
Autore: Dalia Sofer
Pubblicato da Mondadori - Aprile 2021
Pagine: 348 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Scrittori italiani e stranieri
ISBN: 9788804737018
ASIN: B08ZXBSP6W

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Dopo decenni di lavoro per il regime iraniano, Hamid Mozaffarian, in missione diplomatica a New York, incontra la famiglia che non vede da anni e recupera le ceneri del padre, che desiderava essere sepolto in Iran. Le ceneri paterne, e tutti i dolorosi ricordi a esse collegati, lo spingono a ripercorrere la inattesa, tragica evoluzione della sua vita, e Hamid è costretto a fare i conti con il suo passato, con la sua adesione al regime, con il tradimento dei suoi ideali giovanili, e con la sua solitudine.
“Uno dei paradossi di questa vita è che per cogliere fino in fondo la portata della tua solitudine non devi essere completamente solo."

Ogni dinastia, religione, governo, tribù, generazione e famiglia redige una propria storia. Alcuni riescono a ingannare sé stessi e gli altri sull’autenticità del loro racconto, altri falliscono.
Hamid Mozaffarian si trova a New York con la delegazione iraniana del ministero degli esteri per cui lavora. In questa città nella quale non si sente accolto, incontra la famiglia scappata in America tanti anni prima senza di lui, che ha scelto di restare in Iran per combattere la propria rivoluzione. Il fratello Omid gli consegna le ceneri del padre che ha espresso il desiderio di essere sepolto in patria. E così, con le ceneri in una scatoletta nel taschino della giacca, Hamid inizia un viaggio tanto doloroso quanto crudo, sincero e autentico, tra passato e presente attraverso i 38 anni che lo hanno visto lontano dalla famiglia. Dalla rivoluzione per i propri ideali giovanili, al confitto con sé stesso per l’adesione al regime, l’amore e il matrimonio, il rapporto con la figlia, la vergogna e il rancore e nuovamente il padre, un “uomo d’altri tempi” che pur lontano è sempre presente, eterno giudice, specchio e termine di paragone per Hamid.
Mio fratello e io cercavamo di compiacerlo e addirittura conquistarlo, ma cosi come la risposta giusta non fruttava elogi quella sbagliata non ci costava rimproveri.
La solitudine, tema centrale di Uomo del mio tempo, narrato in prima persona dal protagonista, è l’ennesimo comune denominatore tra la storia del padre e del figlio:
Una malinconia perenne cosi intensa da sembrare studiata lo faceva apparire fragile e indifferente al tempo stesso. Quell’uomo, nei miei ricordi, era sempre solo.
Uomo del mio tempo è avvincente, proietta il lettore nella vita del protagonista fin dalle prime righe. Il linguaggio semplice e diretto di Hamid rende scorrevole la lettura nonostante la trama densa di contenuti profondi e accadimenti politici complessi. È facile immedesimarsi nel dolore del protagonista, infatti ognuno di noi, nella propria vita, ha vissuto momenti di perdita, dei propri sogni, ideali, di persone care, della propria strada o della propria identità. Leggendo questo libro si è portati a riflettere sulla natura dell’uomo, sulla distinzione non sempre netta tra il bene e il male o ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e spesso ci chiediamo in che momento della nostra vita una decisione ha cambiato o può cambiare il destino di un uomo.
Approfondimento
Dalia Sofer prende in prestito il titolo da una poesia di Salvatore Quasimodo del 1947 in cui l’uomo del suo tempo è l’uomo del novecento che nonostante le lezioni impartite dalle guerre continua con ferocia le sue azioni distruttive. Il protagonista di questo romanzo, come l’uomo di Quasimodo, vive in un mondo di dolore, tradimento e sofferenza, ma, come nella poesia c’è l’auspicio di una ritrovata coscienza nell’uomo e una speranza di pace, nel romanzo si rimane immersi nella lettura cercando e aspettando un segnale di redenzione.
Adele Fabbricante