
Autore: Domenico Cosentino
Pubblicato da Palladino Editore - 2011
Pagine: 76 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura

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Un libro che si propone di dare otto spunti profondi per riflettere sulle grandi domande della vita attraverso le città.

Si può viaggiare senza muoversi di un millimetro. Per il gusto di scoprire il nuovo o per evadere da qualcosa di diventato vecchio. In cerca di speranza.
Le città ci appartengono e noi apparteniamo a loro. Le riflettiamo, le adattiamo, e soprattutto le impersoniamo.
Otto città reali certo, quelle “invivibili” di Domenico Cosentino: Caserta, Parigi, Campobasso, Pomigliano d’Arco, Chicago, Catania, Acerra; sì, ma non sono queste le vere città che si leggono tra le pagine di questo buon libro. Piuttosto conosciamo i modi di viverle dentro, sofferenti, malinconici, delusi, emozionati, con sogni e rimorsi, impreziositi dalle piccole felicità incondizionate dietro l’angolo e sfiancati dalle lunghe e obbligate guerre contro l’immutabilità della vita.
Racconti in Le città invivibili di Domenico Cosentino che spogliano l’idealismo delle cose per parlare con schiettezza di realtà a cui spesso voltiamo il viso: ”Desiderare piccole cose mi costa fatica perché mi accorgo che quello che per la moltitudine è normale per me è difficile”. Ma anche racconti di sogni che trovano il coraggio di nascere. Città che diventano un’occasione per sfuggire alla tristezza, alla mediocrità, alla banalità e all’isolamento (Caserta ndr). Vissute in solitudine con i propri pensieri o condivise con persone care o “con gente strana senza un vero e proprio lavoro che passavano il loro tempo tra caffè e sigarette e pizzette e discorsi futili”. In più di un passaggio l’autore comunica le peculiarità positive del condividersi e del dialogo che portano ad accettare il proprio destino con leggerezza. E poi c’è la scoperta. Non è mai troppo tardi per fare propri nuovi colori, sapori, posti. Entrano negli occhi, nella coscienza donando attimi di serenità, muovendo dentro quella che si chiama felicità (Parigi ndr). Un’estensione alla vita. Come se non finisse mai.
Ancora, a voce alta, Cosentino in Le città invivibili ci descrive l’immutabile (Perugia, Pomigliano Blues ndr). Con la voce del dolore. Con una scrittura a tratti ruvida, affilata e malinconica pesca dal torbido dei ricordi, dalla bassezza dell’esistenza, dalla disperazione. Le paure dei dolori, le separazioni che consumano la vita, la pazzia e i gesti estremi, i rimorsi, la ricerca della felicità o almeno l’assenza del dolore, il coraggio ostinato dei sogni: quelli che sanno la strada e quelli che non riescono nel compito. Tutto è fugace e gli attimi intensi vanno vissuti e conservati con parsimonia. Il farsi forza nonostante tutto è quello che deve restare, sempre. Questi gli insiemi di pensieri splendidamente messi in risalto con semplicità narrativa e linearità. Le emozioni sanno parlare dritte al cuore senza che debba farsene portavoce il personaggio. Il tutto aiutato da un utilizzo particolare e sapiente di brani musicali che accompagnano l’atmosfera creata ad hoc.
La scrittura diretta, pratica, che non bada troppo all’estetica rende così reale ogni parola che si è assorbiti piacevolmente dalla lettura. Resta quella tristezza poetica, quell’essere sospesi tra sogno e realtà, in bilico tra promessa e verità a ritagliarsi un pezzo di tempo storico pieno, traboccante di emozione. Emozione per un viaggio che, dentro di noi, nessuno può fermare.