Autore: Giuseppe Culicchia
Pubblicato da Mondadori - Settembre 2012
Pagine: 255 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Oscar contemporanea
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Gaia ha 38 anni, un buon lavoro, una figlia preadolescente piuttosto originale e un marito un po' Peter Pan. Vive nella Milano bene, ma la sua vita ha deciso improvvisamente di metterla alla prova.
Giuseppe Culicchia, autore di Venere in metrò, con uno stile narrativo originale e un tono cinico e realistico, ci regala uno spaccato della società metropolitana edonista, superficiale, ipocrita, vuota e senza più valori.
Lo sfondo del racconto è infatti Milano, quella “da bere”. La protagonista è Gaia, una donna quasi quarantenne, in carriera, shopping e fashion addicted, anaffettiva e anoressica. Gaia ha una figlia problematica di nome Elettra, detta vampiretta, un marito, Matteo, coetaneo pseudo-adolescente fissato con lo snowboard, un amante borderline con moglie, una madre con cui è in perenne conflitto, una psicoterapeutica da 300 euro a seduta e delle amiche al limite del volgare. Ha anche un brutto trauma alle spalle, che pesa un po’ come un macigno all’interno e di cui non riesce proprio a liberarsi.
All’improvviso però arriva la scossa, e la vita di Gaia, ben edulcorata, precipita inesorabilmente: il marito scopre che Gaia ha un amante, nel mentre viene licenziata e scopre che i suoi conti sono totalmente in rosso. Scompare quel fantastico appartamento pieno di oggetti ed elettrodomestici costosissimi, scompaiono le spese folli nelle boutique più esclusive, gli aperitivi e le feste mondane. Scompare la vita agiata che forse Gaia confidava di vivere per sempre.
È proprio in quel momento, quindi, che la protagonista è costretta a cambiare rotta e scopriamo con lei che è proprio quando tutto precipita che si ricomincia a vivere sul serio, liberandosi del superfluo e tornando anche a prendere un semplice metrò.
Innanzitutto devo scendere dal pero. Me lo dicono tutti. Un motivo ci sarà. Così ho deciso che se dovevo cominciare da qualche parte, era dal cosi detto superfluo. Che per me tuttavia ha sempre coinciso con l’essenziale. Mi ci è voluta un’ intera settimana, prima di arrivare a stabilire quali fossero le cose di cui potevo fare a meno.”
Approfondimento
Con un tono satirico e grottesco e uno stile personale e a tratti anche sperimentale, Giuseppe Culicchia disegna un personaggio femminile tragicomico che naviga in un ambiente insano e alla deriva. Divertente e a tratti inquietante, Venere in metrò è un libro che ci mostra la dinamica tipica della nostra società moderna, quella dell’inganno, dell’apparire e del possesso del superfluo che addolcisce le pene della vita e ci rende apparentemente più forti e anche più sicuri.
Le mie cose. Amo accarezzare le mie cose. Soprattutto i miei vestiti e le mie scarpe. Passare ore nella mia cabina armadio ad accarezzare i miei vestiti e le mie scarpe mi ha sempre dato una grandissima sicurezza.
Ho apprezzato Venere in metrò e lo stile narrativo dell’autore, semplice ma efficace nel descrivere tutti i mali della nostra società, ma ho apprezzato anche Gaia, a volte detestabile nella parte iniziale del libro ma tenera con tutte le sue fragilità e insicurezze nella fase di trasformazione e di ritorno alla vita vera.
Come tutte le ragazze della mia età, sognavo a occhi aperti. Non il Principe Azzurro, quello ero sicura di averlo trovato. Sognavo di riempire le stanze di cose belle. Sognavo di avere un figlio bello. Sognavo di fare una vita bella. So bene che altre al posto mio adesso si abbandonerebbero alla depressione o si butterebbero dalla finestra. Ma il solo fatto che Elettra per la prima volta da non ricordo nemmeno quando abbia deciso di parlarmi mi da una forza che non sapevo di avere.
Lisa Cruciani