Autore: John Banville
Pubblicato da Guanda - 2017
Pagine: 288 - Genere: Noir
Formato disponibile: Rilegato
Collana: Narratori della Fenice
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Il suicidio sospetto di un uomo, la sparizione di una giovane donna, una Dublino inusualmente calda, ma, soprattutto, il ritorno di Quirke: l’anatomopatologo cinico, poco socievole e con problemi di alcol. Ancora una volta, non saprà resistere a un’indagine capitata sul suo tavolo di laboratorio, non sapendo che lo porterà, forse, a trovare alcuni pezzi mancanti del suo passato.
Nella notte, un’auto si schianta contro un albero nel parco, prende fuoco e il giovane uomo al volante perde la vita, carbonizzato. Sembrerebbe un incidente, ma Sinclair, l’aiutante e sostituto momentaneo di Quirke, scopre un’anomalia: una contusione al cranio, che lo spinge a chiedere consiglio all’anatomopatologo che si trova in congedo per malattia.
«La testa di sicuro va meglio…Ho smesso di vedere le cose, o almeno credo. Voglio dire, come faccio a saperlo, se le cose che vedo sono così convincenti da parermi vere? Ho qualche sporadico momento di vuoto, di separazione da me stesso. “Crisi di assenza” … È sempre una consolazione, avere un nome da dare a una malattia»
Anche Phoebe, la figlia di Quirke, ricorrerà all’aiuto del padre: una ragazza si è rivolta a lei confessandole di temere per la propria vita e, subito dopo, sparirà senza lasciare tracce, ma solo un nome falso.
È l’inizio di un’indagine per Quirke e per il suo usuale compagno, l’ispettore Hackett, che li porterà ad addentrarsi in una Dublino cattolica, dove il potere è della Chiesa e di chi la governa.
«Ogni ragnatela…ha un ragno al centro.»
Ma sarà anche un’indagine introspettiva per il protagonista, che si troverà a dover affrontare vecchi e nuovi dolori, in un continuo rapportarsi con il passato, perché «il passato è fatto così: torna a perseguitarti.» ma trovando, forse, anche uno sbocco per il futuro.
Il cerchio si chiude ci porta nell’Irlanda cattolica degli anni Cinquanta. Con i suoi personaggi la percorriamo alla ricerca della soluzione di un’indagine, di un enigma: entriamo in pub, ci sediamo a bere un tè in una casa borghese (quando non si tratta di whisky o gin tonic); ci sono momenti in cui dimentichiamo persino di essere alla ricerca della soluzione di un crimine, preferiamo essere là, capire se Quirke risolverà il suo conflitto con la figlia, supererà la malattia e la dipendenza, avrà trovato realmente qualcosa che assomiglia all’amore.
Approfondimento
La scrittura di Banville è lineare, schietta, senza fronzoli. Non si perde in disgressioni di alcun tipo, come, del resto, richiede il genere. I personaggi sono caratterizzati in modo impeccabile, attraverso dialoghi perfetti e azioni precise, sono quasi reali nelle loro essere non privi di difetti o di macchie; la struttura non ha alcuna crepa. Il punto di vista varia da capitolo a capitolo: è quello di chi guida l’azione in quel momento, e, in questo modo, anche noi viviamo la trama da angolature differenti, a tutto tondo.
Quirke non può che affascinare, con il suo modo di essere così tormentato, ma, in un certo senso, arreso alla vita, come alla sua malattia. E ti sembra quasi di ritrovare un amico che per un po’ di tempo è stato lontano, magari in una clinica a disintossicarsi dall’alcol.
Bellissimo il duetto con la cognata ed ex amante Rose, fatto di citazione tratte da romanzi.
«Sei sempre stato quello di buone letture.»
«…Faccio come la gazza ladra, raccolgo frammenti luminosi e li conservo per impressionare la gente.»
Monia Merli
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