Autore: Pietro Bartolo, Lidia Tilotta
Pubblicato da Mondadori - Settembre 2016
Pagine: 139 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Strade blu. Non fiction
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Lampedusa, Molo Favaloro: a questo molo arrivano stremati e impauriti, vivi e morti, giovani e meno giovani, uomini, donne e bambini che cercano (o che cercavano) un riscatto alla loro esistenza. Più di 25 anni di esperienze vissute dall’autore al servizio dei migranti.
Molo Favaloro: potrebbe sembrare un molo tra i tanti, tra tutti quelli che abbracciano l’ingresso dei mercantili nel porto e forse la sua funzione è stata questa, la stessa, da sempre. Da questo molo si sono tuffati i ragazzini di Lampedusa, a centinaia, negli anni, durante le vacanze estive; e forse anche prima… perché in Sicilia l’estate arriva prima o, meglio, non lascia mai il cuore e la pelle degli isolani, abituati al caldo del sole e alla brezza del mare. Ma negli ultimi anni, il molo Favaloro è rimbalzato sulle cronache dei giornali per un’altra storia, triste e inquietante. Il dott. Pietro Bartolo ha affidato alle pagine di Lacrime di sale le innumerevoli storie che hanno visto l’ormai famoso molo abbracciare non solo più l’ingresso delle barche al porto, ma anche, purtroppo, le vite e il destino dei tanti migranti che scappano dalla guerra e dalla miseria. Venticinque anni di lotte per strappare alla morte, spesso anche in condizioni estreme, in mare così come sulla terra, negli ambulatori, uomini e donne che cercano nel nostro Paese, ma anche nell’Europa intera, una prospettiva di futuro, che cercano un riscatto alla precarietà di una vita manipolata ormai dagli interessi forti del denaro e del potere.
Pietro Bartolo, insieme alla sua famiglia, che gli è stata vicino nei momenti più difficili della sua professione e della sua missione, e insieme alla sua équipe medica, e a tante altre figure, lavora incessantemente, senza tregua, per dare una speranza a chi lascia tutto per una vita migliore. Le storie raccontate nel libro si chiamano Jasmine e Gift, mamma e figlia, quest’ultima nata subito dopo lo sbarco sull’isola, abbracciate dalle tante mamme lampedusane accorse in ambulatorio con tutto il materiale per la prima accoglienza: vestitini, pannolini, giocattoli; Joi che cerca il marito dal quale è stata separata dai trafficanti; Elena e gli assistenti sociali che supportano psicologicamente i protagonisti di questi eventi; Anuar, un “vecchio” saggio di dieci anni, arrivato in Italia per cercare lavoro e aiutare la madre in Nigeria; Kebrat, strappata alla morte e mai più ritornata a Lampedusa, per non rivivere evidentemente il trauma della morte negli occhi. Ma questi sono solo alcune delle tante migliaia di profughi arrivati negli ultimi anni sulle nostre coste. Di questi si conosce almeno il nome, di altri neanche quello. Arrivano già cadaveri, stipati alla meno peggio nelle stive dei barconi o buttati in mare e recuperati dalla marineria. Al dott. Bartolo, la triste procedura dell’esame autoptico e di un formale riconoscimento di identità, laddove questo sia possibile, per non lasciare che questi corpi esanimi siano soltanto un numero.
Lacrime di sale non è un libro di facile lettura. Non si può rimanere indifferenti a tanta sofferenza, soprattutto di bambini innocenti che subiscono la barbarie di una situazione, di cui ancora non si vede soluzione. È un libro che andrebbe centellinato, perché in ogni parola, nelle diverse frasi, si sentono gli echi di un mondo che grida giustizia e coscienza.
Approfondimento
Al dolore non si fa mai l’abitudine.
Pietro Bartolo ha ripetuto questa frase per lungo tempo, fin da quando era bambino e s’imbarcava col padre sul peschereccio di famiglia. Poi la scelta di lasciare la famiglia per andare a studiare fuori, coi ricordi e le abitudini che un lampedusano, come Bartolo, conosce. Con l’odore del mare nelle narici e nella memoria, in una città straniera, che lo vedrà però raccogliere i suoi sforzi nella laurea in Medicina e conseguente specializzazione in Ginecologia. E poi… la chiamata a salvare i fratelli che dal mare arrivavano sulla costa italiana, al molo Favaloro, in una Lampedusa ricca di storia e solidarietà. Non ci si abitua mai al dolore, neppure quando il dolore non si avverte più. La discesa agli inferi, in una notte che segnerà la data di questa immensa tragedia, testimonia che al peggio non c’è mai fine.
Fuocoammare è il film con cui Gianfranco Rosi ha voluto che queste storie non rimanessero “al largo” di un porto qualsiasi ma che fossero impresse nel porto sicuro della nostra memoria.
Grazia Maria Zenzola
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