
Autore: Gerardo Ferrara
Pubblicato da Giovane Holden Edizioni - 2013
Pagine: 416 -Illustratore/illustratrice: Valeria Radiconcini Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Battitore libero
ISBN: 9788863963663
ASIN: B00FKWSN4I

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
🌐 Sito - Pagina Ufficiale
🎬 La video recensione su Youtube
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Shimon non vuole perdere suo fratello minore, eppure David sembra essere deciso a partire ed allontanarsi dalla sua cara famiglia per girare il mondo. Sono due fratelli ebrei orfani di madre che sono cresciuti con la loro nutrice in Galilea. Quando David con la benedizione del padre raccoglie la sua parte di eredità per allontanarsi dai suoi cari, Shimon prende le redini dell'attività di famiglia, ma nonostante tutto sembra che da quando David si è allontanato, tutti hanno smesso di vivere. Un giorno Rafael compagno di viaggio di David fa ritorno a casa e racconta la tragedia che ha travolto David.

L’assassino di mio fratello è un romanzo scritto da Gerardo Ferrara, edito per Giovane Holden Edizioni, è un esordio in narrativa davvero affascinante, perché colpisce l’ambientazione e la descrizione di personaggi che ci trasportano tra le pagine di questa storia intensa che si ispira alle parabole evangeliche. Ci troviamo proprio in Galilea all’inizio dell’era cristiana, di fatti i personaggi hanno tutti nomi ebraici che ci ricordano proprio alcuni dei protagonisti dei testi biblici, come David, che ricorda il nome del Re Davide o Avishai altro personaggio biblico utilizzato per il nome del padre. I protagonisti sono proprio due fratelli Shimon il maggiore e David il minore, una mattina il giovane Shimon si reca presso Deborah, la loro nutrice, per chiedere con grande agitazione dove si trova il padre e il fratello David, sembra che il ragazzo abbia intenzione di informare il capo famiglia che suo fratello minore ha intenzione di partire a Damasco con alcuni suoi amici, perché è stufo di vivere con loro e vuole girare il mondo.
La nutrice vecchia ma forte e risoluta, sembra voler dare man forte a Shimon e dice: “dobbiamo trovarli entrambi, prima che si parlino. Bisogna impedire a quello sciocco di tuo fratello di dare un simile dispiacere al padrone.”
I due ragazzi sono orfani di madre e David sembra essere molto turbato da questa perdita perché non ha mai potuto godere delle attenzioni della madre scomparsa, questa sembra una delle ragioni scatenanti della sua voglia di fuggire lontano dalla sua casa. Nel terreno di famiglia possiedono tre pozzi, grazie a questo dispongono di grandi quantità d’acqua, i pozzi si chiamano Yokneam, Yavne e En Galil, il primo è situato ad occidente verso il villaggio di Cana, ed è un punto di riferimento per le donne, le quali vi si ritrovano per attingere acqua e per chiacchierare, dopo il tramonto c’è una regola che tutti devono rispettare, nessun uomo può avvicinarsi a quel pozzo per lasciare alle donne il tranquillo svolgimento delle loro attività. Eppure i due fratelli adorano andare lì e nascondersi dietro agli alberi per spiare queste ragazze, in particolare Rut e Hanna, le loro preferite.
I due fratelli hanno passato dei momenti felici insieme, e sembra che fin da piccoli si sono dati forza a vicenda, ma qualcosa sembra essere cambiato nell’animo di David che durante una discussione con suo fratello dice: “ho paura di morire senza aver vissuto, senza aver commesso i miei errori, senza essermi divertito; ho paure che questo Dio di cui mi parlate sempre non esista e che io, per seguire i suoi precetti, mi perda tutto ciò che desidero fare.” anche queste motivazioni spingono David a cercare una via di fuga dalla sua via. Shimon è molto preoccupato per questo, ha a cuore suo fratello minore e spera di poterlo trovare prima che sia troppo tardi. Uscito di casa insieme a Deborah incrociano il padre, Shimon parla con lui e l’uomo gli racconta che David ha rivelato le sue intenzioni, e che lui ha accettato la sua decisione, per questo non lo ostacolerà e gli permetterà di partire. Shimon reagisce davvero male, come una furia, la discussione si accende, il padre prova calmare gli animi, ma il ragazzo in preda all’ira corre via lontano.
“Io non c’ero quando David è partito. Ho mantenuto la mia promessa, per me lui era morto. Gli ultimi giorni che ha passato qui da noi, mentre nostro padre disponeva la divisione di tutti i beni tra noi due e preparava insieme a lui tutto il necessario per il viaggio, sono stato irremovibile con mio fratello: se mi chiamava, non rispondevo; se mi guardava o mi sorrideva, facevo finta di non vederlo o gli rivolgevo un’occhiata gelida; quando, la sera prima di mettersi in cammino per Damasco con i suoi amici, ha tentato di parlarmi un’ultima volta e di bloccarmi mentre uscivo di casa, provando ad abbracciarmi e a lottare per gioco con me, l’ho spinto via con violenza, facendolo cadere per terra, senza dirgli nulla, senza degnarlo neanche di una parola. Osservavo nei suoi occhi, ogni volta che lo trattavo male, umiliazione, sgomento e, soprattutto, tanto dolore. Vedevo che si sentiva ferito, ma non si arrendeva. Continuava a insistere, voleva che almeno lo salutassi. Che cosa si aspettava? Che io cedessi? Che festeggiassi la sua partenza?”
La seconda parte del libro comincia proprio con una tragica notizia, sono passati alcuni anni e Shimon sembra aver preso le redini dell’attività familiare, gli affari vanno bene ma il vuoto che ha lasciato suo fratello andando via è ancora una ferita aperta. Un giorno Shimon sente un uomo che grida forte il suo nome, è il suo migliore amico d’infanzia che era partito con David per aiutarlo nel suo viaggio su suggerimento del padre, Rafael arriva barcollando da occidente, Shimon soccorre l’uomo e gli chiede subito: “Che cosa fai tu qui? Dov’è mio fratello?”
“Shimon, amico mio! Perdonami! Non sono riuscito a fermarlo! Perdonami!”
“Che cosa vuoi dire, Rafael? Chi non sei riuscito a fermare?
Ti prego, dimmi che non è… Dimmi che non è…” farfuglio.
“Dimmelo! Lui sta bene, vero? Ha bisogno di soldi, non è così?
Li ha finiti! Sì, quel tonto deve aver speso tutto quel che aveva.
È per questo che sei venuto, vero?” Mi chino su di lui e comincio a scrollarlo forte, stringendogli le spalle. “Dimmi che lui sta
bene! Devi dirmelo, te lo ordino! Hai capito? Devi dirmelo!”
urlo, cominciando a piangere insieme a lui e comprendendo
che non rivedrò mai più il mio David.
“Non posso, Shimon, non posso dirti che sta bene,” si dispera.
“Tuo fratello è morto!”
Shimon dunque scopre che il fratello è stato ucciso da un pagano, per aver usato i suoi ultimi denari per liberare una donna, una schiava prostituta di cui si era innamorato, il suo nome è Elissa e avrebbe dato alla luce una figlia a David. Comincia così un vortice di eventi che travolgerà il protagonista obbligato dal padre a recuperare i resti del suo caro fratello per dargli una degna sepoltura, e per far portare la donna e la bambina presso la sua casa a qualsiasi costo.
Approfondimento
Il romanzo è scritto davvero in una maniera impeccabile, la descrizione dei personaggi rendono molto realistica questa storia. L’ambientazione e la descrizione di alcune usanze che riguardano questa famiglia ebrea ci fanno capire quanto l’autore sia preparato in merito, traspare la passione per il Medio Oriente, per la filologia semitica e l’ebraismo.
È un romanzo che contiene dei forti messaggi umanistici e allo stesso tempo ci avvicina alla cultura del popolo ebraico. Mi sento di consigliare questo libro di Gerardo Ferrara, soprattutto in un periodo come questo, un libro da mettere sotto l’albero di Natale!
Fabrizio Raccis