Autore: Vincenzo Calò
Pubblicato da Albatros Il Filo - 2011
Pagine: 58 - Genere: Poesia
Formato disponibile: Brossura
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C'è da giurare che siamo veri..." afferma Vincenzo Calò nella sua silloge. E questa frase può essere interpretata anche come una domanda, di natura esistenziale, che l'autore rivolge forse prima di tutto a se stesso.
C’è da giurare che siamo veri ed è da saperlo perché potremmo anche tradirci e vivere di alibi e sentirci un poco apparenti. C’è da giurare che siamo veri e le cose che proviamo sono vere, anche se ci confondono, anche se diventano commerciali, anche se restano a tratti incomprensibili. I componimenti di Vincenzo Calò fanno sicuramente parte del filone di una poesia moderna, nella scelta del linguaggio e nella gestione del ritmo, incalzante, incisivo, che lascia alle frasi il compito di tagliare i pensieri tra loro affissi. Scritte prevalentemente con un presente rafforzativo e introdotte da un tappeto rosso di parole, uno per ogni componimento, che si srotola a facilitare il calpestio dei versi.
C’è da giurare che siamo veri parla di ciò che cambia l’uomo, delle cose vere, di “appuntamenti con la forma dell’amore per vivere meglio il dolore e forse dividerlo, qualcosa di impulsivo, in balìa di motivi e non motivi”. Una poesia di sentimento mutilato, tagliato prima che possa esploderne la forza prorompente in tutta dolcezza perché “nasciamo per donarci dal di fuori”.
Parole anfratti di anime complesse, dannate a metà strada tra la necessità di doversi condividere e pure restare incomprensibili. Una poesia che parla di vero e immagini create, supposte, dei progetti da incasellare assegnare a una realtà, di “divenire che dobbiamo colorare”. Della voglia di essere, cambiare e appartenere.
Ciò che contraddistingue la poesia di Calò è il continuo passaggio tra razionalità e irrazionalità fatta di nostre incoerenze e modi di sbagliare. Questo è il caposaldo di una poesia originale e profonda che lascia all’amore il compito di raccontare una parte della storia della nostra esistenza. Ma anche qui senza abbandonare il vero che mostra il suo lato debole, come “corteggiamenti da concludere con la terapia del dolore per godere di una scelta”.
Vincenzo Calò accarezza i sogni che si negano, che si altalenano, “tra i miei pensieri e il tuo futuro un libro d’illusioni” e i lati deboli dell’umo, come quello di farsi male da soli e sprofondare nella paura dei propri limiti. Nonostante i sogni, i progetti messi lì, il destino che gira a senso contrario, e noi piccoli attori di storie più grandi di noi, c’è da giurare che qui dentro, nel petto c’è chi lotta per restare vero.