Autore: Romano De Marco
Pubblicato da Piemme - Giugno 2020
Pagine: 288 - Genere: Thriller psicologico
Formato disponibile: Copertina Rigida
ISBN: 9788856675153
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Era il momento di iniziare una nuova partita. L’avversario, come sempre, era la morte.
Per il capitano Mauro Rambaldi era finalmente arrivato il momento di lasciare Pisa dove aveva lavorato come responsabile del nucleo investigativo per tre anni. Aveva già preparato le valigie, pronto a cominciare una nuova vita nella capitale, quando una telefonata inaspettata cambia i suoi piani e il suo umore. Gaspare Brogi, pubblico ministero per la procura di Pisa, richiede la sua presenza a Peccioli: una giovane donna è stata trovata morta nel museo archeologico del paese, e le modalità in cui il corpo è stata ricomposto fanno pensare a qualcosa di più di un semplice omicidio. Che messaggio vuole dare l’assassino?
Era distesa con le mani raccolte sul petto e i lunghi capelli castani ordinati in maniera impeccabile, sulle spalle. Sembrava viva. Addormentata ma viva.
Per risolvere il mistero non serve un uomo qualsiasi, serve il migliore investigatore del momento, e questo Brogi lo sa. Per questo non si fa scrupoli e, dopo aver sentito Roma, convoca immediatamente Rambaldi pur immaginando la sua reazione.
L’auto del capitano imbocca le strade del paesino verso le nove del mattino. Non vuole perdere inutilmente altro tempo: risolverà il prima possibile il caso per potersi finalmente liberare di Pisa e del suo P.M. Però, davanti al cadavere di Roberta Savio, capisce che non sarà così semplice smascherare l’assassino.
Attua subito tutte le strategie che possano portarlo a mettere la parola fine a questa storia: ingaggia la squadra dei carabinieri della zona, la scientifica, sente i possibili testimoni, osserva luoghi e persone cercando indizi utili per risolvere il caso. Coinvolge nell’indagine anche l’archeologa Daria Del Colle: ha bisogno di avere qualche notizia in più sull’opera d’arte a cui l’assassino si è ispirato nel ricomporre il corpo della povera Roberta. L’archeologa è pure una bellissima donna, e lui un esemplare maschile di tutto rispetto. Il gioco è presto fatto: due chiacchiere al bar, qualche occhiata di troppo ed ecco che i due si ritrovano a passare insieme la notte.
La relazione che nasce tra loro non passa di sicuro inosservata in quel paesino di poche migliaia di anime che lo tiene d’occhio e che lui a sua volta osserva, scoprendo tra quegli occhi indiscreti lo sguardo che meno si sarebbe aspettato di trovare. Camuffato da pittore, il più grande detective degli ultimi venti anni ha deciso di nascondersi in quel luogo lontano dal mondo.
…notò un uomo, poteva avere fra i sessanta e i settant’anni…sorseggiava un caffè con lo sguardo basso, ma Rambaldi si ere accorto che lo stava osservando da quando era uscito dagli uffici della Fondazione…c’era qualcosa che lo aveva messo in allarme negli occhi di quel vecchio…
Approfondimento
La penna scorre facilmente nella mano di Romano De Marco che con Il cacciatore di anime ci regala un thriller ben strutturato dove la tensione ci avvinghia sin dalle prime pagine.
Sono diverse le storie che l’autore porta avanti: quella principale riguarda i diversi assassinii nel paesino di Peccioli (al quale dedica questo libro), ma ad essa affianca quelle del cacciatore di serial killer, Angelo Crespi, uomo distrutto a causa delle diverse perdite subite, e quella dell’assassino legato a lui dal passato.
Senza dubbio l’inizio è stato di grande impatto. Frasi brevi che si susseguono una dietro l’altra tendono, fin da subito, ad incatenare il lettore alle righe; sembra quasi che manchi il fiato sia al protagonista, in questo caso Angelo Crespi, che a chi legge, e subito arriva la prima pugnalata al cuore, quella che distruggerà la vita del famoso detective. Il ritratto di Angelo Crespi, la sua inquietudine, il suo dolore, sono ben descritti da Romano De Marco al punto da farti sentire vicino quell’uomo distrutto dal rimorso, nascosto agli occhi del mondo per poter sfuggire a una realtà che tuttavia non lo abbandona.
..era riuscito a confinare il buio in una stanza chiusa…Quel buio premeva forte contro la porta, e lui sapeva che di lì a poco sarebbe riuscito a rompere gli argini, a tornare libero di aggredirlo da ogni lato, per soffocarlo e condurlo alla follia
Alla disperazione del finto pittore si contrappone la falsa spensieratezza del capitano Rambaldi. Lui che pensa di volersi solo di godere l’attimo in realtà non fa altro che fuggire dai suoi pensieri, da responsabilità che non vuole. Ma quel paese, quei pochi giorni passati lì, lo aiuteranno e ritrovare sé stesso e a cominciare una vita vera dove i sentimenti non vengono più sacrificati in nome di una fasulla libertà.
Per terminare questa recensione vorrei spendere due righe sul finale de Il cacciatore di anime, quello che io definirei una storia nella storia, un riavvolgimento temporale che ha fatto sì che l’autore potesse inserire il pezzo mancante del puzzle umano che costituiscono gli abitanti del paesino. Angelo Crespi sa bene che quel campanile che spesso si sofferma ad osservare nasconde un mistero, prima o poi raccoglierà la sfida che la sua mente continuamente gli ripropone?
Aira Ria