camera da letto il romanzo di Veronica Pivetti e pare idealmente non voler uscire mai da quel luogo. Se per quel luogo intendiamo il luogo del sesso.
Ade, la protagonista principale della storia, è stanca del suo matrimonio, inoltre scopre che il marito la tradisce con una giovane influencer
“Ho buttato quattro anni di vita.”
“Be’ buttato…”
“Buttato, buttato, sì. A vent’anni li investi, a cinquanta li butti…”
Rivela però alle amiche che anche lei ha tradito il marito, una volta sola, in un luogo insolito, ma lo ha fatto.
Non era abituata a trasgredire e, avendo superato i cinquanta, pensava che fosse doveroso, quasi obbligatorio farlo.
Dalla crisi di un matrimonio, da un tradimento e dall’insoddisfazione tra le lenzuola parte il romanzo di Veronica Pivetti che oltre a questo pare aver ben poco da dire. Certo ci sono le storie delle quattro amiche che si affacciano qua e là nella trama, ma la protagonista resta sempre Ade coi suo problemi, con la sua avventura sessuale, con la sua dieta e i suoi yogurt, tutto passa attraverso lei e tutto è filtrato dal suo punto di vista; tranne alcuni scivoloni della narrazione, dove Veronica Pivetti sposta inspiegabilmente il punto di vista e lo regala a un altro personaggio della storia.
Le cinque amiche si raccontano al tavolo del loro ristorante cinese di fiducia, parlano dei loro problemi, ma soprattutto parlano di sesso. E pare quasi che l’unico scopo dell’autrice sia volerci dire che la donna può parlare di sesso, che lo fa come lo fa l’uomo e questo soprattutto se dalla sua parte ha l’età, la consapevolezza, la maturità e l’esperienza.
L’imbarazzo non è necessario, alla nostra età.
Tutto questo ce lo avevano già detto le quattro protagoniste di Sex and the city, e lo avevano fatto raccontandoci qualcosa di nuovo, qualcosa di ancora non sentito. Le amiche di Veronica Pivetti non ci dicono nulla che già non sapevamo e non lo dicono nemmeno in modo originale, se non vogliamo considerare originale un linguaggio volgare e sboccato, indigesto nella sua ridondanza, che irriterebbe persino in bocca a quel sesso maschile che le protagoniste di Per sole donne cercano di imitare.
Il sesso è l’attore principale della vicenda, ma se l’intenzione dell’autrice era quella di fare un romanzo erotico, il risultato che ha ottenuto è quello della più scialba pornografia. Se la sua intenzione era, invece, quella di promuovere un femminismo di nuova generazione, il risultato sono cinque donne che risultano antipatiche, con le quali non si riesce a empatizzare. Perché le protagoniste di Veronica Pivetti non sono caratterizzate, non le vedi, non le senti, sono atone, quasi intercambiabili l’una con l’altra. Le distingui solo per le loro inclinazioni sessuali, ma per il resto di loro poco conosciamo. E, sinceramente, viene anche poca voglia di conoscerle più di così.
Se, infine, questo romanzo voleva essere il riscatto per la donna, il raggiungimento della parità anche di fare e parlare di sesso senza remore, senza tabù, non si capisce il motivo di arriva a ridicolizzare il maschio in questo modo, relegandolo a mero stereotipo di se stesso. Veronica Pivetti utilizza tutti i cliché del caso: dall’uomo che pensa solo al corpo femminile.
In Lorenzo, naturalmente, non parlava l’invidia ma il conformismo. Una donna con più tette e più culo era più giusta, più femminile e, per quanto fosse un concetto da trogloditi, era inutile sperare in un pensiero più evoluto
al solito uomo che si interessa solo al calcio
… arrivò un WhatsApp… Nonostante tutto, sperò che le dicesse che l’aspettava. Sperò che le dicesse che gli mancava. Sperò che le chiedesse di tornare in fretta.
“Vado a letto. Partita di merda, come si fa prenderle dal Salonicco?”
La scrittura di Veronica Pivetti è piatta, scontata, non regala nulla e non riesce nemmeno a essere spiritosa e a strappare un sorriso. Le battute sono forzate e spesso messe in bocca a una madre ottantenne poco credibile nel suo modo di essere smemorata, ma confidente delle peripezie sessuali della figlia.
Per sole donne avrebbe potuto essere un romanzo piacevole, con dialoghi briosi e, forse, anche esilaranti, con personaggi con i quali immedesimarsi, fare amicizia insomma. Almeno, questo viene da pensare conoscendo il personaggio Veronica Pivetti. Peccato, si sia rivelata invece un’occasione mancata.
Approfondimento
Alla fine l’autrice pare dirci che la donna non ha bisogno dell’uomo, e che l’unica possibilità di amore la possa trovare in un’altra donna, in un animale, oppure in quelle amiche sulle quali si può sempre contare, quelle amiche che diventano famiglia.
Penso (ancora) all’ingenua Charlotte di Sex and the city, che guardando le amiche afferma: “Non ridete, ma forse siamo noi le anime gemelle l’una dell’altra. Lasciamo che gli uomini siano solo quegli straordinari ragazzi carini con i quali divertirsi”
ma almeno agli uomini di Charlotte era concessa la facoltà di essere straordinari.
Monia Merli