Autore: Eraldo Guadagnoli
Pubblicato da Virginia Edizioni - 2017
Pagine: 146 - Genere: Gialli, Noir
Formato disponibile: Brossura
ISBN: 9788899980061
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L’uomo alla guida della Fiat 128 bianca uscì dalla traversa di via Colonna, quando erano da poco passate le ore ventidue. Guardò attentamente in entrambe le direzioni, assicurandosi di non essere visto da occhi indiscreti. Si fermò dietro un’altra auto a un incrocio e per un secondo osservò la grossa borsa nera che aveva sul sedile posteriore. Antonio Di Paolo aveva molti motivi per tenerla nascosta: c’era la sua vita lì dentro.
Stefano Bellotti incontra per la prima vola Antonio Di Paolo in carcere, a Rebibbia. Entrambi non sono “uno stinco di santo”, ma qualcosa oltre ai crimini commessi, ed una vita che non è stata giusta con loro, li fa incontrare. Come due animali selvatici ormai addomesticati, riconoscono i propri simili e li rispettano, e ad un tratto diventano grandi amici. Poi una promessa, a legarli.
Si sa, le promesse vanno mantenute. Ma di che cosa si tratta? Antonio ha nascosto una borsa nera, preziosa e dal contenuto incerto, e affida a Stefano il fragile compito di recuperarla una volta uscito dal “gabbio”. Cosa si nasconde in quella borsa? Dall’altra parte della barricata ci sono due fronti – uno è quello degli investigatori – e l’altro, una carrellata di facce, altri nomi e soprannomi curiosi in cui si alternano i membri della malavita romana degli anni ’70 ai piccoli “criminali abruzzesi”: rapinatori, assassini, ma anche spacciatori, avidi figli di papà, politici corrotti e molto altro. In poche parole disperati, falliti dal petto gonfio, pregiudicati senza scrupoli o anime semplici finite nel posto sbagliato che arrancano per indossare la maschera di cattivo.
Nella provincia italiana dell’illegalità qualcuno minaccia il proposito di Stefano. Ad un certo punto poi, Antonio viene ucciso. Chi riuscirà a trovare il borsone? E soprattutto, chi ha ordinato l’omicidio di Antonio? Poi, una donna: Miriam. Una ragazza dai capelli ricci e liberi come la sua indole ribelle che esibisce anche durante la deposizione: tenace, abiura le etichette, testarda, dallo spirito generoso e anarchico, non sopporta le ingiustizie sociali.
I difensori della legge invece vengono colti nella propria dimensione umana ma non caricaturale. Il magistrato Di Gesualdo, il commissario ed il maresciallo che lottano insieme ai cittadini. E quell’ispettore Taddei, che si mette in pericolo sfidando anche l’idea del poliziotto tontolone e cieco davanti ai fatti. È anche lui un “colpevole”, come tutti gli uomini, di cedere al sentimento con tutte le scarpe.
La brevità comunica, e così come il filo intrecciato di una storia che si snoda in parole nere d’inchiostro, allo stesso modo quanto è stato volutamente omesso, tagliato, escluso dalla trama, tutto cio’ può far volare alto un’opera.
Ed è quello che accade con Il colore dell’inganno, pubblicato la scorsa estate da Virginia Edizioni. In queste rapide 146 pagine rivivono vicende ingarbugliate, contorte, con la velocità fluida di un pettegolezzo scagliato in faccia ad un’amica. O la naturalezza domestica di un consiglio. Quel lettore ragazzo di provincia si riconosce perfettamente nell’intuizione della pausa dal mondo: quando esci e vai a prendere un caffé in piazza, o ti siedi a chiacchierare con l’anziano del paese. Durante questi momenti quasi rituali, forse, si può arrivare al nodo di una bugia, o di un segreto, evidenziare un nuovo sospettato. Grazie ad una parola trafugata, sussurrata o al contrario estorta ad un conoscente.
La piazza, le viuzze di Cansano restano fedeli ai rituali. Questi luoghi camminano insieme ai personaggi alla ricerca delle stesse risposte. Il lettore è lì, partecipante, non può evitarli vista la rapidità dei salti da un luogo all’altro! Come nei migliori gialli, le domande sono piu’ folte delle risposte. Svelato un segreto, ne germoglia un altro, e da esso come in innesto un altro ancora. La tensione è incalzata da un ritmo cinematografico, secco e preciso. Non sono molte le descrizioni, il tempo è concentrato sui fatti che il magistrato Di Gesualdo, coadiuvato dal maresciallo e dall’ispettore Taddei cercano di ricostruire insieme. Cinematografico, visivo, il racconto prende per mano e spinge a giungere all’ultima riga, grazie ai numerosi flashback che ricordano I migliori film polizieschi. E infatti come accade nelle lunghe analessi, chi legge si smarrisce e poi si ritrova nello stesso momento, domandandosi: come ci sono finito?
Il corso della storia si concentra in una “spoglia” sala del Tribunale di Roma. I protagonisti sfilano su una passerella che ricorda il neorealismo di alcuni film. Ed è grazie ai profondi flashback che si può entrare, camminare nelle stradine di Cansano, il paese dove si svolgono in parte le vicende narrate al passato, ma anche riconoscere una piccola parte dell’anatomia della storica città del centro Abruzzo: Sulmona. E poi immediatamente ci si ritrova alla Stazione Termini di Roma.
Ma non e’ finita. Il dialetto romanesco e cansanese – fa riscoprire l’importanza della tradizione, delle radici folkloristiche come patrimonio da preservare, e la storia come una lezione da ripetere tutte le mattine a se stessi. Quella del dramma di un Abruzzo rimasto indietro, dove i politici in regione sono corrotti e gli appalti vengono concessi dietro tangenti, oppure la depressione dei giovani che non trovano lavoro e si votano alla criminalità , alla strada più facile, ecco. Con questo tramite, il genere noir viene scavalcato e in alcuni passi sfocia nel racconto realistico.
Il dialetto allora si muta in un promemoria. Come a voler dire: impara dal passato, e prendi nota delle orme dei tuoi padri, e dei tuoi nonni.
Per chi è nato/a in quelle terre dimenticate, questo libro occupa chiaramente un posto speciale nello scaffale della libreria.
Ma una domanda fondamentale rimane ancora senza risposta.
Esiste davvero il colore dell’inganno? Il bianco o il rosso? Bianca la Fiat 500 ricercata dai carabinieri, come la macchina di Antonio, bianco il certificato che simboleggia la falsificazione per eccellenza, o l’attestazione del vero. Forse, la vera domanda del libro, che ha più di un’interpretazione, è: la verità ha un colore, o meglio una forma precisa? La verità è una soltanto?
Ricchi spunti di riferimento alla mancanza di una classe dirigente unita e ad una politica dai contenuti e dalla visione nebulosi, come critica indiretta della situazione attuale in cui riversa la politica italiana fatta di tanti slogan e poche iniziative concrete.
Dopo l’esordio con il legal thriller “Scacco al re” (…) nella New York degli anni ’50, ecco un nuovo, calibrato lavoro dello scrittore emergente Eraldo Guadagnoli, classe ’70, laureato in Scienze Politiche, Master in Editoria e Comunicazione, collabora con varie case editrici italiane.
Nelle ultime ore arriva poi la notizia della menzione di Merito allo scrittore assegnata dalla giuria del Premio letterario internazionale Pegasus della città di Cattolica. Da segnare una data importante per Il colore dell’inganno: sabato 21 aprile alle ore 17.30 all’Aquila – presso la libreria Mondadori del Centro commerciale La Meridiana si terra’ la presentazione del libro. Relatrice Alessandra Prospero, invece l’attore Pietro Becattini interpreterà alcuni brani del testo. In questa occasione verra’ anche presentata la copertina, di grande valore, realizzata con cura da Marco De Angelis.