
Autore: Jonathan Safran Foer
Pubblicato da Guanda - Agosto 2019
Pagine: 320 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Biblioteca della Fenice
ISBN: 9788823521216

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«La crisi ambientale, pur essendo un’esperienza universale, non ci dà la sensazione di un evento di cui facciamo parte. Anzi, non ci dà proprio la sensazione di essere un evento. E per quanto traumatici possano essere un uragano, un incendio indomabile, una carestia o l’estinzione di una specie, è improbabile che un evento meteorologico susciti un “dov’eri quando..?” rivolto a qualcuno che non l’abbia vissuto. È solo il clima, solo l’ambiente. Quasi certamente però le generazioni future guarderanno in retrospettiva e si chiederanno dove eravamo in senso biblico: dov’eravamo come individui? Quali decisioni ci ha suscitato la crisi? Per quale ragione al mondo abbiamo scelto di suicidarci e di sacrificare loro?
Forse potremmo sostenere che non eravamo noi a decidere: per quanto ci importasse, non c’era niente che potessimo fare. All’epoca non sapevamo abbastanza. Essendo solo individui non avevamo i mezzi per mettere in atto cambiamenti davvero incisivi. Non gestivamo le compagnie petrolifere. Non stabilivamo le politiche di governo… La capacità di salvarci e di salvarli non erano nelle nostre mani. Ma sarebbe una bugia.»
Sorge spontanea una domanda: come possiamo noi, persone comuni, fare effettivamente qualcosa per una crisi che non comprendiamo perfettamente, per una crisi che, diciamoci la verità, non tocchiamo con mano e per la quale non avremmo comunque mezzi per affrontarla?
Siamo esseri umani, incapaci di riconoscere un pericolo astratto, di riconoscere un problema che non si presenti direttamente davanti al nostro naso. Lo avvertiamo come qualcosa che sta succedendo semplicemente da un’altra parte. E quando fatalmente il pericolo si sarà palesato di fronte a noi sarà ormai troppo tardi.

L’ultimo lavoro di Jonathan Safran Foer ci parla nel profondo, scopre le nostre piccolezze e i nostri limiti nei riguardi di questa emergenza planetaria e lo fa dosando sapientemente racconti di famiglia e crudi dati statistici, donandoci immagini vivide e forti, con il suo stile agile e semplice.
A livello globale, i morti suicidi sono più numerosi di quelli causati da guerre, omicidi e catastrofi naturali messi insieme. È più probabile che ci uccidiamo noi anziché essere uccisi, e da questo punto di vista dovremmo temere noi stessi più di quanto temiamo gli altri… nessuno se non noi distruggerà la terra e nessuno se non noi la salverà. Le condizioni più disperate possono innescare le azioni più cariche di speranza… noi siamo il diluvio e noi siamo l’arca.
Ma per farlo, per essere la nostra arca abbiamo bisogno di prendere coscienza di tutto ciò che consegue le nostre decisioni, dobbiamo arrivare alla «veduta d’insieme» che ci permetta di vedere il mondo,la nostra casa nella sua vera dimensione: un globo in cui tutte le nostre azioni sono collegate e concatenate. E questa visione non serve solo conoscerla ma crederla, crederla come una storia bella e affascinante che possa generare quel cambiamento singolo atto a raggiungere l’obiettivo di salvare la nostra Madre Terra. Urge un cambiamento collettivo, tutti devono provarci, con entusiasmo, come una ola che «non richiede sentimento; genera sentimento.»
Non basta dire che vogliamo più vita; dobbiamo rifiutarci di smettere di dirlo… i messaggi di vita vanno scritti sempre… disputando con la nostra anima e rifiutandoci di smettere. E dobbiamo farlo insieme: ciascuno stringendo la mano intorno alla stessa penna, ciascuno esalando la preghiera che condividiamo… ciascuno discutendo con se stesso, abiteremo insieme.
Approfondimento
«Ogni decisione esige una perdita.» L’autore si focalizza sull’impatto che gli allevamenti intensivi hanno sull’ambiente.
A livello globale l’umanità sfrutta il 59% di tutta la terra coltivabile per crescere foraggio per il bestiame. Un terzo di tutta l’acqua potabile usata dall’uomo è destinata al bestiame, mentre un trentesimo appena è usata nelle case. Il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo sono utilizzati per il bestiame, e riducono l’efficacia degli antibiotici nel curare le malattie umane. Il 60% di tutti i mammiferi presenti sulla terra sono allevati a scopi alimentari. Sul pianeta ci sono all’incirca trenta animali allevati per ogni essere umano.
Il punto focale è ridurre, diminuire il consumo di prodotti animali, limitare e migliorare, acquistare con maggiore consapevolezza e anche rinunciare. Piccoli cambiamenti, che possono sembrare microscopici ma che portano a modificazioni macroscopiche se fatti insieme. Tante azioni singole che portano un miglioramento generale. Dobbiamo cambiare, prendere atto che ogni giorno possiamo apportare un cambiamento e forse le cose cambieranno.
Un messaggio di speranza rivolto a tutti i figli di questo mondo ai quali, attraverso le proprie scelte, insegnare «la differenza tra correre verso la morte, correre per sfuggire alla morte e correre verso la vita.»
Genny Podda