
Autore: Santiago H. Amigorena
Pubblicato da Neri Pozza - Novembre 2022
Pagine: 160 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Bloom
ISBN: 9788854520622
ASIN: B0BKLT3PXX

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"Come possiamo intenderci se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e il valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro?" (Luigi Pirandello)
Questa frase di Pirandello è un incredibile e inaspettato sunto di questo libro. Le parole che valore hanno per ognuno di noi? Forse che io intendo le vostre e voi le mie nel medesimo modo? Questa è la storia di un uomo singolare. Santiago è silenzioso ed ha rinunciato a parlare da tempo. Eppure, la vita che scorre dentro di lui non la grida ad alta voce ma la scrive. Fiumi di parole? No l’essenziale. Fatto di immagini, sentimenti e ricordi che, come un’onda, ti avvolgono e ti trascinano via. Una vita passata a mettere su carta le parole per dar loro una vita immortale, per non farle sbiadire come i ricordi che cambiano col passar del tempo e dell’età, perché ciò che è scritto rimane, immutabile rifugio di colui che non ha più voce.

Di stolti e pazzi la ridda precedo ché molti libri attorno a me pur vedo che io non leggo e in cui neppure credo.
Santiago è un ebreo di trent’anni trapiantato dall’Argentina a Parigi nel periodo della Seconda guerra mondiale. La sua è una famiglia importante, perché composta da personaggi a loro modo eccezionali. Lui stesso è un uomo particolare, molto singolare. Santiago non parla, o meglio per la maggior parte della sua vita soffre di un’afasia che non gli consente di proferire una singola parola, eppure egli parla, grida e le sue parole non sono fatte di suoni ma d’inchiostro. In eterno conflitto con sé stesso cerca la sua identità nel passato della sua famiglia, ed ecco che tutti quelli che ruotano nel suo ambito passato e presente diventano personaggi di una vita che sembra unica e lunghissima perché lui sente di essere l’appendice futura di ognuno di loro. Santiago scrive della vita avventurosa del trisavolo, del bisnonno e di suo nonno, suo padre, la sua storia, descrive tutte le persone che hanno fatto parte della sua vita con un occhio asettico; tuttavia, c’è tenerezza quando parla delle donne della sua famiglia, senza eccezioni, laddove il cuore non può esprimersi con i gesti sono le parole che seppur scarne non riescono a nascondere una debolezza che nasce dall’amore.
Santiago razionale più che mai scrive per sé stesso e fissa la sua identità, la sua vita in trentotto punti scritti ad hoc per ogni suo momento o frammento di memoria o necessità. Cercando di mettere ordine dentro i suoi ricordi e le sue emozioni ci regala un’attenta e cruda realtà: quella di un uomo che analizza valuta il suo essere in maniera autoptica, riflettendo sulla sua stessa esistenza e sul suo valore, traendo forza dallo scrivere solo per sé, indifferente al mondo che lo circonda con l’egoismo che nasce dall’esigenza di fare un bilancio razionale di tutto quello che lo ha portato ad essere ciò che è diventato, lasciando aperto un ultimo interrogativo che non è ancora pronto a condividere che aleggia nelle sue ultime righe come una promessa.
Approfondimento
La peggior solitudine è non essere a proprio agio con sé stessi.
M. Twain
Una infanzia laconica non è un libro semplice da leggere e soprattutto da metabolizzare. Ci si trova davanti a un personaggio che s’impone ai lettori, Santiago non è una figura che colloquia ma piuttosto un protagonista che è al centro di uno spazio temporale indefinito si esercita in un soliloquio in cui lui non si racconta semplicemente ma si “analizza nel profondo” con una cinica determinazione come se fosse un necessario passaggio per poter andare al passo successivo. La personalità del protagonista è introspettiva ma improvvisamente si pone al centro di tutto.
Critico ed essenziale cita la sua vita, i suoi ricordi e il suo passato come un’analisi snocciolata a ritmo delle proprie sensazioni. Devo essere onesta alcune volte mi sono fermata e ho chiuso il libro, perché le sue sensazioni mi sembravano troppo contorte ed egocentriche e soprattutto mi sono sentita tagliata fuori dalla storia, perché in realtà, riflettendoci, la storia non c’è. Questa è la sua vita, le sue considerazioni, i suoi ricordi, che sono utili a lui e nessun altro.
Tuttavia, mi ha incuriosito e mi ha lasciata perplessa perché qualcosa ancora mi sfugge, alla fin fine c’è qualcosa dentro di lui che non ha avuto ancora il coraggio di tirare fuori, forse perché sarebbe stato necessario parlare a qualcun altro oltre che a se stesso.
Resta comunque un libro da valutare per provare l’esperienza di leggere una storia fuori dagli schemi, senza ipocrisia che inevitabilmente ti porta a riflettere su quanti di noi avrebbero lo stesso coraggio di scrivere qualcosa solo per noi stessi e poi darlo in pasto al pubblico.
Antonella Flavio