
Autore: Guendalina Middei
Pubblicato da Feltrinelli - Gennaio 2025
Pagine: 240 - Genere: Narrativa, Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Scintille
ISBN: 9788807174773
ASIN: B0DS2Q86KQ

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
La conoscenza è imparare qualcosa ogni giorno. Non importa quanto sai o credi di sapere: da qualche parte ci sarà sempre qualcosa di nuovo da scoprire, un libro che aspetta di essere letto, una storia che attende pazientemente di essere svelata o raccontata. Ma il nostro viaggio insieme, almeno per ora, è giunto alla fine. Ho cercato di farvi sentire quanto i classici possano essere una cura, un antidoto, un’àncora per le tempeste che attraversiamo, per le mareggiate che ci sconvolgono, per i venti che si chiamano imprevisti, dispiaceri, incertezze che fanno tremare la nostra imbarcazione.

Ulisse, in questo momento di disperazione, ci rappresenta tutti. La vita è proprio come l’ha descritta Omero: fatichiamo e lavoriamo tanto duramente, siamo quasi sul punto di raggiungere finalmente la nostra meta, ciò per cui abbiamo tanto penato, e poi, non per nostra colpa, accade qualcosa che stravolge e manda in frantumi tutti i nostri progetti, le nostre speranze e i nostri sogni. L’imprevisto, l’inatteso irrompono con prepotenza nella nostra vita. Ci scaraventano, come fanno i venti racchiusi nell’otre di Eolo, lontanissimi dalla nostra meta […] Quando il dolore bussa alla nostra porta, siamo impreparati ad accoglierlo. La notte si oscura, le stelle si spengono, la vita non sembra più degna di essere vissuta e l’anima vive la sua personale discesa nel mondo delle ombre. In questa landa squassata dal fuoco e dalla tempesta non scorgiamo nessuna speranza all’orizzonte. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate recita l’iscrizione sui cancelli dell’inferno dantesco. Dante era un poeta, un teologo, un filosofo, ma anche un profondo conoscitore dell’animo umano. Sapeva bene che l’inferno è il luogo in cui la speranza muore. Chi non spera, dispera, perché senza speranza non c’è vita.
Sopravvivere al lunedì mattina con Lolita è un piccolo, ma versatile e geniale, manuale alla sopravvivenza quotidiana, al suo interno troviamo una morale approfondita e ben strutturata ricavata dal sapiente studio della letteratura classica, che per chi la sa comprendere regala spunti filosofici e psicologici di distinto valore umano. Omero con i suoi poemi affronta momenti cruciali dell’esistenza come la perdita, la sofferenza, la disperazione, la resistenza, il coraggio, l’amore, il tradimento e ancora la fede e per ognuno di questi fa reagire il suo protagonista nel modo migliore, come a voler insegnare quale strada seguire. Ulisse si abbatte, si intristisce, ma non si ferma, non tradisce sé stesso, come non dovremmo farlo neppure noi; la felicità non è tanto in ciò che abbiamo intorno, ma in quello che siamo in grado di apprezzare, e così anche la determinazione dipende dal nostro spirito più che dal bisogno di vittoria. La speranza nel Dante è quella luce che brilla senza la quale può esserci solo un cupo e intransigente buio, l’inferno, e dunque se ti appresti ad abbandonarla altro non puoi fare che prepararti alla sola luce delle fiamme; ma come resistere alla tempesta o meglio a quello che poi non è altro che essere l’imprevisto? Quella nefasta perturbazione che sopraggiunge a distruggere aspettative e sogni? Con la fede che permette la lenta riconquista del tempo perduto dinanzi all’impreparata accoglienza. La via di uscita c’è dappertutto solo che non si è sempre all’altezza della sua visione, ed è forse nella lettura di personaggi così antichi che si scopre di poterla riconoscere, sfruttando le avventure e le gesta di protagonisti mitologici che come noi sono anche uomini con pregi e difetti.
Siddhartha è la storia di un giovane principe che vive in un palazzo dorato: non conosce il dolore né la sofferenza, la fame o la privazione. Come i primi uomini, come Adamo ed Eva, vive in un luogo incantato dove tutte le sue esigenze sono magicamente soddisfatte. Ma il principe Siddhartha, a un certo punto, sente che quella vita non gli basta più, che c’è un mondo al di là delle mura del palazzo. E vuole conoscerlo, farne esperienza, così si incammina fuori dal palazzo. Come Ulisse, anche Siddhartha incontra genti e popoli di ogni sorta, e fa esperienza di ogni cosa: dell’amore e dell’odio, dell’estasi e della voluttà, della gioia e della tristezza, perché vivere significa fare esperienza della vita, e per riuscirci devi fare esperienza anche della morte […] Quando aveva soltanto quindici anni, Hermann Hesse cadde in depressione e provò a togliersi la vita. Si puntò una pistola alla tempia, ma la pistola si inceppò, come per miracolo. Mi immagino questo ragazzo, giovanissimo, chiuso in una stanza buia, con i denti stretti, gli occhi sbarrati, pieni di spavento e folle determinazione. Le mani gli tremano mentre impugna la pistola; la osserva, la esamina, la scruta senza neanche sapere che cosa sta facendo. E in quell’istante pensa che non c’è via d’uscita […] La disperazione ha origine da questo: dal non riuscire a trovare una via d’uscita, ma questo non significa quasi mai che essa non esista.
Guendalina Middei affronta tematiche attuali come l’inadeguatezza, l’imprecisione, la diversità, l’incapacità di accettazione, l’esigenza di sentirsi come gli altri o al pari di coetanei o dei genitori stessi, il mito dell’irraggiungibile che oggi è amplificato dalle reti sociali e mediatiche. Elsa Morante nel L’isola di Arturo ed Hesse nel Lupo della steppa dimostrano attraverso i loro famosi personaggi che la capacità di chiedere, di esprimersi di uscire oltre al senso dell’inespresso può aggiungere al mancato contatto quella salvezza che sfoltisce il rimpianto. Talvolta è infatti l’incapacità di reagire e di dare voce alle proprie insicurezze e debolezze la causa dei nostri maggiori problemi; l’umore si rattrappisce, si deteriora e così quello che è il destino si abbatte con più aggressività riducendo qualsiasi prospettiva.
Sono pochi gli autori che, con le loro descrizioni, fanno davvero innamorare dei luoghi che raccontano. Mentre leggo Morante penso che vorrei essere lì e vedere con i miei occhi questa spiaggia, questa grotta, questo cielo. Infine, c’è ancora un motivo per leggere L’isola di Arturo, ed è per questo che ho deciso di dedicare un capitolo del mio libro proprio a Elsa Morante: questo libro ti salva. Da madri e padri troppo distanti o troppo presenti, troppo assillanti e troppo esigenti, da genitori mancati e genitori che mancano. Ti salva dalla nostalgia, dalle delusioni e dai rimpianti per il padre che avresti voluto avere e per il padre che avresti voluto essere o non sei stato in grado di diventare. Ti salva dal senso di inadeguatezza che ti assale quando ti metti a confronto con quelle figure mitiche che nella tua testa sono la madre e il padre e dall’amore che non hai potuto fare a meno di chiedere. Ti salva da tutto quello di inespresso e non detto che ti porti dentro. Alla ricerca del padre L’isola di Arturo è un romanzo sul padre, sul mito del padre e sul rapporto tra padri e figli. La famiglia, con tutto ciò che comporta amore, devozione, dispiaceri, delusioni, tradimenti e riavvicinamenti–, è proprio al centro di questo romanzo. In una delle primissime scene in cui incontriamo il padre di Arturo, Wilhelm Gerace, Morante ce lo mostra seduto in riva al mare, simile a Ulisse.
I classici illuminano le nostre debolezze, proponendoci bellezza, salvandoci e al contempo difendendoci da tutto quello scompiglio di cui sono protagoniste le avventure umane che tende così ad assottigliarsi.
Le emozioni che si percepiscono leggendo aiutano a comprendere l’immenso concetto che sta dietro al tempo, sconosciuto e irraggiungibile, ma Altrettando attento e testimone delle nostre più inafferrabili vicissitudini. La commozione e la passione di Ulisse, Antigone, Achille, Lady Chatterly non sono altro che sentimenti comuni che svelati e raccontati da protagonisti più o meno eroici garantiscono quelle risposte a domande impossibili, concretizzando attraverso l’immaginazione la realtà del mito.
Approfondimento
L’immaginazione ma potremmo anche chiamarla fede è ciò che lo sostiene in tutti quegli anni: la volontà di proiettarsi in avanti, nel futuro, che per lui rappresenta il ritorno nel mondo dei vivi, o nel passato, in cui scava alla ricerca di risposte su sé stesso. In quei momenti abita un luogo non fisico, ma non per questo meno reale […] Parole per condividere o dissentire, per argomentare o confutare, per difenderti da chi vorrebbe zittirti, per rimettere in riga chi vorrebbe sopraffarti e per dare voce a ciò che hai dentro, perché le parole sono come frecce e toccano il cuore: sono finestre che avvicinano le anime.
Attraverso il saggio conosciamo anche la scrittrice Guendalina Middei, la quale ha trovato lei stessa la forza e la determinazione per raggiungere il suo così ambito sogno, insegnare e scrivere; la giovane donna è stata afflitta da malattie particolari e poco conosciute che le hanno impedito da principio di potersi distinguere, di farsi amare, di farsi apprezzare, ma che grazie alla lettura e al tempo le hanno anche garantito una imprescindibile forza adatta ad emergere rischiarando le nubi della critica.
La vitalità di Guendalina è attrattiva e ci fa amare la sua passione per la letteratura classica permettendoci di calarci in dimensioni probabilmente mai affrontate e conosciute, se si potessero studiare in questo modo i classici nelle scuole in molti li apprezzerebbero, così presentati sono coinvolgenti e trascinano alla curiosità, spingendo anche il più scettico alla lettura, privati di quell’alone grigiastro e asettico prendono vita adattandosi con sagacia alla quotidianità e fornendoci gli strumenti appropriati per affrontarla con il sorriso.
Nausicaa Baldasso